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Forma dell’appello: citazione o ricorso? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha chiarito che per i giudizi di opposizione a ordinanza-ingiunzione iniziati prima della riforma del D.Lgs. 150/2011, la corretta forma dell’appello è la citazione e non il ricorso. Di conseguenza, il termine per l’impugnazione decorre dalla notifica dell’atto di citazione e non dal suo deposito in cancelleria. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva erroneamente dichiarato inammissibile un gravame, ritenendolo tardivo sulla base delle regole del rito del lavoro introdotte solo successivamente.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Forma dell’appello: la Cassazione fa chiarezza sulle norme applicabili

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia processuale: la forma dell’appello nei giudizi di opposizione a ordinanza-ingiunzione dipende dal momento in cui è stata avviata la causa. La decisione chiarisce l’impatto delle riforme legislative sui processi in corso, sottolineando il principio del tempus regit actum.

I fatti di causa

La vicenda trae origine da un’opposizione presentata da un privato e da una società cooperativa contro un’ordinanza-ingiunzione emessa dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro, che imponeva il pagamento di una cospicua sanzione amministrativa. Il Tribunale, in primo grado, accoglieva il ricorso e annullava la sanzione.

L’Amministrazione decideva di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte d’Appello. Quest’ultima, tuttavia, dichiarava l’appello inammissibile perché tardivo. Secondo i giudici di secondo grado, la sentenza di primo grado era stata pubblicata il 9 gennaio 2015, mentre l’appello era stato depositato solo il 16 luglio 2015, oltre il termine di sei mesi previsto dal Codice di procedura civile.

L’errata valutazione sulla forma dell’appello

L’errore della Corte d’Appello è consistito nel considerare l’appello come se dovesse seguire le regole del rito del lavoro, introdotte dal D.Lgs. 150/2011. Secondo tale rito, l’atto introduttivo è il ricorso e la sua tempestività si valuta al momento del deposito in cancelleria. Tuttavia, il procedimento di primo grado era stato avviato nel 2010, prima dell’entrata in vigore della citata riforma.

L’Ispettorato del Lavoro ha quindi proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che, in base al principio ratione temporis, si sarebbe dovuta applicare la normativa previgente. Secondo tale normativa, come chiarito dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 2907/2014), l’appello in queste materie doveva essere proposto con atto di citazione, la cui tempestività è determinata dalla data di notifica alla controparte, non dal deposito.

Nel caso specifico, l’atto di citazione era stato notificato il 9 luglio 2015, rientrando perfettamente nel termine di sei mesi dalla pubblicazione della sentenza di primo grado.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Ispettorato, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno riaffermato che l’articolo 36 del D.Lgs. 150/2011 prevede espressamente che le nuove norme si applichino solo ai procedimenti instaurati dopo la sua entrata in vigore (6 ottobre 2011).

Poiché il giudizio di primo grado era iniziato nel 2010, la disciplina applicabile, anche per il grado di appello, era quella precedente alla riforma. Di conseguenza, la corretta forma dell’appello era l’atto di citazione. Il gravame proposto dall’Amministrazione, notificato entro sei mesi dalla pubblicazione della sentenza, era pertanto tempestivo e rituale.

La Corte ha quindi cassato con rinvio la sentenza impugnata, incaricando la Corte d’Appello di Roma, in diversa composizione, di esaminare il merito della questione.

Conclusioni

Questa ordinanza è di fondamentale importanza perché consolida il principio di irretroattività delle norme processuali. Stabilisce in modo inequivocabile che la legge applicabile a un’impugnazione è quella in vigore al momento dell’instaurazione del giudizio di primo grado, salvo diversa disposizione transitoria. La distinzione tra ricorso e citazione non è una mera formalità, ma incide direttamente sui termini per l’esercizio del diritto di difesa, come questo caso dimostra chiaramente. Gli operatori del diritto devono quindi prestare la massima attenzione alla cronologia del procedimento per individuare correttamente l’atto da utilizzare e i relativi termini perentori.

Quale forma deve avere un appello contro una sentenza su opposizione a ordinanza-ingiunzione, se il giudizio è iniziato prima del 6 ottobre 2011?
L’appello deve essere proposto con atto di citazione, e non con ricorso, secondo la disciplina ordinaria prevista dagli artt. 339 e seguenti del Codice di procedura civile.

Ai fini della tempestività di un appello proposto con citazione, quale data rileva?
Rileva la data in cui l’atto di citazione viene notificato alla controparte, e non la data del suo successivo deposito in cancelleria. L’atto deve essere notificato entro il termine di sei mesi dalla pubblicazione della sentenza, se questa non è stata notificata.

Le nuove norme procedurali si applicano ai processi già in corso al momento della loro entrata in vigore?
No, di regola le nuove norme procedurali si applicano solo ai procedimenti instaurati successivamente alla loro entrata in vigore, come stabilito dall’art. 36 del D.Lgs. n. 150 del 2011 per le controversie in esame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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