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Forma scritta del contratto: quando non è richiesta?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7782/2024, ha rigettato il ricorso di una società di fornitura idrica contro un ente di edilizia residenziale pubblica. La controversia verteva sulla necessità della forma scritta del contratto di somministrazione. La Corte ha confermato la decisione d’appello che annullava un decreto ingiuntivo per assenza di un contratto scritto, ritenendo i motivi di ricorso inammissibili per ragioni procedurali, tra cui la presentazione di argomenti nuovi in sede di legittimità e il difetto di autosufficienza.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Forma Scritta del Contratto: Obbligo o Eccezione per i Servizi Pubblici?

La questione della necessità della forma scritta del contratto per la validità dei rapporti di fornitura con enti pubblici o gestori di servizi pubblici è un tema ricorrente e di grande rilevanza pratica. Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione torna sull’argomento, offrendo importanti chiarimenti procedurali che delimitano i confini del dibattito in sede di legittimità. La vicenda riguarda una società di fornitura idrica e un ente di edilizia residenziale pubblica, ma le conclusioni hanno una portata ben più ampia.

I Fatti di Causa

Una società che gestisce il servizio idrico otteneva un decreto ingiuntivo nei confronti di un ente di edilizia residenziale pubblica per il mancato pagamento di bollette relative a immobili di proprietà di quest’ultimo. L’ente si opponeva, sostenendo di non essere il debitore e chiamando in causa i terzi assegnatari degli alloggi. Il Tribunale rigettava l’opposizione, confermando il decreto.

In appello, la decisione veniva ribaltata. La Corte territoriale, accogliendo le ragioni dell’ente, revocava il decreto ingiuntivo. La motivazione principale risiedeva nell’assenza di un contratto scritto: secondo i giudici d’appello, il gestore di un servizio pubblico, anche se in forma di società di capitali, è tenuto a stipulare contratti in forma scritta ad substantiam, ovvero a pena di nullità. La semplice erogazione del servizio non era sufficiente a superare questo requisito formale.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La società fornitrice ha presentato ricorso in Cassazione, articolato in cinque motivi, tutti respinti dalla Suprema Corte per ragioni prevalentemente procedurali. Vediamoli nel dettaglio.

L’obbligo della forma scritta del contratto per le aziende speciali

Con il primo motivo, la ricorrente sosteneva di essere un’azienda speciale e che, in base a una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, non fosse soggetta all’obbligo della forma scritta del contratto, potendo il rapporto costituirsi anche per facta concludentia. La Cassazione ha dichiarato questo motivo inammissibile in quanto costituiva un novum, cioè un argomento mai sollevato nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non può essere la sede per introdurre nuove questioni di merito.

Il Subentro Legale e la Prova del Contratto Originario

Il secondo motivo si basava sull’ipotesi di un subentro legale (ex lege) della società in un precedente contratto stipulato nel 1980 tra l’ente e il Comune. Anche questa doglianza è stata respinta. La Corte ha sottolineato che la Corte d’Appello aveva già effettuato un accertamento di fatto, concludendo che non vi era prova che quel contratto del 1980 si riferisse specificamente alle utenze oggetto della causa. Tale valutazione, essendo di merito, non è sindacabile in sede di legittimità.

La Regolarità del Contraddittorio in Appello

La società ricorrente lamentava anche la mancata corretta instaurazione del contraddittorio in appello verso tutte le parti. Il motivo è stato giudicato inammissibile per difetto di autosufficienza, poiché la ricorrente non aveva indicato specificamente nel ricorso i documenti che avrebbero provato le notifiche errate. Inoltre, la Corte ha osservato che i terzi chiamati non erano litisconsorti necessari, trattandosi di cause scindibili, e che quindi l’eventuale mancata notifica non avrebbe comportato la nullità dell’intero procedimento.

L’Omesso Esame di un Fatto Decisivo

Con il quarto e quinto motivo, la ricorrente denunciava l’omesso esame di fatti decisivi: l’esistenza del contratto scritto e, in subordine, la domanda di ingiustificato arricchimento. La Corte ha ritenuto il primo motivo incomprensibile e il secondo manifestamente infondato per un errore di rito, avendo qualificato come omesso esame di un fatto (art. 360 n. 5 c.p.c.) quella che in realtà era una presunta omessa pronuncia su una domanda.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte sono ancorate a solidi principi procedurali. La decisione di rigettare il ricorso non entra nel merito della questione sostanziale (se l’azienda speciale necessiti o meno della forma scritta), ma si ferma prima, sanzionando le modalità con cui il ricorso è stato impostato. La Cassazione ribadisce il suo ruolo di giudice della legittimità, che non può riesaminare i fatti accertati nei gradi precedenti né può prendere in considerazione argomenti giuridici sollevati per la prima volta davanti ad essa. Il principio di autosufficienza del ricorso si conferma cruciale: chi si rivolge alla Cassazione deve mettere la Corte nelle condizioni di decidere sulla base del solo atto di ricorso, senza necessità di indagini ulteriori.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che la strategia processuale è fondamentale. L’introduzione di nuovi argomenti in Cassazione (ius novorum) è preclusa, e i ricorsi devono essere redatti nel pieno rispetto del principio di autosufficienza. Per le parti in causa, la lezione è chiara: tutte le questioni di fatto e di diritto devono essere sollevate e provate nei giudizi di merito (primo grado e appello). Per gli operatori del settore dei servizi pubblici, la pronuncia, pur non decidendo nel merito, lascia intatta la posizione della giurisprudenza di merito che richiede rigore formale, e in particolare la forma scritta del contratto, per la validità dei rapporti di somministrazione, specialmente quando una delle parti è un ente pubblico.

Una società che gestisce un servizio pubblico è sempre obbligata a stipulare un contratto in forma scritta?
Secondo la Corte d’Appello del caso di specie, sì. Un gestore di servizio pubblico deve stipulare contratti in forma scritta a pena di nullità. La Cassazione non ha smentito questo principio nel merito, ma ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso che lo contestava perché l’argomento (la natura di ‘azienda speciale’ non soggetta a tale obbligo) era stato introdotto per la prima volta solo in sede di legittimità.

È possibile introdurre un nuovo argomento di difesa per la prima volta in Corte di Cassazione?
No. L’ordinanza ribadisce che non è possibile introdurre un novum, ovvero un argomento giuridico o una questione di fatto non discussa nei precedenti gradi di giudizio. Farlo comporta l’inammissibilità del motivo di ricorso.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione non è ‘autosufficiente’?
Se il ricorso non rispetta il principio di autosufficienza, cioè non contiene tutti gli elementi e i riferimenti documentali necessari per consentire alla Corte di decidere senza consultare altri atti, viene dichiarato inammissibile. La parte ricorrente ha l’onere di trascrivere o localizzare con precisione gli atti su cui si fonda la sua censura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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