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Fondo Garanzia TFR e cessione d’azienda: i limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza 31064/2024, ha chiarito che il Fondo Garanzia TFR non interviene per pagare il trattamento di fine rapporto se, in caso di cessione d’azienda, il rapporto di lavoro prosegue con la nuova società. La continuazione del rapporto esclude il requisito essenziale della cessazione, rendendo il TFR non esigibile e inibendo l’accesso al fondo, anche in presenza di accordi sindacali che liberino il cessionario dall’obbligo.

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Cessione d’Azienda e TFR: Quando il Fondo di Garanzia INPS Non Paga

La cessione di un ramo d’azienda è un momento delicato per i lavoratori, specialmente quando l’azienda cedente si trova in difficoltà economiche. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale: l’intervento del Fondo Garanzia TFR gestito dall’INPS. La decisione chiarisce che se il rapporto di lavoro continua con la nuova azienda, il Fondo non è tenuto a intervenire, anche se un accordo sindacale ha liberato il nuovo datore di lavoro dall’obbligo di pagare il TFR pregresso. Analizziamo questa importante pronuncia.

Il Fatto: Cessione, Continuità del Rapporto e Rinuncia al TFR

Il caso riguarda un lavoratore dipendente di una società che, trovandosi in uno stato di crisi, ha ceduto il ramo d’azienda in cui egli operava a una nuova impresa. L’operazione è stata gestita tramite un accordo sindacale, in base al quale i lavoratori trasferiti rinunciavano a richiedere alla nuova società il TFR maturato fino alla data della cessione.

Successivamente, la società cedente è divenuta insolvente. Il lavoratore, vedendosi preclusa la possibilità di agire contro la nuova azienda in virtù dell’accordo firmato, ha richiesto l’intervento del Fondo Garanzia TFR dell’INPS per ottenere le somme maturate.

Sia in primo grado che in appello, la richiesta del lavoratore è stata respinta. I giudici hanno sottolineato che un presupposto fondamentale per l’attivazione del Fondo è la cessazione del rapporto di lavoro, evento che in questo caso non si era verificato, poiché il lavoratore aveva continuato a prestare servizio senza interruzioni per la nuova società. Il caso è quindi giunto all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando le decisioni dei giudici di merito. Ha stabilito un principio netto: l’intervento del Fondo Garanzia TFR è escluso se il rapporto di lavoro non è cessato, ma è semplicemente proseguito con un nuovo datore di lavoro a seguito di una cessione d’azienda.

Le Motivazioni: i requisiti del Fondo Garanzia TFR

La Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni giuridiche precise, distinguendo nettamente la tutela contro l’insolvenza del datore di lavoro (scopo del Fondo) dalla disciplina dei trasferimenti d’azienda.

I giudici hanno ribadito che l’obbligazione del Fondo di Garanzia è una prestazione di natura previdenziale, autonoma rispetto al credito retributivo del lavoratore, e scatta solo al verificarsi di due condizioni tassative previste dalla legge (L. 297/1982):

1. La cessazione del rapporto di lavoro: questo evento rende il TFR un credito esigibile.
2. L’insolvenza del datore di lavoro: accertata tramite procedure concorsuali o esecutive infruttuose.

Nel caso specifico, mancava il primo e fondamentale requisito. Poiché il rapporto di lavoro era continuato alle dipendenze della società acquirente, il TFR maturato presso il cedente non era mai diventato “esigibile”. La continuità lavorativa impedisce di considerare “cessato” il rapporto, che è la condizione che fa sorgere il diritto a riscuotere il TFR.

Inoltre, la Corte ha specificato che l’accordo sindacale con cui il lavoratore aveva rinunciato alla solidarietà passiva del nuovo datore di lavoro è un atto di natura privatistica (res inter alios actae). Tale accordo, pur valido tra le parti, non può produrre effetti nei confronti di un soggetto terzo come l’INPS, né può alterare i presupposti legali per l’intervento del Fondo di Garanzia. Sviare il patrimonio del Fondo per coprire le conseguenze di pattuizioni private sarebbe contrario alla sua finalità istituzionale, che è quella di proteggere i lavoratori in caso di insolvenza del datore di lavoro al momento della cessazione del rapporto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre importanti indicazioni pratiche per lavoratori e aziende coinvolti in operazioni di trasferimento d’azienda:

* Continuità del rapporto vs Cessazione: Il discrimine per l’accesso al Fondo Garanzia TFR è la cessazione effettiva del rapporto di lavoro. Se il lavoro prosegue, la tutela del Fondo non è attivabile per il TFR maturato con il precedente datore.
* Irrilevanza degli accordi sindacali per l’INPS: Gli accordi che derogano al principio di solidarietà tra cedente e cessionario (art. 2112 c.c.) non possono essere usati per obbligare l’INPS a intervenire. La tutela del Fondo risponde a logiche pubblicistiche e a requisiti di legge inderogabili.
* Responsabilità del Cessionario: Salvo accordi derogatori validi, la regola generale prevede che la nuova azienda (cessionaria) sia solidalmente responsabile con la vecchia (cedente) per il pagamento del TFR. La rinuncia a questa solidarietà non trasferisce automaticamente l’onere sul Fondo di Garanzia.

Il Fondo di Garanzia TFR interviene se il rapporto di lavoro prosegue con un’altra azienda dopo una cessione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’intervento del Fondo è escluso perché manca il presupposto essenziale della cessazione del rapporto di lavoro, che rende il credito per TFR esigibile.

Un accordo sindacale che libera la nuova azienda dall’obbligo di pagare il TFR maturato in precedenza obbliga l’INPS a intervenire?
No, un accordo di questo tipo è un atto privato che non può modificare i presupposti di legge per l’intervento del Fondo. L’INPS è un soggetto terzo rispetto a tali pattuizioni e non è vincolato da esse.

Qual è il requisito fondamentale per l’intervento del Fondo di Garanzia INPS per il TFR?
I requisiti fondamentali sono due e devono coesistere: la cessazione del rapporto di lavoro (che rende il TFR esigibile) e lo stato di insolvenza del datore di lavoro che era tale al momento della cessazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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