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Fondo garanzia TFR: no pagamento se l’azienda è salva

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16917/2024, ha stabilito che il Fondo di garanzia TFR gestito dall’INPS non è tenuto a intervenire se, in caso di cessione di ramo d’azienda, il rapporto di lavoro prosegue con un’impresa acquirente che risulta solvibile al momento della cessazione definitiva del rapporto. Secondo la Corte, un accordo sindacale che lasci il TFR a carico dell’azienda cedente, successivamente divenuta insolvente, non è opponibile all’INPS. Il requisito fondamentale per l’intervento del Fondo è l’insolvenza del datore di lavoro al momento in cui il credito per il TFR diventa esigibile, cioè alla fine del rapporto di lavoro.

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Fondo Garanzia TFR e Cessione d’Azienda: Quando l’INPS Non Paga

In caso di trasferimento d’azienda, cosa succede al TFR dei lavoratori se l’impresa originaria diventa insolvente ma quella nuova è in salute? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento decisivo sul ruolo del Fondo garanzia TFR. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: l’intervento dell’INPS è legato all’insolvenza del datore di lavoro al momento della cessazione del rapporto, non a patti precedenti tra le aziende.

I Fatti del Caso: Cessione d’Azienda e Accordo Sindacale

La vicenda riguarda un gruppo di lavoratori il cui rapporto di lavoro è stato trasferito da un’azienda (cedente) a un’altra (cessionaria) a seguito di una cessione di ramo d’azienda. In tale contesto, un accordo sindacale aveva stabilito che la responsabilità per il pagamento del TFR maturato fino alla data della cessione sarebbe rimasta in capo all’impresa cedente.

Successivamente, l’azienda cedente è entrata in uno stato di insolvenza, venendo ammessa a una procedura di concordato preventivo. I lavoratori, il cui rapporto di lavoro era proseguito senza interruzioni con la nuova azienda cessionaria (che era invece solvibile), hanno chiesto l’intervento del Fondo garanzia TFR dell’INPS per ottenere le somme maturate con il primo datore di lavoro.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, ritenendo l’accordo sindacale sufficiente a giustificare l’intervento del Fondo.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Fondo Garanzia TFR

L’INPS ha impugnato la decisione e la Corte di Cassazione ha ribaltato completamente il verdetto. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, affermando che il Fondo garanzia TFR non era tenuto a intervenire. La sentenza d’appello è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione basata sui principi espressi dalla Corte.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione si fonda su argomentazioni giuridiche precise e consolidate.

Il primo punto chiave è il momento in cui il credito per il TFR diventa esigibile. Secondo la legge, il diritto del lavoratore a ricevere il TFR sorge solo al momento della cessazione definitiva del rapporto di lavoro. Nel caso di specie, il trasferimento d’azienda non costituisce una cessazione, ma una continuazione del rapporto con un nuovo titolare, come previsto dall’art. 2112 del Codice Civile.

Il secondo aspetto cruciale è lo stato del datore di lavoro al momento della cessazione. Poiché il rapporto di lavoro è terminato quando i lavoratori erano alle dipendenze dell’azienda cessionaria, e quest’ultima era solvibile, mancava il presupposto essenziale per l’intervento del Fondo di Garanzia: l’insolvenza del datore di lavoro finale.

Infine, la Corte ha sottolineato l’inopponibilità dell’accordo sindacale all’INPS. L’accordo che manteneva l’obbligo del TFR in capo all’azienda cedente è un patto di natura privatistica che regola i rapporti tra le due imprese e i lavoratori. Tale accordo non può modificare le regole pubblicistiche che disciplinano l’intervento del Fondo. Il rapporto tra il lavoratore e l’INPS è un rapporto previdenziale autonomo, distinto da quello di lavoro, e le sue condizioni sono fissate inderogabilmente dalla legge (L. 297/1982).

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma un orientamento consolidato: per l’attivazione del Fondo garanzia TFR, è determinante lo stato di insolvenza del soggetto che è datore di lavoro nel momento in cui il rapporto cessa e il credito diventa esigibile. Accordi privati o sindacali che tentano di scindere questa responsabilità, attribuendola a un precedente datore di lavoro divenuto insolvente, non hanno effetto nei confronti dell’INPS.

È importante notare che una modifica legislativa successiva ai fatti di causa (l’introduzione del comma 5-bis all’art. 47 della L. 428/90) ha cambiato le regole per il futuro, prevedendo in casi simili l’immediata esigibilità del TFR nei confronti del cedente. Tuttavia, tale norma non è retroattiva e non poteva essere applicata a questa fattispecie, risalente al 2013.

Quando interviene il Fondo di garanzia TFR in caso di cessione d’azienda?
Secondo questa ordinanza, il Fondo interviene solo se il datore di lavoro è in stato di insolvenza al momento della cessazione definitiva del rapporto di lavoro. Se il rapporto prosegue con un’azienda acquirente solvibile, il Fondo non è tenuto a pagare il TFR, neanche quello maturato con il cedente poi divenuto insolvente.

Un accordo sindacale che lascia il TFR a carico dell’azienda cedente insolvente è valido nei confronti dell’INPS?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un simile accordo regola solo i rapporti tra le parti private (cedente, cessionario, lavoratori) ma non è opponibile all’INPS. L’obbligo dell’ente previdenziale è regolato esclusivamente dalla legge e non può essere modificato da patti privati.

Se il rapporto di lavoro prosegue con un’azienda acquirente solvibile, chi paga il TFR maturato con il precedente datore di lavoro poi fallito?
In base al principio di solidarietà dell’art. 2112 c.c., il nuovo datore di lavoro (l’acquirente) è obbligato in solido con il precedente per tutti i crediti del lavoratore, incluso il TFR. Pertanto, il lavoratore dovrà rivolgersi al nuovo datore di lavoro solvibile per ottenere il pagamento dell’intero TFR maturato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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