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Foro consumatore: eccezione tardiva è inammissibile

Un committente, rimasto contumace in primo grado in una causa per il pagamento di lavori edili, eccepiva l’incompetenza territoriale basata sul foro del consumatore solo in appello. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che tale eccezione deve essere sollevata, a pena di decadenza, nel primo atto difensivo del primo grado di giudizio. La mancata costituzione in giudizio preclude la possibilità di sollevare la questione in una fase successiva.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Foro del Consumatore: la Regola d’Oro della Tempestività

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14385 del 23 maggio 2024, ribadisce un principio fondamentale in materia di procedura civile: la tutela offerta dal foro del consumatore non è automatica, ma deve essere fatta valere nei tempi e nei modi previsti dalla legge. Chi non si difende tempestivamente in primo grado, anche rimanendo assente dal processo, perde il diritto di contestare la competenza del giudice in una fase successiva. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce da una controversia legata a un contratto d’appalto per lavori edili. Un’impresa di costruzioni citava in giudizio il committente per ottenere il pagamento del saldo dovuto. Il committente, tuttavia, decideva di non costituirsi in giudizio, rimanendo contumace. Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda dell’impresa, condannando il committente al pagamento di una somma, seppur inferiore a quella richiesta.

L’impresa edile proponeva appello per ottenere l’intero importo pattuito. A questo punto, il committente si costituiva in giudizio e, con un appello incidentale, sollevava per la prima volta l’eccezione di incompetenza territoriale, sostenendo che la causa avrebbe dovuto essere trattata dal tribunale del suo luogo di residenza, in virtù del foro del consumatore.

La Corte d’Appello respingeva l’eccezione del committente, ritenendola tardiva, e accoglieva l’appello dell’impresa, rideterminando in aumento la somma dovuta. Il caso giungeva così dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Eccezione sul Foro del Consumatore in Appello

Il motivo principale del ricorso in Cassazione si basava sulla presunta violazione delle norme a tutela del consumatore. Il ricorrente sosteneva che il carattere inderogabile del foro del consumatore avrebbe dovuto consentirgli di sollevare l’eccezione anche in appello, nonostante la sua contumacia in primo grado.

In sostanza, la difesa del committente puntava sul fatto che la protezione del consumatore, quale parte debole del contratto, dovesse prevalere sulle rigide regole processuali che impongono di sollevare determinate eccezioni all’inizio della causa. La questione centrale era quindi: la contumacia in primo grado sana definitivamente la potenziale incompetenza del giudice?

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, fornendo una chiara interpretazione delle norme processuali vigenti. I giudici hanno spiegato che, a seguito della riforma introdotta con la legge n. 69 del 2009, l’articolo 38 del codice di procedura civile è molto rigoroso. Qualsiasi tipo di incompetenza, inclusa quella territoriale inderogabile come il foro del consumatore, deve essere eccepita dal convenuto, a pena di decadenza, nella comparsa di costituzione e risposta, ovvero nel suo primo atto difensivo. Anche il potere del giudice di rilevarla d’ufficio è limitato temporalmente alla prima udienza.

Di conseguenza, se il convenuto rimane contumace, non sollevando l’eccezione nei termini prescritti, perde definitivamente la possibilità di farlo in seguito. La questione della competenza si consolida e non può più essere messa in discussione in appello. La Corte ha sottolineato che il legislatore ha operato un bilanciamento tra diverse esigenze: da un lato, la tutela del consumatore; dall’altro, la celerità, l’economia processuale e la stabilità dei rapporti giuridici. In questo bilanciamento, la necessità di definire la competenza all’inizio del processo è stata ritenuta prevalente.

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il secondo motivo di ricorso, relativo a una presunta errata valutazione delle prove, chiarendo che le censure non erano state formulate correttamente secondo i rigidi canoni previsti per il giudizio di legittimità.

Conclusioni

La sentenza in esame lancia un messaggio inequivocabile: i diritti processuali, anche quelli posti a tutela di una parte considerata ‘debole’ come il consumatore, devono essere esercitati con diligenza e tempestività. La scelta di non partecipare al primo grado di giudizio (contumacia) comporta conseguenze gravi, tra cui la rinuncia implicita a sollevare eccezioni fondamentali come quella sulla competenza territoriale. Per i consumatori e i loro legali, questa decisione sottolinea l’importanza di una difesa attiva fin dalle prime battute del processo per non vedersi precludere tutele essenziali.

È possibile sollevare l’eccezione di incompetenza per il foro del consumatore per la prima volta in appello se si è rimasti contumaci in primo grado?
No. La sentenza chiarisce che, in base all’art. 38 del codice di procedura civile, tale eccezione deve essere sollevata a pena di decadenza nel primo atto difensivo del primo grado. La contumacia preclude la possibilità di sollevare la questione in una fase successiva del giudizio.

Cosa succede se né la parte convenuta né il giudice rilevano l’incompetenza territoriale in primo grado?
La questione della competenza si considera sanata e non può più essere messa in discussione. La sentenza spiega che, una volta superati i termini perentori previsti dalla legge, prevalgono le esigenze di celerità e stabilità del processo.

È sufficiente lamentare una cattiva valutazione delle prove da parte del giudice per vincere un ricorso in Cassazione?
No. La Corte Suprema ribadisce che il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. La censura sulla valutazione delle prove è ammissibile solo entro limiti molto ristretti e rigorosi, come l’omesso esame di un fatto storico decisivo, e non per una mera critica all’apprezzamento del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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