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Fornitura energia elettrica: ricorso d’urgenza negato

Un utente, dopo aver acquistato l’usufrutto di un immobile frazionato, si vede negare una nuova fornitura energia elettrica. Il Tribunale, pur riconoscendo la fondatezza del diritto (fumus boni juris), ha rigettato il ricorso d’urgenza per mancanza del requisito del periculum in mora, ovvero il pericolo di un danno imminente e irreparabile.

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Fornitura Energia Elettrica Negata: Perché il Diritto da Solo Non Basta

Ottenere una nuova fornitura energia elettrica è un passo fondamentale per poter abitare un immobile. Ma cosa succede se la società fornitrice nega l’attivazione? Un’ordinanza del Tribunale di Napoli ci offre un’analisi dettagliata dei requisiti necessari per ottenere un provvedimento d’urgenza in questi casi, evidenziando come la semplice titolarità del diritto non sia sufficiente. Analizziamo insieme questa interessante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di un privato che, dopo aver acquistato il diritto di usufrutto su un appartamento a Napoli, si è visto negare l’allaccio di una nuova utenza elettrica. L’immobile in questione era stato recentemente oggetto di un frazionamento: in origine era unito a un’altra unità immobiliare adibita ad attività commerciale, ma era stato poi separato per diventare un’abitazione autonoma.

La Richiesta del Ricorrente e l’Opposizione delle Società

Di fronte al diniego della società di fornitura, che motivava il rifiuto sulla base del principio di “unicità del punto di prelievo”, il nuovo usufruttuario ha presentato un ricorso d’urgenza (ex art. 700 c.p.c.). La sua tesi era chiara: senza elettricità, l’appartamento è di fatto inutilizzabile e inabitabile, causando un danno grave e immediato.

Le società convenute si sono difese sostenendo, da un lato, la correttezza del loro operato e, dall’altro, l’insussistenza dei presupposti per un provvedimento d’urgenza. In particolare, hanno argomentato che il danno lamentato non fosse “irreparabile”, ma meramente di natura patrimoniale e quindi risarcibile economicamente in un secondo momento.

Analisi sulla necessaria fornitura energia elettrica

Il cuore della decisione del Tribunale si basa sulla distinzione tra i due pilastri della tutela cautelare: il fumus boni juris e il periculum in mora.

1. Fumus Boni Juris (la parvenza del buon diritto): Su questo punto, il Giudice ha dato ragione al ricorrente. Ha ritenuto che il frazionamento dell’immobile giustificasse pienamente la richiesta di un nuovo e autonomo punto di prelievo. La documentazione prodotta dimostrava che l’appartamento era ormai un’entità separata e distinta da quella commerciale. Pertanto, la pretesa di ottenere una nuova fornitura energia elettrica è stata considerata legalmente fondata.

2. Periculum in Mora (il pericolo nel ritardo): È qui che la richiesta del ricorrente si è arenata. Il Tribunale ha stabilito che, per ottenere una misura d’urgenza, non basta dimostrare un pregiudizio qualsiasi, ma è necessario provare l’esistenza di un danno imminente e irreparabile. Nel caso di specie, il Giudice ha osservato che:
* Il danno lamentato (l’impossibilità di utilizzare l’immobile) era di natura prevalentemente economica e, come tale, poteva essere risarcito con una somma di denaro al termine di una causa ordinaria.
* Il ricorrente non risiedeva nell’immobile, il che indeboliva il carattere di immediatezza del danno alla vita quotidiana.
* Esistevano altre incertezze sull’effettiva e piena fruibilità dell’appartamento. Ad esempio, al momento dell’acquisto, il ricorrente era consapevole della mancanza del certificato di agibilità e sussistevano ancora delle riserve da parte della soprintendenza archeologica per alcune opere interne.

Questi elementi, nel loro complesso, hanno portato il Giudice a concludere che non vi fosse quel grado di urgenza e irreparabilità del danno necessario per giustificare un intervento cautelare immediato.

Le motivazioni

Il Tribunale ha rigettato il ricorso non perché il ricorrente non avesse diritto alla fornitura elettrica, ma perché non ha sufficientemente dimostrato l’esistenza di un danno che non potesse attendere i tempi di un giudizio ordinario. La decisione sottolinea che la tutela cautelare è uno strumento eccezionale, riservato a situazioni in cui il ritardo comprometterebbe irrimediabilmente un diritto. La mera difficoltà economica o l’impossibilità di godere di un bene, se suscettibile di essere compensata finanziariamente, non integra automaticamente il requisito del periculum in mora. La presenza di ulteriori incertezze amministrative sull’abitabilità dell’immobile ha ulteriormente indebolito la posizione del ricorrente, suggerendo che il problema della fornitura elettrica non fosse l’unico né l’ultimo ostacolo alla piena fruizione del bene.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione importante: nel campo della tutela d’urgenza, avere ragione nel merito (fumus) non è sufficiente. È cruciale fornire una prova concreta, attuale e specifica del danno imminente e irreparabile (periculum). Chi agisce in via cautelare per una mancata fornitura energia elettrica deve dimostrare non solo il proprio diritto, ma anche che l’attesa di una decisione ordinaria causerebbe un pregiudizio non altrimenti sanabile, specialmente se il danno è di natura patrimoniale. La valutazione del giudice, in questi casi, è rigorosa e tiene conto di tutte le circostanze del caso concreto, inclusa la piena e immediata agibilità dell’immobile per altri aspetti.

Avere diritto a una nuova fornitura di energia elettrica dopo un frazionamento garantisce l’ottenimento di un provvedimento d’urgenza?
No. Secondo l’ordinanza, anche se il diritto alla fornitura appare fondato (fumus boni juris), è indispensabile dimostrare anche il periculum in mora, ossia il pericolo di un danno imminente e irreparabile che non potrebbe essere risarcito economicamente in un secondo momento.

Perché il Tribunale ha ritenuto insussistente il ‘periculum in mora’ in questo caso?
Il Tribunale ha concluso che il danno fosse principalmente di natura patrimoniale (e quindi risarcibile) e non ha ravvisato un’urgenza tale da giustificare un intervento immediato. Ha pesato anche la circostanza che il ricorrente fosse a conoscenza di altre problematiche, come la mancanza del certificato di agibilità, che comunque limitavano la piena e immediata fruibilità dell’immobile.

Cosa significa che il danno è ‘meramente patrimoniale’ e perché è rilevante?
Significa che il pregiudizio subito può essere quantificato e compensato con una somma di denaro. Questo è rilevante perché, ai fini della tutela d’urgenza, un danno risarcibile non è generalmente considerato ‘irreparabile’. L’irreparabilità è un requisito fondamentale per la concessione di una misura cautelare ai sensi dell’art. 700 c.p.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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