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Formazione professionale: obblighi e sanzioni

Un professionista è stato sanzionato con la sospensione per non aver completato la formazione professionale obbligatoria. In seguito al suo ricorso, la Corte di Cassazione ha confermato la sanzione, rigettando le eccezioni su presunte discriminazioni, violazioni della concorrenza e vizi procedurali. La sentenza ribadisce la centralità dell’aggiornamento continuo e la legittimità dei sistemi di controllo degli ordini professionali.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Formazione Professionale: Dovere Ineludibile o Ingiusta Imposizione? La Cassazione Fa Chiarezza

L’obbligo di formazione professionale continua è un pilastro per moltissime categorie di professionisti, ma spesso è vissuto come un onere burocratico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4443/2024) offre un’analisi dettagliata sulla legittimità delle sanzioni disciplinari per chi non si aggiorna, affrontando temi cruciali come la concorrenza, la discriminazione e la corretta composizione degli organi di disciplina.

I Fatti del Caso: La Sanzione Disciplinare

Un dottore commercialista veniva sanzionato dal Consiglio di disciplina del proprio Ordine territoriale con la sospensione dall’esercizio della professione per quindici giorni. La motivazione? Non aver adempiuto pienamente agli obblighi di formazione professionale nel triennio 2010-2013.

La sanzione veniva confermata prima dal Consiglio Nazionale, poi dal Tribunale e infine dalla Corte d’Appello. Ritenendo ingiusta la decisione, il professionista decideva di portare il caso fino all’ultimo grado di giudizio, proponendo ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Tra Discriminazione e Concorrenza

Il ricorrente basava la sua difesa su cinque motivi principali:
1. Violazione del diritto UE: Sosteneva che l’esenzione dall’obbligo formativo per i professionisti con più di 65 anni creasse una discriminazione ingiustificata verso i più giovani.
2. Violazione della Costituzione: L’obbligo formativo, a suo dire, introduceva surrettiziamente un nuovo requisito per l’esercizio della professione, violando l’art. 33 della Costituzione.
3. Violazione delle norme sulla concorrenza: Invocando una sentenza della Corte di Giustizia Europea, lamentava che il sistema di accreditamento dei corsi formativi limitasse la concorrenza, senza considerare percorsi di auto-formazione individuale.
4. Vizio di costituzione del collegio: L’organo disciplinare che lo aveva sanzionato aveva deliberato in assenza di un membro, e secondo il ricorrente avrebbe dovuto operare come “collegio perfetto”, cioè con la presenza di tutti i componenti.
5. Vizio di motivazione: Il collegio non avrebbe adeguatamente considerato le argomentazioni presentate nella sua memoria difensiva.

L’Importanza della Formazione Professionale Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, confermando la legittimità della sanzione. L’ordinanza offre spunti fondamentali per comprendere la natura e l’inderogabilità dell’aggiornamento professionale.

La Composizione degli Organi Disciplinari

Uno dei punti più tecnici, ma di grande rilevanza pratica, riguarda la natura degli organi disciplinari. La Corte ha chiarito che questi, salvo diverse disposizioni, non sono “collegi perfetti”. Sono organi a composizione variabile che possono deliberare validamente purché sia rispettato il quorum costitutivo (in questo caso, la metà più uno dei componenti). L’assenza di un membro non inficia, quindi, la validità della decisione.

Le motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni del professionista. In primo luogo, ha dichiarato inammissibile il motivo sulla discriminazione basata sull’età, poiché confrontava situazioni non omogenee (l’età pensionabile è un criterio oggettivo). Ha poi ribadito che la violazione di norme costituzionali non può essere lamentata direttamente come motivo di ricorso per Cassazione, ma deve essere sollevata come eccezione di illegittimità costituzionale della norma applicata.

Cruciale è stato il passaggio sulla violazione della concorrenza. La Corte ha sottolineato che, per poter anche solo discutere se il sistema di accreditamento fosse restrittivo, il professionista avrebbe dovuto prima dimostrare di aver svolto una formazione alternativa adeguata. In assenza di tale prova, il motivo è stato ritenuto non pertinente (non conferente rispetto alla ratio decidendi). Infine, il motivo sulla presunta carenza di motivazione è stato giudicato inammissibile, in quanto il ricorrente non ha specificato in che modo le sue memorie avrebbero potuto modificare la decisione finale.

Le conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione invia un messaggio chiaro a tutti i professionisti: la formazione continua non è un’opzione, ma un dovere fondamentale il cui inadempimento può portare a sanzioni concrete, inclusa la sospensione. La Corte ha rafforzato la legittimità dei sistemi di controllo degli Ordini professionali, confermando che le regole procedurali, come la composizione degli organi giudicanti, sono pensate per garantire il funzionamento e non per essere un appiglio per eludere le proprie responsabilità. Per i professionisti, la lezione è semplice: l’aggiornamento deve essere costante, documentato e conforme alle regole del proprio Ordine.

È legittima una sanzione disciplinare per il mancato assolvimento dell’obbligo di formazione professionale?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’inadempimento degli obblighi di formazione professionale costituisce un illecito disciplinare e la sanzione della sospensione è legittima.

Un organo disciplinare di un ordine professionale deve deliberare con la presenza di tutti i suoi membri per essere valido?
No. La Corte ha stabilito che i collegi disciplinari professionali non sono “collegi perfetti”, ma organi a composizione variabile. Le loro decisioni sono valide se viene rispettato il quorum costitutivo previsto dai regolamenti (solitamente la maggioranza dei presenti).

È possibile adempiere all’obbligo formativo con percorsi alternativi a quelli accreditati dall’Ordine?
La Corte non ha escluso in linea di principio questa possibilità, ma ha chiarito che il professionista ha l’onere di provare di aver effettivamente svolto una formazione alternativa idonea. In assenza di tale prova, non è possibile contestare il sistema di accreditamento dell’Ordine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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