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Franchising non esclusivo e obblighi del franchisor

Un affiliato (franchisee) ha contestato un decreto ingiuntivo per canoni non pagati, accusando il franchisor di non essere intervenuto contro la concorrenza sleale di un altro affiliato. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, stabilendo che in un contratto di franchising non esclusivo, il franchisor non ha alcun obbligo contrattuale di proteggere un affiliato dalla concorrenza degli altri, a meno che non sia esplicitamente previsto. La clausola di buona fede non può creare obblighi non pattuiti.

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Pubblicato il 20 ottobre 2024 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Franchising non esclusivo: quali obblighi ha il franchisor verso i suoi affiliati?

Un recente provvedimento del Tribunale di Roma offre spunti fondamentali per comprendere i limiti e gli obblighi derivanti da un contratto di franchising non esclusivo. La questione centrale riguarda la responsabilità del franchisor (affiliante) di fronte ad atti di concorrenza sleale posti in essere da un affiliato ai danni di un altro. La sentenza chiarisce che, in assenza di specifiche clausole contrattuali, il franchisor non è tenuto a intervenire.

I Fatti di Causa: la controversia tra affiliato e affiliante

La vicenda ha origine dall’opposizione a un decreto ingiuntivo emesso nei confronti di una società affiliata per il mancato pagamento di canoni dovuti in base a un contratto di franchising. L’affiliato (o franchisee) si difendeva sostenendo che il contratto dovesse considerarsi risolto per grave inadempimento del franchisor.

Secondo l’opponente, il franchisor non sarebbe intervenuto per impedire gravi atti di concorrenza sleale e sviamento di clientela perpetrati da un’altra società affiliata alla stessa rete. A fronte della presunta inerzia del franchisor, l’affiliato aveva inviato una diffida ad adempiere, ritenendo poi il contratto automaticamente risolto. Di conseguenza, non solo chiedeva la revoca del decreto ingiuntivo, ma anche la restituzione delle somme già versate e un cospicuo risarcimento danni.

Dal canto suo, il franchisor si difendeva evidenziando la natura del rapporto: il contratto prevedeva una licenza non esclusiva, che non garantiva alcun diritto di esclusiva territoriale o di mercato. Pertanto, non sussisteva alcun obbligo contrattuale di controllare o sanzionare le condotte di altri affiliati, i quali operano come entità autonome e indipendenti.

La Clausola di non esclusività nel contratto di franchising

Il punto cruciale della controversia risiede nell’interpretazione del contratto e, in particolare, delle clausole relative alla non esclusività. Il Tribunale ha esaminato attentamente il testo dell’accordo, rilevando che esso specificava chiaramente che la licenza concessa era “non esclusiva” e non implicava “alcun diritto di proprietà relativo al territorio, al mercato, alla zona”.

Il contratto, inoltre, riservava espressamente al franchisor e alle sue parti correlate il diritto di gestire altre agenzie e concedere ad altri il diritto di operare sia all’interno che all’esterno della zona dell’affiliato. Questa chiarezza contrattuale è stata determinante per la decisione finale.

Franchising non esclusivo: la decisione del Tribunale

Il Giudice ha ritenuto l’opposizione infondata e l’ha respinta integralmente. La difesa dell’affiliato si basava sull’esistenza di un presunto obbligo del franchisor di impedire comportamenti scorretti tra affiliati. Tuttavia, il Tribunale ha concluso che un simile obbligo non era previsto nel contratto.

Secondo la sentenza, non è possibile fondare una pretesa su obblighi non pattuiti. Nemmeno il richiamo alla clausola generale di buona fede e correttezza può servire a creare dal nulla doveri che le parti non hanno concordato. La buona fede, infatti, serve a interpretare e integrare il contenuto del contratto, non a stravolgerlo introducendo obbligazioni non esistenti.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni del giudice sono state lineari e ancorate al tenore letterale del contratto. Il Tribunale ha sottolineato che, dato il carattere non esclusivo della licenza, il franchisor non aveva alcun dovere di intervenire per sanare i conflitti tra i suoi franchisee. La struttura stessa della rete, basata sull’autonomia e l’indipendenza dei singoli licenziatari, escludeva una responsabilità del franchisor per omesso controllo.

In assenza di una specifica norma contrattuale che imponesse al franchisor di agire come “arbitro” o “controllore” delle dinamiche concorrenziali tra gli affiliati, la sua inerzia non può essere qualificata come inadempimento contrattuale. L’affiliato non è riuscito a indicare quale specifica norma del contratto sarebbe stata violata, limitandosi a un generico richiamo ai principi di lealtà, che però non è risultato sufficiente a fondare la sua domanda.

Di conseguenza, non essendo stato provato alcun inadempimento da parte del franchisor, la richiesta di risoluzione del contratto è stata respinta, e il decreto ingiuntivo per i canoni non pagati è stato confermato e dichiarato esecutivo.

Conclusioni: cosa insegna questa sentenza sul franchising non esclusivo

Questa pronuncia offre una lezione importante per chi opera nel mondo del franchising, sia come affiliante che come affiliato. L’assenza di una clausola di esclusiva territoriale ha implicazioni significative: l’affiliato deve essere consapevole che potrà trovarsi a competere con altri membri della stessa rete, senza poter pretendere un intervento protettivo da parte del franchisor.

Per gli affiliati, è fondamentale analizzare con estrema attenzione il contratto prima della firma, comprendendo appieno la portata delle clausole sulla non esclusività. Se si desidera una tutela contro la concorrenza interna, è necessario che obblighi specifici di intervento a carico del franchisor siano negoziati e inseriti esplicitamente nel testo contrattuale. Affidarsi a un generico dovere di correttezza per colmare le lacune del contratto si è rivelata una strategia perdente.

In un contratto di franchising non esclusivo, il franchisor è obbligato a proteggere un affiliato dalla concorrenza di un altro affiliato?
No, a meno che tale obbligo non sia espressamente previsto nel contratto. La sentenza chiarisce che la natura “non esclusiva” della licenza esclude un dovere implicito di protezione territoriale o di mercato da parte del franchisor.

Il principio di buona fede può obbligare il franchisor a intervenire anche se il contratto non lo prevede?
Secondo questa sentenza, no. La clausola generale di buona fede non può essere usata per introdurre nel contratto obblighi nuovi e diversi da quelli pattuiti, specialmente quando il contratto è esplicito nel definire il rapporto come non esclusivo.

Cosa succede se un franchisee smette di pagare le royalties sostenendo che il franchisor è inadempiente?
Se il presunto inadempimento del franchisor si rivela infondato, come in questo caso, il franchisee è tenuto a saldare il proprio debito. La sua opposizione al decreto ingiuntivo viene respinta e l’ordine di pagamento diventa definitivo ed esecutivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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