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Foro del consumatore: anche il lavoratore è cliente

Un avvocato ha citato in giudizio una sua cliente, dirigente medico, per il pagamento delle proprie competenze professionali relative a una causa di lavoro. Il tribunale di primo grado si era dichiarato incompetente, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. È stato stabilito che il foro del consumatore si applica sempre quando un lavoratore dipendente, anche se professionista, agisce per questioni legate al suo rapporto di lavoro. Di conseguenza, il tribunale competente è quello del luogo di residenza del cliente-consumatore.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Foro del Consumatore: il Lavoratore Dipendente è Sempre Cliente Consumatore

La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 15540/2024, ha riaffermato un principio fondamentale a tutela dei lavoratori: quando un dipendente si rivolge a un avvocato per una causa legata al proprio impiego, agisce sempre in qualità di consumatore. Questo significa che per ogni controversia, inclusa quella sul pagamento degli onorari del legale, si applica il foro del consumatore, ovvero la competenza territoriale spetta inderogabilmente al tribunale del luogo di residenza del cliente.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di pagamento di onorari professionali avanzata da un avvocato nei confronti di una sua ex cliente, una dirigente medico. Il legale aveva assistito la dottoressa in una causa di lavoro contro l’Azienda Sanitaria Locale per cui lavorava, riguardante un trasferimento di servizio. Non avendo ricevuto il saldo delle sue competenze, l’avvocato aveva avviato un procedimento giudiziario presso il Tribunale della propria circoscrizione, che coincideva con quella di residenza della cliente.

La Controversia sulla Competenza Territoriale

La cliente si è opposta alla richiesta, eccependo in via pregiudiziale l’incompetenza territoriale del Tribunale adito. A suo avviso, la causa avrebbe dovuto essere trattata da un altro foro. Il Tribunale di primo grado ha accolto questa eccezione, dichiarando la propria incompetenza. La decisione si basava sull’idea che, essendo la cliente una professionista, non potesse essere qualificata come ‘consumatore’ e che dovessero applicarsi le regole ordinarie sulla competenza per le controversie professionali. L’avvocato ha quindi impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione tramite un regolamento di competenza, sostenendo la prevalenza del foro del consumatore.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul Foro del Consumatore

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’avvocato, ribaltando la decisione di primo grado. Il ragionamento della Corte si fonda su un’interpretazione chiara e consolidata della nozione di consumatore.

La Qualifica Oggettiva di Consumatore

I giudici hanno sottolineato che la qualità di consumatore ha un carattere oggettivo e funzionale. Ciò che conta non è lo status professionale della persona nella sua vita lavorativa, ma lo scopo per cui ha richiesto il servizio. Nel caso specifico, la dirigente medico si è rivolta all’avvocato non per esigenze legate alla sua libera professione, ma per tutelare i suoi diritti come lavoratrice dipendente di una struttura sanitaria.

L’irrilevanza dello Status Professionale del Cliente

La Corte ha specificato che l’attività di lavoro subordinato non può essere qualificata come attività imprenditoriale o professionale ai fini del Codice del Consumo. Di conseguenza, un lavoratore dipendente che instaura una causa contro il proprio datore di lavoro agisce per scopi estranei alla propria eventuale attività professionale autonoma. Il fatto che la cliente fosse una professionista medico è quindi irrilevante, poiché il servizio legale era finalizzato a risolvere una questione attinente al suo rapporto di lavoro subordinato.

Conclusioni

In definitiva, la Suprema Corte ha stabilito che la competenza a decidere sulla controversia spetta al Tribunale di Pescara, luogo di residenza della cliente, in applicazione dell’art. 33 del Codice del Consumo. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica: il foro del consumatore è una tutela inderogabile che prevale su ogni altra norma di competenza quando il cliente è un lavoratore dipendente che agisce per questioni lavorative. La decisione chiarisce che la tutela del consumatore si estende a chiunque, indipendentemente dalla propria professione, agisca per scopi personali, includendo tra questi la difesa dei propri diritti di lavoratore.

Un lavoratore dipendente che è anche un professionista (es. medico) è considerato un consumatore quando si rivolge a un avvocato per una causa di lavoro?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la qualifica di ‘consumatore’ dipende dallo scopo dell’atto. Poiché la causa di lavoro riguarda la tutela di diritti derivanti da un rapporto di lavoro subordinato, e non da un’attività imprenditoriale o professionale autonoma, il lavoratore agisce come consumatore.

Qual è il tribunale competente per le cause sul pagamento degli onorari di un avvocato contro un cliente che è un lavoratore dipendente?
Il tribunale competente è esclusivamente quello del luogo di residenza o di domicilio del cliente, in applicazione della regola del ‘foro del consumatore’ prevista dal d.lgs. 206/2005 (Codice del Consumo).

La competenza del foro del consumatore deve essere rilevata d’ufficio dal giudice?
Sì. La competenza del foro del consumatore è di natura inderogabile. Pertanto, il giudice deve verificare, anche d’ufficio, se la parte possa essere qualificata come ‘consumatore’ e, in caso affermativo, dichiarare l’eventuale incompetenza del proprio tribunale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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