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Frazionamento abusivo del credito: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 29438/2025, interviene su un caso di frazionamento abusivo del credito. Un professionista aveva avviato 38 procedure monitorie separate contro una società cooperativa per recuperare i propri compensi. Mentre il Tribunale aveva dichiarato l’azione improponibile per abuso, la Corte d’Appello l’aveva ritenuta legittima, basandosi sulla pluralità di incarichi distinti. La Cassazione ha cassato la sentenza d’appello, stabilendo che il divieto di frazionamento abusivo del credito si applica anche in assenza di un unico rapporto contrattuale, quando i crediti derivano da un rapporto di durata e la loro trattazione separata causa un ingiustificato dispendio di attività processuale. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Frazionamento Abusivo del Credito: Quando Dividere un Debito è Illegittimo

Il principio del frazionamento abusivo del credito rappresenta un importante baluardo a tutela del corretto funzionamento della giustizia e dei diritti del debitore. Ma cosa succede quando un professionista, al termine di un lungo rapporto con un cliente, decide di agire in giudizio per ogni singola prestazione non pagata? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 29438 del 2025, offre un chiarimento decisivo, estendendo il divieto anche a crediti derivanti da incarichi formalmente distinti ma inseriti in un’unica relazione di durata. Analizziamo insieme la vicenda e i principi enunciati.

Il Caso: la Controversia tra il Professionista e la Società Cooperativa

Un professionista legale, dopo la revoca di tutti gli incarichi da parte di una società cooperativa sua cliente, decide di recuperare i compensi maturati per la sua attività. Anziché avviare un’unica causa per l’importo totale, egli promuove ben 38 procedure di ingiunzione separate, una per ogni singola prestazione. La società cooperativa si oppone a uno di questi decreti ingiuntivi, sostenendo che tale comportamento costituisca un frazionamento abusivo del credito, contrario ai doveri di correttezza e buona fede e finalizzato ad aggravare la propria posizione processuale.

I Giudizi di Merito: Decisioni Opposte tra Tribunale e Corte d’Appello

In primo grado, il Tribunale accoglie l’opposizione della società. Riconosce l’esistenza di un frazionamento abusivo del credito, data la provenienza delle pretese da un’unica relazione professionale e la loro contemporanea esigibilità. Di conseguenza, dichiara la domanda del professionista improponibile e revoca il decreto ingiuntivo.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribalta la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, la pluralità di incarichi professionali distinti, ciascuno con una propria procura, escludeva l’esistenza di un unico rapporto obbligatorio. Pertanto, il professionista era legittimato ad agire separatamente per ogni singolo credito, senza che ciò potesse configurare un abuso. La società cooperativa ricorre quindi in Cassazione contro questa sentenza.

Il Principio sul frazionamento abusivo del credito secondo la Cassazione

La Suprema Corte accoglie il ricorso della società, cassando la sentenza d’appello e fornendo una lettura più ampia e sostanziale del divieto di frazionamento. I giudici di legittimità chiariscono che l’abuso non sussiste solo quando si fraziona un credito derivante da un unico contratto. Si può avere frazionamento abusivo del credito anche quando le pretese creditorie, pur derivando da titoli diversi, sono riconducibili a un medesimo rapporto di durata tra le parti e si fondano su fatti costitutivi analoghi.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello abbia errato nel limitare la sua analisi alla mera assenza di un unico contratto-quadro. Il punto focale, secondo la Cassazione, non è la fonte formale dell’obbligazione, ma la sostanza della relazione e le conseguenze processuali della sua frammentazione.

Nel caso specifico, tutti i crediti del professionista:
1. Derivavano da un’unica relazione professionale di lunga durata con la cooperativa.
2. Erano diventati tutti esigibili nello stesso momento, a seguito della revoca generalizzata degli incarichi.
3. Si basavano su prove simili (preavvisi di parcella sottoscritti dall’ex presidente della cooperativa).

Agire con 38 giudizi separati avrebbe comportato un “inutile e ingiustificato dispendio dell’attività processuale”. Si pensi alla necessità di esaminare lo stesso testimone in 38 processi diversi o di valutare le medesime questioni giuridiche (come l’imputazione dei pagamenti parziali) più volte, con il rischio concreto di ottenere giudicati contrastanti. La Corte ha sottolineato che un creditore può agire in modo frazionato solo se dimostra di avere un “apprezzabile interesse” a farlo, interesse che nel caso di specie non era stato né allegato né provato. La mera pluralità di incarichi non costituisce, di per sé, una giustificazione sufficiente.

Le Conclusioni e l’Impatto Pratico

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale volto a sanzionare l’abuso del processo. La conclusione è chiara: il creditore deve, di norma, agire per la totalità del suo credito esigibile in un unico giudizio, specialmente quando le pretese originano dalla medesima relazione sostanziale. La frammentazione è consentita solo in via eccezionale e motivata da un interesse meritevole di tutela, che deve essere valutato dal giudice.

Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: rafforza la tutela del debitore contro strategie processuali vessatorie e promuove i principi di economia processuale e ragionevole durata del processo, sanciti dall’art. 111 della Costituzione. Per i creditori, rappresenta un monito a gestire le proprie azioni di recupero crediti in modo corretto e non abusivo, pena la dichiarazione di improponibilità della domanda.

È sempre vietato frazionare un credito in più azioni legali?
No, non è sempre vietato. È considerato abusivo, e quindi vietato, quando il creditore non ha un apprezzabile interesse che giustifichi la tutela processuale frazionata. La suddivisione deve essere conforme ai doveri di correttezza e buona fede e non deve tradursi in un ingiustificato dispendio di attività processuale a danno del debitore.

Il divieto di frazionamento del credito si applica solo a crediti derivanti da un unico contratto?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il divieto si applica anche quando i crediti, pur derivando da titoli formalmente distinti (come più incarichi professionali), fanno capo a un medesimo rapporto di durata tra le stesse parti e sono fondati su fatti costitutivi analoghi o connessi, la cui trattazione separata risulterebbe inefficiente.

Cosa succede se un giudice accerta un frazionamento abusivo del credito?
Se il giudice rileva un frazionamento abusivo e non sussiste un interesse meritevole del creditore, la domanda giudiziale deve essere dichiarata improponibile. Ciò non estingue il diritto del creditore, il quale potrà però riproporre la sua pretesa in un’unica azione giudiziaria che comprenda l’intero credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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