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Fondo di Garanzia TFR: quando paga l’INPS?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo del Fondo di Garanzia TFR di pagare il Trattamento di Fine Rapporto in caso di insolvenza del datore di lavoro non è subordinato alla preventiva escussione di altri eventuali debitori solidali. Nel caso esaminato, un lavoratore di una società fallita, nata da una scissione, si è visto riconoscere il diritto al pagamento diretto da parte dell’INPS, nonostante la potenziale responsabilità dell’originaria società. La Corte ha ribadito la natura previdenziale e autonoma dell’obbligazione del Fondo, che garantisce un accesso diretto alla prestazione per il lavoratore.

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Fondo di Garanzia TFR: L’INPS Paga Anche in Presenza di Altri Debitori

L’intervento del Fondo di Garanzia TFR rappresenta una tutela fondamentale per i lavoratori in caso di insolvenza del datore di lavoro. Ma cosa succede quando, oltre al datore fallito, esistono altre società potenzialmente responsabili per il pagamento del TFR? L’INPS può rifiutarsi di pagare, chiedendo al lavoratore di agire prima contro questi altri soggetti? Con l’ordinanza n. 23431/2024, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara, ribadendo la natura autonoma e diretta della protezione offerta dal Fondo.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un lavoratore dipendente di una società che, nel corso del rapporto di lavoro, era stata oggetto di una scissione. L’attività produttiva era proseguita con una nuova società, che di fatto aveva continuato il rapporto di lavoro. Successivamente, quest’ultima società è stata dichiarata fallita.

Il lavoratore, il cui credito per TFR e ultime retribuzioni era stato ammesso al passivo fallimentare, ha richiesto l’intervento del Fondo di Garanzia TFR gestito dall’INPS. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno accolto la sua domanda, condannando l’INPS al pagamento di oltre 20.000 euro.

L’intervento del Fondo di Garanzia TFR e i motivi del ricorso INPS

L’INPS ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due motivi principali:

1. Presenza di un obbligato solidale: L’Istituto sosteneva che l’intervento del Fondo dovesse essere escluso a causa della presenza di un altro soggetto legalmente obbligato in solido: la società originaria, scissa ma ancora esistente. Secondo l’INPS, il lavoratore avrebbe dovuto prima tentare di recuperare il credito da questa società.
2. Superamento del massimale: L’INPS lamentava che la Corte d’Appello non avesse considerato i limiti massimi di pagamento previsti dalla legge per le ultime tre mensilità, distinti da quelli per il TFR.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso dell’INPS, confermando il diritto del lavoratore a ricevere le somme dal Fondo di Garanzia. Le motivazioni della Corte sono state nette e in linea con un orientamento consolidato.

Sul primo punto, i giudici hanno chiarito che l’obbligazione del Fondo di Garanzia TFR è un’obbligazione previdenziale autonoma. Non è subordinata né all’assenza di altri debitori né alla preventiva escussione di questi ultimi. La legge del 1982 ha introdotto un accesso diretto alla prestazione, senza imporre al lavoratore l’onere di perseguire altri soggetti solidalmente responsabili (come nel caso di una scissione o cessione d’azienda). L’esistenza di un coobbligato solidale non diminuisce né condiziona la tutela garantita dal Fondo, il cui scopo è proprio quello di assicurare al lavoratore una rapida e certa soddisfazione del proprio credito in caso di insolvenza del datore.

Sul secondo motivo, la Corte ha osservato che la sentenza di primo grado, confermata in appello, aveva già specificato che il pagamento sarebbe avvenuto “nei limiti del massimale”. L’INPS, nel suo ricorso, non ha fornito alcun elemento concreto per dimostrare che tale limite fosse stato effettivamente superato. La doglianza è stata quindi ritenuta infondata per mancanza di prova.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio cruciale a tutela dei lavoratori: il Fondo di Garanzia TFR agisce come un paracadute di sicurezza sociale che si apre immediatamente al verificarsi dell’insolvenza del datore di lavoro. Il lavoratore non è tenuto a intraprendere un complesso percorso legale per escutere tutti i possibili debitori prima di poter accedere a questa tutela. La responsabilità del Fondo è diretta e non sussidiaria. La decisione conferma che la protezione previdenziale prevale sulle complesse dinamiche societarie, assicurando che i diritti maturati dal lavoratore non vengano vanificati da operazioni come scissioni o cessioni d’azienda che portano al fallimento del datore di lavoro finale.

Se il mio datore di lavoro fallisce e c’è un’altra società co-responsabile, l’INPS può rifiutarsi di pagare il TFR tramite il Fondo di Garanzia?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligazione del Fondo di Garanzia è autonoma e non è esclusa dalla presenza di altri debitori solidali. Il lavoratore ha diritto di accesso diretto alla prestazione.

Sono obbligato a fare causa all’azienda che ha ceduto il ramo d’azienda prima di chiedere l’intervento del Fondo di Garanzia TFR?
No. L’intervento del Fondo non è subordinato alla preventiva escussione di altri obbligati. Il lavoratore non deve dimostrare di aver tentato di recuperare il credito da altri soggetti prima di rivolgersi all’INPS.

Esiste un limite massimo di pagamento per le somme erogate dal Fondo di Garanzia?
Sì, la legge prevede dei massimali sia per il TFR sia per le ultime tre mensilità. Tuttavia, se l’INPS contesta il superamento di tali limiti, ha l’onere di fornire elementi di giudizio concreti per dimostrarlo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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