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Fondo di Garanzia INPS: No se il lavoro continua

La Corte di Cassazione ha stabilito che i lavoratori non possono accedere al Fondo di Garanzia INPS per il TFR e i crediti maturati con il precedente datore di lavoro, se, in seguito a una cessione d’azienda in amministrazione straordinaria, il loro rapporto di lavoro prosegue senza interruzioni con l’impresa acquirente. La continuità lavorativa esclude il presupposto essenziale per l’intervento del Fondo, ovvero la cessazione del rapporto con il datore insolvente.

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Fondo di Garanzia INPS: Niente TFR se l’azienda viene ceduta e il lavoro continua

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per i lavoratori coinvolti in crisi aziendali: l’accesso al Fondo di Garanzia INPS. La Corte ha chiarito che, se un’azienda insolvente viene venduta e i dipendenti proseguono il loro rapporto di lavoro con il nuovo acquirente, non possono richiedere al Fondo il pagamento del TFR e degli altri crediti maturati con il vecchio datore di lavoro. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un gruppo di lavoratori dipendenti di una società posta in amministrazione straordinaria. Successivamente, l’azienda è stata ceduta a un’altra impresa, la quale ha proseguito l’attività mantenendo in servizio i dipendenti. I lavoratori, vantando crediti per TFR e contributi non versati a un fondo di previdenza complementare dal precedente datore di lavoro (ora insolvente), hanno chiesto l’intervento del Fondo di Garanzia INPS.

In primo grado, il Tribunale aveva dato loro ragione. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, respingendo la domanda. Secondo i giudici di secondo grado, la tutela del Fondo non è applicabile quando la procedura concorsuale ha una finalità conservativa, volta cioè a garantire la continuità aziendale, e non liquidatoria. I lavoratori hanno quindi proposto ricorso in Cassazione.

L’operatività del Fondo di Garanzia INPS in caso di cessione

Il cuore della questione ruota attorno ai presupposti per l’attivazione del Fondo. La legge istitutiva (L. 297/1982) e la relativa direttiva europea (80/987/CEE) sono state create per proteggere i lavoratori che perdono il lavoro a causa dell’insolvenza del loro datore. Il presupposto fondamentale è la cessazione del rapporto di lavoro con l’azienda insolvente.

Nel caso di una cessione d’azienda, l’articolo 2112 del codice civile stabilisce una regola di continuità: il rapporto di lavoro prosegue con il nuovo acquirente (cessionario) e il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano. Inoltre, il cedente e il cessionario sono responsabili in solido per i crediti che il lavoratore aveva al momento del trasferimento. Questo significa che il lavoratore può chiedere il pagamento indifferentemente al vecchio o al nuovo datore di lavoro.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello, rigettando il ricorso dei lavoratori. Le motivazioni si basano su principi chiari e consolidati.

1. Assenza della Cessazione del Rapporto di Lavoro

Il primo e più importante punto è che l’intervento del Fondo di Garanzia INPS è legato indissolubilmente alla cessazione del rapporto di lavoro con il datore insolvente. Nel caso esaminato, i lavoratori non hanno perso il loro posto; al contrario, il loro rapporto è proseguito senza soluzione di continuità con la società acquirente. Di conseguenza, il datore di lavoro al momento della richiesta non era più la società insolvente, ma la nuova società, che non era soggetta ad alcuna procedura concorsuale. Manca quindi il presupposto essenziale per l’attivazione del Fondo.

2. L’Inesigibilità del TFR

La Corte ha ribadito che il TFR diventa esigibile, cioè può essere richiesto, solo al momento della cessazione definitiva del rapporto di lavoro. Poiché il rapporto è proseguito, il credito per TFR non era ancora esigibile nei confronti del cedente. La tutela del lavoratore è garantita dalla responsabilità solidale del cessionario, che subentra nel debito.

3. Irrilevanza degli Accordi Sindacali

I lavoratori sostenevano che un accordo sindacale, stipulato ai sensi dell’art. 47 della legge 428/1990, aveva liberato l’acquirente dai debiti pregressi, lasciando loro come unica tutela il Fondo. La Cassazione ha respinto questa argomentazione, affermando che gli accordi privati tra le parti (cedente, cessionario e sindacati) non possono modificare la disciplina pubblicistica e imperativa del Fondo di Garanzia INPS. L’obbligazione del Fondo sorge solo se sussistono le condizioni previste dalla legge, indipendentemente da pattuizioni private.

4. Quote per la Previdenza Complementare

Anche la richiesta relativa ai contributi non versati al fondo pensione è stata respinta. La Corte ha spiegato che, quando il datore non versa le quote di TFR destinate alla previdenza complementare, il vincolo di destinazione si scioglie. Il lavoratore acquisisce un credito di natura retributiva nei confronti del datore di lavoro per l’importo corrispondente. Tale debito, come gli altri, si trasferisce in capo all’acquirente dell’azienda.

Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: il Fondo di Garanzia INPS ha una funzione sostitutiva e di ultima istanza, destinata a coprire i crediti dei lavoratori rimasti privi di tutela a seguito della perdita del posto per insolvenza del datore. Non può essere attivato quando gli strumenti di protezione previsti dall’ordinamento, come la continuità del rapporto di lavoro e la responsabilità solidale del nuovo datore in caso di cessione d’azienda, sono operanti. La continuità aziendale, pur nascendo da una situazione di crisi, rappresenta la principale forma di tutela per i lavoratori, garantendo la conservazione del posto di lavoro e dei diritti ad esso connessi, che si trasferiscono in capo al nuovo soggetto imprenditoriale.

Se l’azienda in cui lavoro viene venduta mentre è in crisi e io continuo a lavorare per il nuovo proprietario, posso chiedere al Fondo di Garanzia INPS di pagarmi il TFR maturato con la vecchia azienda?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che se il rapporto di lavoro prosegue senza interruzioni con l’acquirente, manca il presupposto essenziale per l’intervento del Fondo, ovvero la cessazione del rapporto con il datore di lavoro insolvente. La tutela del lavoratore è garantita dalla responsabilità del nuovo datore.

Un accordo sindacale che libera il nuovo acquirente dai debiti della vecchia azienda mi dà diritto ad accedere al Fondo di Garanzia?
No. Secondo la Corte, gli accordi privati o sindacali non possono modificare le regole di funzionamento del Fondo di Garanzia. L’obbligo del Fondo di intervenire dipende esclusivamente dai presupposti fissati dalla legge (insolvenza e cessazione del rapporto), non da patti tra le parti.

Cosa succede se il mio vecchio datore di lavoro, ora insolvente, non ha versato le quote del mio TFR al fondo di previdenza complementare?
In questo caso, il lavoratore acquisisce un credito di natura retributiva per l’importo non versato. In caso di cessione d’azienda, questo debito si trasferisce al nuovo datore di lavoro, che è tenuto a pagarlo. Non è possibile, per questa ragione, chiedere l’intervento del Fondo di Garanzia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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