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Firma autografa sostituita: vale l’atto notificato?

Un cittadino ha contestato un’ingiunzione di pagamento per violazioni stradali, sostenendo la sua nullità per l’assenza di firma manuale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che per gli atti prodotti con sistemi informatici, la firma autografa sostituita dall’indicazione a stampa del responsabile è pienamente valida, in accordo con il Codice dell’Amministrazione Digitale e la normativa specifica.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Firma Sostituita a Stampa: la Cassazione Conferma la Validità degli Atti Amministrativi

Ricevere un atto dalla Pubblica Amministrazione, come un verbale o un’ingiunzione di pagamento, e notare l’assenza di una firma in calce può sollevare dubbi sulla sua validità. È legittimo un documento che riporta solo il nome del funzionario responsabile stampato al computer? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 6791/2024, ha chiarito definitivamente la questione, confermando la piena legittimità della firma autografa sostituita a mezzo stampa per gli atti amministrativi prodotti con sistemi meccanizzati.

I Fatti di Causa

Un cittadino si è visto notificare un’ingiunzione di pagamento di quasi 9.000 euro da parte di un Comune del nord Italia per una serie di violazioni al codice della strada relative all’accesso in una zona a traffico limitato. L’automobilista ha deciso di impugnare l’atto, sostenendo che fosse nullo per due motivi principali:
1. La mancanza della firma autografa del responsabile del procedimento.
2. L’assenza di un’attestazione che certificasse la conformità della copia cartacea notificata al documento originale (presumibilmente digitale) conservato dall’ente.

Secondo il ricorrente, queste mancanze rendevano incerta la provenienza e l’autenticità dell’atto. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello, tuttavia, avevano respinto le sue richieste, portando il caso dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione.

La Questione della Firma Autografa Sostituita

Il cuore del dibattito legale ruotava attorno all’interpretazione delle norme che regolano la formazione e la notifica degli atti amministrativi nell’era digitale. Il ricorrente insisteva sull’applicazione rigida del Codice dell’Amministrazione Digitale (D.Lgs. 82/2005), sostenendo che il Comune avrebbe dovuto creare un documento informatico originale e notificarne una copia analogica conforme.

La Corte di Cassazione ha però seguito un percorso argomentativo differente, evidenziando come la normativa si sia evoluta per bilanciare digitalizzazione e necessità pratiche, specialmente nei confronti di cittadini che non possiedono un domicilio digitale (come la PEC).

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, basando la sua decisione su una chiara interpretazione combinata di due normative chiave: il D.Lgs. 39/1993 e il Codice dell’Amministrazione Digitale.

Il punto cruciale è l’articolo 3 del D.Lgs. 39/1993, il quale stabilisce che, nel caso di atti amministrativi prodotti tramite sistemi informatici, la firma autografa può essere sostituita dall’indicazione a stampa del nominativo del soggetto responsabile. Questa norma, sottolinea la Corte, è direttamente richiamata dall’articolo 4-bis del Codice dell’Amministrazione Digitale. Quest’ultimo prevede espressamente che, nei confronti dei soggetti privi di domicilio digitale, l’amministrazione invii le comunicazioni tramite copia analogica (cartacea), applicando proprio le disposizioni sulla sostituzione della firma.

In sostanza, la legge crea un sistema coerente: la PA produce un atto con un sistema automatizzato e, se il cittadino non ha una PEC, gli notifica una copia cartacea dove la firma è validamente sostituita dalla dicitura a stampa. La Corte ha inoltre chiarito che la normativa richiamata (art. 3 del D.Lgs. 39/1993) non impone alcun obbligo di attestazione di conformità della copia notificata. Tale requisito non è previsto e la sua assenza non inficia la validità del provvedimento né la sua riconducibilità all’ente che lo ha emesso.

Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza un principio fondamentale per l’efficienza della Pubblica Amministrazione. Gli atti generati automaticamente, come le ingiunzioni di pagamento per multe, sono validi anche se notificati in copia cartacea con la sola indicazione a stampa del dirigente responsabile. Questa pronuncia offre certezza giuridica e semplifica le procedure, confermando che la firma autografa sostituita è uno strumento legittimo che garantisce l’autenticità dell’atto senza richiedere adempimenti non espressamente previsti dalla legge. Per i cittadini, ciò significa che contestare un atto su questa base ha scarse probabilità di successo, a meno che non si possano dimostrare altri vizi sostanziali.

Un atto amministrativo senza firma a mano è valido?
Sì, è valido se prodotto con sistemi informatici. La legge prevede che la firma autografa possa essere sostituita dall’indicazione a stampa del nominativo del soggetto responsabile del procedimento, come chiarito dalla Corte di Cassazione.

La Pubblica Amministrazione deve sempre allegare un’attestazione di conformità alla copia di un atto che notifica?
No. Secondo la sentenza, nel caso di atti notificati in copia analogica con firma sostituita a stampa ai sensi dell’art. 3 del D.Lgs. 39/1993, non è richiesto alcun attestato di conformità, poiché tale requisito non è previsto dalla norma specifica.

Cosa succede se un cittadino non ha un domicilio digitale (PEC)?
La legge (art. 4-bis del Codice dell’Amministrazione Digitale) stabilisce che la Pubblica Amministrazione può inviare ai cittadini senza domicilio digitale una copia cartacea (analogica) dei documenti, che è perfettamente valida se rispetta le regole sulla sostituzione della firma autografa con l’indicazione a stampa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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