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Fosso in comunione: muro sul confine e diritti

Due proprietari citano in giudizio i vicini per la costruzione di un muro sulla sponda di un fosso in comunione che divide le loro proprietà. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sponda è parte integrante del fosso comune e, pertanto, il muro è illegittimo in quanto lede i diritti degli altri comproprietari, annullando la decisione precedente.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Muro sulla sponda di un fosso in comunione: la Cassazione ne sancisce l’illegittimità

La gestione dei confini tra proprietà private è spesso fonte di complesse questioni legali, specialmente quando sono presenti elementi naturali come un fosso in comunione. Con l’ordinanza n. 8153/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un caso emblematico, chiarendo un principio fondamentale: la sponda di un fosso è parte integrante del fosso stesso e, se questo è comune, non può essere utilizzata da un solo proprietario per erigere costruzioni a danno dell’altro.

I fatti del caso: un muro contestato

La vicenda ha origine dalla controversia tra due coppie di vicini, proprietari di fondi limitrofi separati da un fosso. Una delle coppie decideva di costruire un muro di cinta a delimitazione della propria area. I vicini, ritenendo che il muro fosse stato costruito su una porzione di terreno comune, li citavano in giudizio. La loro tesi era semplice: il fosso, comprese le sue sponde, era un bene comune e il confine corretto doveva essere identificato nella mezzeria del fosso stesso. La costruzione del muro sulla sponda, quindi, non solo invadeva la loro proprietà ma impediva anche l’accesso per la necessaria manutenzione del fosso.

Le decisioni dei primi gradi di giudizio

Sia il Tribunale di Cremona che la Corte d’Appello di Brescia davano torto ai proprietari che avevano avviato la causa. I giudici di merito, basandosi sulle risultanze di una consulenza tecnica, avevano concluso che il muro era stato costruito “sulla sponda del fosso di proprietà” dei convenuti e non sulla linea mediana. Di conseguenza, secondo le corti territoriali, la costruzione era legittima. Questa interpretazione, tuttavia, non convinceva i ricorrenti, che decidevano di portare la questione davanti alla Corte di Cassazione.

L’analisi sul fosso in comunione e la decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato completamente il verdetto dei gradi precedenti, accogliendo i motivi del ricorso. Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 897 del Codice Civile, che stabilisce una presunzione di comunione per ogni fosso interposto tra due fondi. Questa presunzione non si limita al solo canale (alveo), ma si estende a tutte le sue componenti, incluse le sponde.

La motivazione apparente della Corte d’Appello

La Cassazione ha criticato aspramente la sentenza d’appello, definendone la motivazione “apparente”. I giudici di secondo grado si erano limitati a riportare l’esito della perizia tecnica senza spiegare perché la costruzione sulla sponda di un fosso in comunione potesse essere considerata legittima. Affermare che il muro era stato edificato “sulla sponda di proprietà” era una frase vuota, che non risolveva il nodo giuridico della questione: la sponda è parte integrante del bene comune.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito che, in base all’art. 897 c.c., un fosso tra due proprietà si presume comune. Tale comunione, come specificato dalla giurisprudenza consolidata (Cass. n. 19936/2007), riguarda l’intera area del fosso, che include necessariamente le sue sponde. Di conseguenza, la sponda non può essere considerata di proprietà esclusiva di uno dei confinanti. In virtù degli articoli 1100 e seguenti del Codice Civile sulla comunione, nessun comproprietario può estendere il proprio diritto sulla cosa comune in danno degli altri. L’edificazione di un muro sulla sponda comune ha proprio questo effetto: impedisce ai vicini l’accesso al fosso per le operazioni di spurgo e manutenzione, ledendo il loro pari diritto di godimento del bene.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Brescia, in diversa composizione, per una nuova valutazione basata sui principi di diritto enunciati. L’ordinanza riafferma con forza che la presunzione di comunione di un fosso divisorio si estende a tutte le sue parti, incluse le sponde. Qualsiasi costruzione unilaterale su di esse è illegittima se pregiudica l’uso e il godimento degli altri comproprietari. Questa decisione rappresenta un importante monito per chi intende modificare lo stato dei luoghi lungo i confini di proprietà, sottolineando la necessità di rispettare i diritti derivanti dalla comproprietà dei beni comuni.

A chi appartiene un fosso posto tra due terreni?
Secondo l’articolo 897 del Codice Civile, citato nella sentenza, ogni fosso interposto tra due fondi si presume comune, salvo prova contraria.

La sponda di un fosso è considerata proprietà privata del terreno confinante?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sponda è parte integrante del fosso e, se il fosso è comune, anche la sponda è oggetto di comproprietà e non può essere considerata di proprietà esclusiva di uno dei confinanti.

È possibile costruire un muro sulla sponda di un fosso in comunione?
No, non è possibile se tale costruzione lede i diritti degli altri comproprietari. Nel caso specifico, l’edificazione del muro impediva ai vicini l’accesso per la manutenzione del fosso, violando il loro diritto di utilizzare il bene comune.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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