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Fondo spese concordato minore: non è improcedibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17721/2025, ha stabilito un importante principio di diritto in materia di crisi d’impresa. Un professionista aveva avviato una procedura di concordato minore, ma il Tribunale l’aveva dichiarata improcedibile per il mancato versamento di un fondo spese. La Cassazione, pur dichiarando inammissibile il ricorso per ragioni processuali, ha affermato che nel concordato minore il mancato deposito del fondo spese non può determinare l’automatica improcedibilità o revoca della procedura. Tale inadempimento, tuttavia, può essere valutato dal giudice ai fini della fattibilità complessiva del piano presentato dal debitore.

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Fondo spese concordato minore: il mancato versamento non blocca la procedura

Con la sentenza n. 17721 del 2025, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale per le procedure di crisi da sovraindebitamento. La Corte ha stabilito che, nel fondo spese concordato minore, il mancato deposito della somma richiesta dal giudice non comporta l’automatica improcedibilità della domanda. Questa decisione chiarisce i confini tra la disciplina del concordato minore e quella del concordato preventivo, offrendo una maggiore tutela al debitore in difficoltà.

I Fatti del Caso

Un professionista in stato di sovraindebitamento presentava domanda di accesso alla procedura di concordato minore. Il Giudice delegato del Tribunale, dopo aver aperto la procedura e nominato un commissario giudiziale, ordinava al debitore di versare una somma di 5.000 euro a titolo di fondo spese entro un termine perentorio.

Nonostante le richieste di proroga, il professionista non riusciva a depositare l’intera somma. Di conseguenza, il giudice dichiarava l'”improcedibilità della procedura di concordato minore”. Il debitore proponeva reclamo al Tribunale, che però lo rigettava, confermando la decisione del primo giudice. La questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per motivi procedurali, in particolare per la mancanza del requisito della “decisorietà”. Il provvedimento di improcedibilità, infatti, non preclude al debitore la possibilità di presentare una nuova domanda, non incidendo in modo definitivo sui suoi diritti soggettivi.

Tuttavia, riconoscendo la rilevanza della questione, la Corte ha deciso di enunciare un principio di diritto nell’interesse della legge, ai sensi dell’art. 363 del codice di procedura civile. Il principio stabilisce che, sebbene il giudice possa richiedere il deposito di un fondo spese, l’inadempimento del debitore non può costituire, di per sé, una causa di inammissibilità o improcedibilità della domanda, né comportare l’automatica revoca del decreto di apertura.

Le Motivazioni: Differenze e Applicabilità delle Norme sul fondo spese concordato minore

La Corte ha fondato la sua decisione su un’attenta analisi delle differenze strutturali tra il concordato minore e il concordato preventivo, la procedura destinata alle imprese di maggiori dimensioni.

L’inapplicabilità delle Norme sul Concordato Preventivo

Il Tribunale aveva basato la sua decisione sull’applicazione analogica delle norme del concordato preventivo (in particolare gli artt. 47 e 106 del Codice della Crisi), che prevedono espressamente la revoca della procedura in caso di mancato versamento del fondo spese. La Cassazione ha ritenuto questa estensione non corretta.

L’art. 74 del Codice della Crisi stabilisce che al concordato minore si applicano le norme del concordato preventivo solo “in quanto compatibili”. Secondo la Corte, questa compatibilità manca nel caso specifico. Il concordato minore ha una sua disciplina autonoma e completa per le cause di inammissibilità (art. 77), e tra queste non figura il mancato versamento delle spese. Imporre un onere economico non espressamente previsto dalla legge come condizione di accesso alla procedura finirebbe per limitare ingiustificatamente il diritto del debitore a utilizzare gli strumenti di regolazione della crisi.

La Valutazione della Fattibilità del Piano

Questo non significa che la questione delle spese sia irrilevante. La Corte chiarisce che il mancato versamento del fondo richiesto dal giudice non è un fatto neutro. Esso rientra nella più ampia valutazione sulla fattibilità del piano concordatario.

In altre parole, il giudice deve considerare la capacità del debitore di sostenere i costi della procedura come un elemento per giudicare la serietà e la concreta realizzabilità della proposta di ristrutturazione del debito. Se l’incapacità di versare il fondo spese è sintomo di un’assoluta mancanza di risorse per portare a termine il piano, il giudice potrà rigettare la domanda in sede di omologazione per mancanza di fattibilità, ma non potrà arrestare la procedura in una fase preliminare in modo automatico.

Le Conclusioni: Il Principio di Diritto e le Implicazioni Pratiche

La sentenza stabilisce il seguente principio di diritto: “In tema di concordato minore […] il giudice può prescrivere al debitore il deposito di un fondo spese, senza che la sua inottemperanza […] integri in sé una causa di inammissibilità (o improcedibilità) della domanda, con automatica revoca del decreto di apertura della procedura, ferma la possibilità per il giudice di valutare, anche da tale condotta, la eventuale mancanza di fattibilità del piano”.

Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche. Da un lato, protegge i debitori in crisi dall’imposizione di barriere economiche all’accesso alle procedure di sovraindebitamento non previste dalla legge. Dall’altro, riafferma il potere-dovere del giudice di effettuare un controllo rigoroso sulla sostenibilità del piano, garantendo che le procedure non siano avviate senza una reale prospettiva di successo. La decisione bilancia così l’esigenza di favorire la risoluzione delle crisi con quella di assicurare la serietà e l’efficacia delle proposte concordatarie.

Nel concordato minore, il giudice può dichiarare l’improcedibilità se il debitore non versa il fondo spese?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il mancato deposito del fondo spese, anche se richiesto dal giudice entro un termine perentorio, non costituisce di per sé una causa di inammissibilità o improcedibilità della domanda, né comporta l’automatica revoca dell’apertura della procedura.

Il giudice può comunque richiedere il versamento di un fondo spese nel concordato minore?
Sì, la Corte afferma che il giudice può prescrivere al debitore il deposito di un fondo spese per garantire la copertura dei costi necessari allo svolgimento della procedura.

Come viene valutato il mancato versamento del fondo spese da parte del debitore?
Il mancato versamento non causa un arresto automatico della procedura, ma diventa un elemento che il giudice deve considerare nella valutazione complessiva della “fattibilità del piano”. Se tale mancanza rivela l’incapacità del debitore di sostenere i costi e, quindi, di eseguire il piano proposto, il giudice potrà negare l’omologazione del concordato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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