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Fondo Garanzia INPS: no al TFR se fallisce il cedente

Una lavoratrice, dopo una cessione d’azienda, ha richiesto l’intervento del Fondo Garanzia INPS per il TFR maturato con la società cedente, poi fallita. Un accordo sindacale aveva escluso la responsabilità della nuova azienda. La Corte di Cassazione ha respinto la domanda, stabilendo che il Fondo interviene solo se è insolvente il datore di lavoro al momento della cessazione del rapporto. Poiché il lavoro proseguiva con la nuova azienda solvente, le condizioni per l’intervento del Fondo non erano soddisfatte, e l’accordo sindacale non è vincolante per l’INPS.

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Fondo Garanzia INPS: Niente TFR se a fallire è solo l’ex datore di lavoro

In caso di cessione d’azienda, cosa succede al Trattamento di Fine Rapporto (TFR) se l’impresa originaria fallisce ma il lavoratore prosegue la sua attività con la nuova società? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31620/2024, ha chiarito i limiti dell’intervento del Fondo Garanzia INPS, stabilendo che esso non è tenuto a pagare se il rapporto di lavoro continua con un datore di lavoro solvente. Questa decisione sottolinea la distinzione tra gli accordi civilistici e le norme imperative che regolano la previdenza sociale.

I Fatti del Caso: Cessione d’azienda e fallimento del cedente

Una lavoratrice si è trovata in una situazione complessa: l’azienda per cui lavorava (la cedente) è stata trasferita a una nuova società (la cessionaria). Durante il trasferimento, un accordo sindacale aveva stabilito che il TFR maturato fino a quel momento sarebbe rimasto a carico esclusivo della società cedente, derogando così al principio di solidarietà tra cedente e cessionario previsto dall’art. 2112 del codice civile.

Successivamente, la società cedente è stata dichiarata fallita. La lavoratrice, il cui rapporto di lavoro proseguiva regolarmente con la nuova azienda (solvente), ha chiesto al Fondo Garanzia INPS di farsi carico del TFR maturato presso l’ex datore di lavoro insolvente. La sua richiesta è stata respinta sia in primo grado che in appello, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e il ruolo del Fondo Garanzia INPS

La Suprema Corte ha confermato le decisioni precedenti, rigettando il ricorso della lavoratrice. Il principio cardine della decisione è che il presupposto per l’intervento del Fondo Garanzia INPS è l’insolvenza del datore di lavoro al momento in cui il credito per TFR diventa esigibile. Poiché il TFR diventa esigibile solo con la cessazione del rapporto di lavoro, e in questo caso il rapporto era proseguito con un’azienda sana, non si sono verificate le condizioni per l’attivazione del Fondo.

L’inopponibilità dell’accordo sindacale all’INPS

Un punto cruciale della sentenza riguarda l’accordo sindacale. La Corte ha stabilito che tale accordo, pur valido tra le parti (lavoratrice, cedente e cessionaria), non può vincolare un soggetto terzo come l’INPS. Il rapporto tra il lavoratore e l’INPS è di natura previdenziale e regolato da norme di legge non derogabili da patti privati. Di conseguenza, l’accordo che liberava la società cessionaria dalla responsabilità per il TFR pregresso non può far sorgere un obbligo di pagamento a carico del Fondo.

L’esigibilità del TFR come momento chiave

La Corte ha ribadito che il diritto al TFR sorge e si accumula durante il rapporto di lavoro, ma diventa esigibile, cioè può essere richiesto, solo al momento della sua effettiva cessazione. Nel caso di una cessione d’azienda, il rapporto di lavoro continua senza interruzioni con il nuovo datore. Pertanto, al momento del fallimento del cedente, il TFR non era ancora esigibile, e il datore di lavoro obbligato al suo futuro pagamento era la società cessionaria, che non era insolvente.

Le motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha fondato la sua decisione su diversi pilastri giuridici:
1. Mancanza del presupposto soggettivo: Ad essere fallito era un ex datore di lavoro, non quello attuale, al quale il lavoratore avrebbe dovuto chiedere il TFR al termine del rapporto.
2. Mancanza del presupposto oggettivo: Il credito per TFR non era ancora esigibile, poiché il rapporto di lavoro non era cessato.
3. Principio di relatività del contratto: L’accordo sindacale ha effetti solo tra le parti che lo hanno stipulato e non può imporre obblighi a terzi, come l’INPS.
4. Distinzione tra tutele europee: Le direttive europee sulla tutela in caso di insolvenza e quelle sui trasferimenti d’azienda offrono protezioni alternative, non cumulative. In questo caso, prevale la continuità del rapporto di lavoro, che esclude l’applicazione delle norme sull’insolvenza.
5. Irretroattività della nuova legge: La Corte ha infine precisato che una modifica legislativa successiva (art. 47, comma 5-bis, L. 428/90), che oggi disciplina specificamente questa situazione consentendo l’intervento del Fondo, non può essere applicata retroattivamente a fatti avvenuti prima della sua entrata in vigore.

Conclusioni: Le implicazioni per i lavoratori

Questa sentenza chiarisce che i lavoratori coinvolti in cessioni d’azienda con accordi di deroga alla solidarietà si assumono il rischio dell’insolvenza del datore di lavoro cedente. La protezione standard offerta dall’art. 2112 c.c., che prevede la responsabilità solidale del nuovo datore, rimane la garanzia principale. Rinunciarvi tramite accordo sindacale significa che, se il vecchio datore fallisce, il Fondo Garanzia INPS non interverrà finché il rapporto di lavoro prosegue con un’azienda solvente. La tutela per queste situazioni è ora affidata alla nuova normativa, che però vale solo per i trasferimenti futuri.

Il Fondo Garanzia INPS paga il TFR se l’azienda che mi ha ceduto ad un’altra fallisce, ma il mio rapporto di lavoro continua?
No. La sentenza chiarisce che il Fondo interviene solo in caso di insolvenza del datore di lavoro con cui il rapporto è in essere al momento in cui il TFR diventa esigibile (cioè alla cessazione del rapporto). Se il lavoro prosegue con un’azienda cessionaria solvente, il Fondo non è tenuto a pagare.

Un accordo sindacale che lascia il TFR a carico esclusivo dell’azienda cedente obbliga il Fondo Garanzia INPS a intervenire in caso di fallimento di quest’ultima?
No. L’accordo sindacale regola i rapporti tra lavoratore, azienda cedente e cessionaria, ma non è opponibile all’INPS. L’obbligo del Fondo di Garanzia nasce da un rapporto previdenziale autonomo, regolato da norme imperative di legge che non possono essere derogate da accordi privati.

Perché il TFR non è stato considerato esigibile al momento del fallimento dell’azienda cedente?
Perché, secondo la Corte, l’obbligazione di pagamento del TFR diventa esigibile solo alla data di effettiva risoluzione del rapporto di lavoro. Nel caso di specie, il rapporto di lavoro non è cessato ma è proseguito senza soluzione di continuità con la società cessionaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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