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Fondo integrativo gas: obbligo anche per società in-house

Una società di distribuzione del gas, interamente partecipata da un ente pubblico, ha contestato l’obbligo di versare i contributi per il Fondo integrativo gas, sostenendo che la norma si applicasse solo a società private operanti in concessione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’obbligo sussiste anche per le società a capitale pubblico che operano tramite affidamento diretto (in-house). Secondo la Corte, il fattore determinante è la natura giuridica privata della società (S.p.A.), non la proprietà del suo capitale.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Diritto Societario, Giurisprudenza Civile

Fondo Integrativo Gas: la Cassazione Chiarisce l’Obbligo per le Società Pubbliche ‘In-House’

L’obbligo di iscrizione al Fondo integrativo gas, previsto dalla Legge n. 1084/71, si applica anche alle società per azioni interamente controllate da un ente pubblico che gestiscono il servizio di distribuzione del gas tramite affidamento diretto? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha risposto affermativamente, consolidando un principio di diritto fondamentale per le aziende di servizi pubblici locali. La decisione chiarisce che la forma giuridica privatistica della società prevale sulla natura pubblica della sua proprietà.

I Fatti di Causa

Una società per azioni, interamente partecipata da un Comune e incaricata della distribuzione del gas cittadino, si opponeva a una cartella esattoriale emessa dall’Ente Previdenziale per il mancato versamento dei contributi al fondo di previdenza integrativo per i lavoratori del settore gas. La società sosteneva di non essere soggetta a tale obbligo, in quanto la norma istitutiva del fondo si riferiva esplicitamente alle ‘aziende private’ che operavano in regime di ‘concessione amministrativa’. Nel suo caso, invece, si trattava di una società a capitale pubblico che operava non per concessione, ma per affidamento diretto (il cosiddetto modello in house).

I Motivi del Ricorso e l’obbligo di iscrizione al Fondo integrativo gas

La società ricorrente ha basato la sua difesa su diversi punti, tutti respinti dalla Suprema Corte. In sintesi, i motivi del ricorso erano i seguenti:
1. Natura pubblica: L’azienda sosteneva che, essendo a totale partecipazione pubblica, non potesse essere considerata un’ ‘azienda privata’ ai sensi della legge.
2. Mancanza di concessione: L’affidamento diretto del servizio, anziché una concessione amministrativa, avrebbe escluso l’applicabilità della norma.
3. Onere della prova: Secondo la ricorrente, l’Ente Previdenziale non aveva adeguatamente dimostrato i presupposti della sua pretesa contributiva.

La Corte d’Appello aveva già riformato la decisione di primo grado, respingendo l’opposizione della società e confermando la legittimità della richiesta di contributi. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato infondati tutti i motivi di ricorso, trattandoli congiuntamente per la loro stretta connessione. Il ragionamento dei giudici si fonda su un principio chiaro e dirimente: ai fini previdenziali, ciò che conta è il ‘veicolo giuridico’ utilizzato per la gestione del servizio, non la natura pubblica o privata della proprietà del capitale sociale.

La società in questione, pur essendo interamente partecipata da un Comune, opera come una Società per Azioni (S.p.A.), ovvero una persona giuridica di diritto privato. Questa scelta comporta l’assoggettamento al regime civilistico e, di conseguenza, a tutte le normative previdenziali applicabili alle società private che operano nello stesso settore. La Corte ha ribadito un orientamento già espresso in precedenza (Cass. 25856/23, Cass. 5229/25), affermando che anche le società in house sono soggette all’iscrizione obbligatoria al Fondo integrativo gas. Il fatto che il servizio sia gestito tramite affidamento diretto anziché concessione è stato ritenuto irrilevante, poiché l’elemento decisivo rimane la forma giuridica privatistica dell’ente gestore.

Le Conclusioni

La decisione della Suprema Corte stabilisce un punto fermo: l’obbligo di contribuzione al Fondo integrativo gas non dipende né dalla proprietà pubblica del capitale sociale né dalla modalità di affidamento del servizio. L’elemento cruciale è la natura giuridica dell’impresa. Se un ente pubblico sceglie di gestire un servizio tramite una società di diritto privato come una S.p.A., questa sarà soggetta agli stessi obblighi previdenziali delle sue controparti private. Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per tutte le aziende municipalizzate e le società a partecipazione pubblica che operano nel settore dei servizi pubblici locali, confermando l’estensione degli oneri contributivi anche a quelle che operano in regime di affidamento in house.

Una società S.p.A. interamente partecipata da un ente pubblico è obbligata a versare i contributi al Fondo integrativo gas?
Sì, secondo la Corte di Cassazione l’obbligo sussiste. Il fattore determinante è la forma giuridica di diritto privato della società (S.p.A.), non la natura pubblica della proprietà del suo capitale sociale.

La modalità di affidamento del servizio (concessione amministrativa o affidamento diretto ‘in house’) cambia l’obbligo di iscrizione al Fondo?
No, la modalità di affidamento del servizio è irrilevante. La Corte ha stabilito che l’obbligo di iscrizione al Fondo integrativo gas si applica indipendentemente dal fatto che la società operi tramite concessione o affidamento diretto.

Qual è l’elemento decisivo per stabilire l’obbligo di contribuzione al Fondo integrativo gas secondo la Cassazione?
L’elemento decisivo è il veicolo giuridico utilizzato, ovvero la forma di persona giuridica di diritto privato (in questo caso, una Società per Azioni). La natura del soggetto gestore prevale sulla proprietà pubblica del capitale e sul titolo giuridico in base al quale il servizio viene svolto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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