LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fido di fatto: interessi e anatocismo in conto corrente

Un cliente bancario ha impugnato una sentenza relativa a interessi, anatocismo e commissioni su un conto corrente con un “fido di fatto”. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, stabilendo che la clausola di anatocismo non è vessatoria ai sensi dell’art. 1341 c.c. Inoltre, ha chiarito che l’esistenza di un fido di fatto non giustifica l’applicazione dei tassi sostitutivi dell’art. 117 T.U.B. se i tassi sono già previsti contrattualmente. Anche la compensazione parziale delle spese legali è stata confermata come legittima.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Fido di Fatto: Quando Non Si Applicano i Tassi Sostitutivi del T.U.B.?

Una recente sentenza della Corte di Appello di Firenze offre importanti chiarimenti sui rapporti bancari, in particolare sulla gestione degli interessi in presenza di un fido di fatto e sulla natura delle clausole di anatocismo. La decisione analizza tre punti cruciali sollevati da un correntista contro il proprio istituto di credito, confermando la sentenza di primo grado e respingendo le richieste dell’appellante. Questo caso studio è fondamentale per comprendere i limiti dell’applicazione dei tassi sostitutivi e la corretta interpretazione delle clausole contrattuali.

I Fatti di Causa

La controversia nasce dall’azione di un cliente che citava in giudizio la propria banca per la presunta applicazione illegittima di interessi anatocistici, ultralegali, commissioni non dovute e altre condizioni peggiorative. Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto le richieste del cliente, condannando la banca alla restituzione di circa 18.000 euro, ma aveva rigettato altre contestazioni, tra cui quella sulla validità della capitalizzazione degli interessi prima del 2014. Insoddisfatto della decisione, il correntista proponeva appello, basando le proprie doglianze su tre motivi principali.

I Motivi dell’Appello

L’appellante ha contestato la sentenza di primo grado su tre fronti:

1. Erroneità sulla capitalizzazione trimestrale: Sosteneva che la clausola sull’anatocismo dovesse essere considerata vessatoria ai sensi dell’art. 1341 c.c. e, pertanto, necessitasse di una specifica approvazione scritta, in sua assenza doveva essere considerata nulla.
2. Errata determinazione degli interessi sul fido di fatto: Argomentava che, in assenza di contratti di affidamento formali per gran parte del rapporto, la banca avrebbe dovuto applicare i tassi sostitutivi previsti dall’art. 117 del Testo Unico Bancario (T.U.B.), in quanto gli interessi erano da considerarsi indeterminati.
3. Erronea compensazione delle spese processuali: Riteneva ingiusta la decisione del Tribunale di compensare parzialmente le spese di lite, dato che la maggior parte delle sue contestazioni sulla validità delle clausole era stata accolta.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte di Appello di Firenze ha rigettato integralmente l’appello, fornendo motivazioni dettagliate per ciascun punto sollevato.

Anatocismo e Clausole Vessatorie

Riguardo al primo motivo, la Corte ha chiarito che l’elenco delle clausole vessatorie contenuto nell’art. 1341 c.c. è tassativo. Poiché la clausola che prevede la capitalizzazione degli interessi (anatocismo) non rientra in tale elenco, non è richiesta una specifica approvazione per iscritto per la sua validità. La Corte ha ritenuto infondata la lamentela, confermando che la pattuizione era legittima nel periodo antecedente l’entrata in vigore della Legge n. 147/2013.

La gestione del fido di fatto e i tassi di interesse

Sul secondo e più significativo motivo, quello relativo al fido di fatto, la Corte ha confermato l’approccio del giudice di primo grado. Pur riconoscendo l’esistenza di un affidamento non formalizzato per un lungo periodo, ha stabilito che ciò non comporta automaticamente l’applicazione dei tassi sostitutivi dell’art. 117 T.U.B. La norma, infatti, interviene solo quando i tassi non sono determinati per iscritto. Nel caso di specie, i tassi di interesse erano chiaramente previsti nel contratto di conto corrente originario. Inoltre, le verifiche tecniche (CTU) avevano dimostrato che i tassi effettivamente applicati dalla banca erano addirittura inferiori a quelli pattuiti. Di conseguenza, non vi era alcuna indeterminatezza che potesse giustificare il ricorso ai tassi sostitutivi.

La Compensazione delle Spese Legali

Infine, anche la contestazione sulla liquidazione delle spese è stata respinta. La Corte ha ritenuto corretta la compensazione parziale decisa in primo grado, poiché non tutte le domande del cliente erano state accolte e, al contempo, alcune eccezioni sollevate dalla banca (come la prescrizione parziale) erano risultate fondate. Questo equilibrio giustificava una ripartizione dell’onere delle spese tra le parti.

Le Conclusioni

La sentenza consolida due principi importanti nel diritto bancario:

1. La clausola di anatocismo, sebbene oggi disciplinata diversamente, non rientrava tra le clausole vessatorie che richiedevano la doppia sottoscrizione ex art. 1341 c.c.
2. L’esistenza di un fido di fatto non è sufficiente per invocare l’applicazione dei tassi sostitutivi del T.U.B. se il contratto di conto corrente contiene una chiara e valida pattuizione sui tassi di interesse applicabili.

Questa decisione sottolinea l’importanza della chiarezza e completezza dei contratti bancari originari, il cui contenuto rimane prevalente anche in presenza di prassi operative non formalizzate come, appunto, il fido concesso di fatto.

Una clausola di capitalizzazione trimestrale degli interessi (anatocismo) è considerata vessatoria ai sensi dell’art. 1341 c.c.?
No, la Corte ha stabilito che l’elenco delle clausole vessatorie contenuto nell’art. 1341 del Codice Civile è tassativo e non include le clausole sull’anatocismo. Pertanto, per la loro validità, non è richiesta una specifica approvazione per iscritto.

In presenza di un “fido di fatto”, si devono applicare automaticamente i tassi di interesse sostitutivi previsti dal Testo Unico Bancario?
No. La sentenza chiarisce che se il contratto di conto corrente originale prevede tassi di interesse determinati per iscritto, questi restano validi. I tassi sostitutivi dell’art. 117 T.U.B. si applicano solo in caso di indeterminatezza o assenza di pattuizione scritta, non per la sola esistenza di un fido di fatto.

È legittimo per un giudice compensare parzialmente le spese legali se le richieste della parte attrice sono state in gran parte accolte?
Sì, è legittimo. La Corte ha confermato la compensazione parziale delle spese basandosi sul rigetto di alcune domande dell’attore e sull’accoglimento di alcune eccezioni della banca (come la prescrizione parziale). Il parziale riconoscimento del credito giustifica una ripartizione delle spese di lite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati