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Foro competente lavoro: la scelta del lavoratore

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nelle controversie di lavoro, il lavoratore ha il diritto di scegliere il foro competente tra quelli alternativi previsti dalla legge. Nel caso specifico, un lavoratore ha correttamente citato in giudizio un’azienda presso il tribunale della città in cui quest’ultima aveva sede, nonostante la prestazione lavorativa si fosse svolta in un’altra provincia. La Suprema Corte ha annullato la decisione del Tribunale di primo grado, che si era dichiarato incompetente, riaffermando che la scelta del foro competente lavoro tra quelli previsti dall’art. 413 c.p.c. spetta al lavoratore.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Foro Competente Lavoro: La Scelta Spetta al Lavoratore

Determinare il foro competente lavoro è un passo cruciale nell’avvio di una causa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale a tutela del lavoratore: la possibilità di scegliere dove incardinare il giudizio tra diverse opzioni previste dalla legge. Questa decisione chiarisce che la scelta del lavoratore prevale anche quando la sede di lavoro effettiva è diversa dalla sede legale dell’azienda convenuta. Analizziamo insieme questo importante provvedimento.

I Fatti di Causa

Un lavoratore ha avviato una causa per accertare l’esistenza di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con una grande società committente, sostenendo che il contratto di appalto con il suo datore di lavoro formale fosse illecito. La sua richiesta includeva la costituzione del rapporto di lavoro con la società utilizzatrice, il risarcimento del danno e il pagamento di differenze retributive. In via subordinata, chiedeva il pagamento delle somme anche al datore di lavoro formale.

Il lavoratore ha scelto di presentare il ricorso presso il Tribunale della città in cui la società utilizzatrice, ritenuta il vero datore di lavoro, aveva la propria sede.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Il Tribunale di primo grado ha dichiarato la propria incompetenza territoriale. Secondo il giudice, la competenza spettava al Tribunale della provincia in cui il lavoratore aveva sempre svolto la sua attività, presso un’unità operativa della società utilizzatrice.

Contro questa decisione, il lavoratore ha proposto ricorso per regolamento di competenza alla Corte di Cassazione, sostenendo di aver legittimamente esercitato la facoltà di scelta prevista dall’articolo 413 del codice di procedura civile, che individua come foro competente anche quello in cui ha sede l’azienda.

Foro Competente Lavoro: L’Analisi della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando l’ordinanza del Tribunale e dichiarando la competenza di quest’ultimo a decidere nel merito.

La Pluralità dei Fori Alternativi

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 413, secondo comma, c.p.c. Questa norma delinea tre fori alternativamente concorrenti per le controversie di lavoro: il luogo dove è sorto il rapporto, il luogo dove si trova l’azienda (o una sua dipendenza) e il luogo in cui il lavoratore prestava la sua opera al momento della fine del rapporto. Il lavoratore ha la facoltà di scegliere uno qualsiasi di questi fori per avviare la causa.

L’Irrilevanza del Luogo di Svolgimento della Prestazione

Nel caso specifico, il lavoratore ha scelto il foro della città dove si trova l’azienda che egli riteneva essere il suo datore di lavoro effettivo. La Cassazione ha sottolineato che questa scelta è pienamente legittima e non può essere messa in discussione dal fatto che la prestazione lavorativa si sia svolta concretamente altrove. La scelta di uno dei fori alternativi previsti dalla legge consuma il potere di scelta e radica la competenza presso il giudice adito.

La Gestione del Cumulo Soggettivo

La Corte ha inoltre chiarito che la presenza in giudizio anche del datore di lavoro formale non modifica il criterio di competenza. In virtù dell’art. 33 c.p.c., la domanda subordinata proposta contro il datore di lavoro formale viene attratta dalla competenza del giudice adito per la causa principale. Si realizza un’ipotesi di cumulo soggettivo di domande connesse per titolo o oggetto, che non sposta la competenza già correttamente individuata dal lavoratore.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla chiara dicitura dell’art. 413 c.p.c., che offre al lavoratore, parte debole del rapporto, una pluralità di opzioni per la tutela dei propri diritti. Scegliere il foro dell’azienda è una di queste opzioni, pienamente valida. Il Tribunale di primo grado ha errato nel ritenere prevalente il criterio del luogo di effettiva prestazione lavorativa, ignorando la natura alternativa e concorrente dei fori previsti dalla norma. La Suprema Corte ha ripristinato la corretta interpretazione, affermando che una volta che il lavoratore ha scelto uno dei fori legali, il giudice non può dichiararsi incompetente in favore di un altro foro, anch’esso astrattamente competente.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza rafforza la tutela del lavoratore nel processo, confermando la sua facoltà di scegliere il foro competente lavoro più conveniente tra quelli messi a disposizione dalla legge. La decisione ha un’importante implicazione pratica: un lavoratore può citare in giudizio il proprio datore di lavoro (effettivo o apparente) presso il Tribunale della sede dell’azienda, anche se ha sempre lavorato in una filiale situata in un’altra circoscrizione giudiziaria. La Corte di Cassazione ha quindi disposto la riassunzione della causa davanti al Tribunale originariamente adito, che dovrà ora procedere con l’esame del merito della controversia.

In una causa di lavoro, dove può essere avviato il processo?
Secondo l’art. 413 c.p.c., il lavoratore può scegliere tra tre fori alternativi: quello in cui è sorto il rapporto di lavoro, quello in cui si trova l’azienda o una sua dipendenza, o quello in cui si trovava al momento della fine del rapporto.

Se un lavoratore ha sempre lavorato in una città, può fare causa nella città dove l’azienda ha la sua sede principale?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il lavoratore può legittimamente scegliere di avviare la causa presso il tribunale del luogo in cui ha sede l’azienda, anche se la prestazione lavorativa è stata svolta interamente in un’altra località.

Cosa succede se vengono citati in giudizio sia l’azienda utilizzatrice che il datore di lavoro formale?
La competenza del giudice scelto per la domanda principale (contro l’azienda utilizzatrice) attrae anche la domanda subordinata (contro il datore di lavoro formale), ai sensi dell’art. 33 c.p.c. Pertanto, l’intero giudizio si svolgerà davanti al tribunale scelto dal lavoratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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