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Fondo di Garanzia INPS: vale la conciliazione

Una lavoratrice si è vista negare il pagamento dell’ultima mensilità dal Fondo di Garanzia INPS perché la sua azione giudiziaria era successiva al termine di 12 mesi. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo un principio fondamentale: il periodo di dodici mesi, entro cui devono rientrare i crediti del lavoratore, si calcola a ritroso dalla data del tentativo obbligatorio di conciliazione e non dall’avvio della causa. Questa decisione protegge i diritti del lavoratore, evitando che i tempi di una procedura obbligatoria possano pregiudicare il suo accesso alle tutele.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Fondo di Garanzia INPS: Il Tentativo di Conciliazione Salva i Diritti del Lavoratore

L’accesso al Fondo di Garanzia INPS rappresenta una tutela cruciale per i lavoratori dipendenti di aziende insolventi. Tuttavia, le norme procedurali possono creare ostacoli imprevisti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 23578/2024) ha chiarito un punto fondamentale: il tentativo obbligatorio di conciliazione è un atto che interrompe i termini e va considerato nel calcolo del periodo di copertura del Fondo, a piena tutela del lavoratore.

I Fatti del Caso: Una Richiesta Respinta

Una lavoratrice, dopo l’insolvenza della sua azienda, aveva richiesto al Fondo di Garanzia INPS il pagamento dell’ultima mensilità di stipendio non corrisposta (settembre 2006). Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la sua domanda. La motivazione dei giudici di merito si basava su un calcolo rigido dei termini: l’azione giudiziaria era stata avviata il 26 settembre 2007, a più di un anno di distanza dalla maturazione del credito. Secondo le corti inferiori, il tentativo di conciliazione, espletato il 2 novembre 2007, era irrilevante per determinare il periodo di dodici mesi coperto dal Fondo.

La lavoratrice, ritenendo leso il proprio diritto, ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che i giudici avessero erroneamente interpretato le norme che regolano l’accesso al fondo e il valore del tentativo di conciliazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della lavoratrice, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello di Napoli. Il principio di diritto affermato è di grande importanza: il periodo di dodici mesi, entro il quale devono rientrare le retribuzioni coperte dal Fondo, deve essere calcolato a ritroso partendo dalla data di proposizione del tentativo obbligatorio di conciliazione, e non dalla data di deposito del ricorso in tribunale.

Le Motivazioni: Perché il Fondo di Garanzia INPS Deve Pagare?

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su una logica di tutela sostanziale del lavoratore. All’epoca dei fatti, il tentativo di conciliazione non era una mera facoltà, ma una condizione di procedibilità, un passaggio obbligato per poter poi agire in giudizio.

I giudici hanno spiegato che tale procedura, essendo imposta dalla legge, non può risolversi in un danno per il lavoratore. L’esperimento del tentativo di conciliazione rappresenta il primo atto formale con cui il lavoratore si attiva per ottenere un titolo esecutivo, necessario per poi rivolgersi al Fondo di Garanzia INPS. Pertanto, attribuire rilevanza solo al successivo atto giudiziario significherebbe penalizzare il lavoratore per aver seguito l’iter procedurale previsto dalla legge.

La funzione del termine annuale è quella di creare un collegamento causale tra l’insolvenza del datore e il mancato pagamento delle retribuzioni. L’esperimento della conciliazione, essendo un’attività obbligata, rappresenta il primo e necessario passo per la tutela del credito e, di conseguenza, è il momento corretto da cui far decorrere a ritroso il calcolo dei dodici mesi.

Conclusioni: Un Principio a Tutela del Lavoratore

Questa ordinanza consolida un principio di diritto fondamentale per la protezione dei lavoratori in caso di crisi aziendale. Stabilendo che il termine per l’accesso al Fondo di Garanzia INPS si calcola dal tentativo di conciliazione (se obbligatorio), la Cassazione assicura che gli oneri procedurali non vanifichino le tutele sostanziali. La decisione riafferma che la durata di procedure imposte dalla legge non può ridondare a danno di chi è tenuto a rispettarle, garantendo un’interpretazione delle norme coerente con il loro scopo protettivo.

Da quale momento si calcola il periodo di 12 mesi per l’accesso al Fondo di Garanzia INPS?
Secondo l’ordinanza, il periodo di dodici mesi entro cui devono rientrare i crediti retributivi del lavoratore deve essere computato a ritroso dalla data di proposizione del tentativo obbligatorio di conciliazione, e non dalla successiva domanda giudiziale.

Il tentativo obbligatorio di conciliazione ha valore ai fini della tutela del lavoratore verso il Fondo di Garanzia?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che esso rappresenta una necessaria condizione di procedibilità della tutela giudiziaria e, come tale, è il primo atto idoneo a far decorrere i termini per l’accesso al Fondo, avendo efficacia interruttiva della prescrizione e sospensiva della decadenza.

Perché la durata della procedura di conciliazione non può danneggiare il lavoratore?
Poiché, all’epoca dei fatti, il tentativo di conciliazione era un’attività obbligata per legge per poter avviare una causa, la sua durata non può andare a scapito del lavoratore. Imporre un onere procedurale e poi non riconoscerne gli effetti ai fini della tutela dei diritti sarebbe una contraddizione e una violazione del diritto di agire in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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