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Fondo di Garanzia INPS: No se il lavoro continua

La Corte di Cassazione ha negato l’intervento del Fondo di Garanzia INPS a favore di alcuni lavoratori i cui crediti retributivi e TFR erano rimasti a carico della precedente azienda, poi fallita, a seguito di un affitto di ramo d’azienda. La decisione si fonda sul principio che il rapporto di lavoro era proseguito senza interruzioni con la nuova società. Poiché la cessazione del rapporto di lavoro è un presupposto essenziale per l’attivazione del Fondo, la richiesta dei lavoratori è stata respinta. Gli accordi tra le aziende non sono stati ritenuti opponibili all’INPS.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Fondo di Garanzia INPS: Quando Non Interviene in Caso di Cessione d’Azienda

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per i diritti dei lavoratori in caso di trasferimento aziendale: l’accesso al Fondo di Garanzia INPS. La Suprema Corte ha stabilito che, se il rapporto di lavoro prosegue senza interruzioni con la nuova azienda, i lavoratori non possono richiedere l’intervento del Fondo per i crediti maturati verso il vecchio datore di lavoro, anche se quest’ultimo è fallito. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’operazione di affitto di ramo d’azienda. I lavoratori coinvolti erano passati alle dipendenze della società affittuaria, ma un accordo sindacale, stipulato ai sensi della L. n. 428/1990, prevedeva che il TFR e le ultime mensilità maturate rimanessero a carico della società concedente. Successivamente, quest’ultima è stata dichiarata fallita.

I lavoratori, dopo aver visto i loro crediti ammessi al passivo del fallimento, si sono rivolti all’INPS per ottenere il pagamento dal Fondo di Garanzia. Mentre il Tribunale di primo grado aveva accolto le loro domande, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, respingendo la richiesta. I lavoratori hanno quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e il Ruolo del Fondo di Garanzia INPS

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei lavoratori, confermando la decisione della Corte d’Appello. La pronuncia si basa su principi consolidati che meritano un’attenta analisi per comprendere la portata della tutela offerta dal Fondo di Garanzia.

L’irrilevanza degli accordi sindacali per l’INPS

Uno dei punti centrali della decisione è l’inopponibilità degli accordi sindacali all’INPS. La Corte ha ribadito che il diritto del lavoratore a ottenere le prestazioni dal Fondo di Garanzia è un diritto di natura previdenziale, autonomo e distinto dal rapporto di lavoro. Di conseguenza, gli accordi stipulati tra le aziende (cedente e cessionaria) e le organizzazioni sindacali, che regolano la ripartizione dei debiti, sono vincolanti solo per le parti che li hanno sottoscritti. Tali patti non possono pregiudicare la posizione dell’INPS, che è un soggetto terzo ed estraneo a tali accordi.

Il presupposto fondamentale per l’accesso al Fondo di Garanzia INPS: la cessazione del rapporto

La Corte ha sottolineato che il presupposto indispensabile per l’intervento del Fondo di Garanzia è la cessazione del rapporto di lavoro. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva accertato che i rapporti di lavoro dei ricorrenti erano proseguiti senza soluzione di continuità con la società affittuaria, in applicazione dell’art. 2112 del codice civile. Mancando la cessazione del rapporto, mancava anche la condizione fondamentale per poter pretendere il pagamento del TFR e, di conseguenza, per attivare la garanzia dell’INPS. L’ammissione del credito al passivo del fallimento della vecchia azienda è stata considerata irrilevante a tal fine, proprio perché il rapporto di lavoro non si era estinto.

le motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione evidenziando, in primo luogo, un vizio procedurale nel ricorso: i lavoratori non avevano trascritto integralmente l’accordo sindacale su cui basavano le loro pretese, impedendo alla Corte di valutarne il contenuto e gli effetti. Tuttavia, entrando nel merito, la Cassazione ha chiarito che la ratio decidendi della Corte d’Appello era corretta e non era stata adeguatamente contestata. Il giudice di secondo grado aveva giustamente ritenuto irrilevante l’accordo in questione anche perché riguardava rapporti economici che, per effetto della continuità del rapporto di lavoro, erano ormai esauriti in capo alla società fallita e trasferiti alla nuova. In sostanza, il debito per il TFR si trasferisce con il lavoratore al nuovo datore, e gli accordi contrari non possono scaricare tale onere sul sistema previdenziale pubblico.

le conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento: in caso di affitto o cessione di ramo d’azienda, la tutela del Fondo di Garanzia INPS non è attivabile se il rapporto di lavoro prosegue con il nuovo soggetto. La continuità del rapporto, garantita dall’art. 2112 c.c., assicura che i diritti del lavoratore, incluso il TFR, si trasferiscano al nuovo datore di lavoro. Gli accordi che derogano a questa regola, pur potendo essere validi tra le parti, non sono opponibili all’INPS. Per i lavoratori, ciò significa che, in tali scenari, il soggetto a cui rivolgersi per il pagamento del TFR è il nuovo datore di lavoro, e non il Fondo di Garanzia, anche qualora il precedente datore sia insolvente.

L’accordo tra vecchia e nuova azienda che lascia il TFR a carico della prima è valido nei confronti del Fondo di Garanzia INPS?
No, la Cassazione ha stabilito che tali accordi non sono opponibili all’INPS, poiché il diritto alla prestazione del Fondo è un diritto previdenziale autonomo rispetto al rapporto di lavoro e ai patti conclusi tra le aziende.

Se il rapporto di lavoro continua con la nuova azienda dopo un affitto di ramo d’azienda, i lavoratori possono chiedere l’intervento del Fondo di Garanzia INPS per i crediti verso la vecchia azienda fallita?
No, la Corte ha chiarito che un presupposto essenziale per l’intervento del Fondo di Garanzia è la cessazione del rapporto di lavoro. Se il rapporto prosegue senza soluzione di continuità con il nuovo datore, questo presupposto non è soddisfatto.

L’ammissione del credito dei lavoratori al passivo del fallimento della vecchia azienda è sufficiente per ottenere il pagamento dal Fondo di Garanzia INPS?
No, secondo la sentenza, non è sufficiente. L’ammissione al passivo è stata ritenuta irrilevante se non si è verificata la cessazione effettiva del rapporto di lavoro, che rimane la condizione necessaria per l’esigibilità del T.F.R. e per la conseguente attivazione della garanzia dell’INPS.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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