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Fideiussione omnibus nulla: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due fideiussori. La questione della nullità della fideiussione omnibus, per conformità al modello ABI anticoncorrenziale, non può essere sollevata per la prima volta in Cassazione. È necessario che i fatti a fondamento della presunta nullità siano stati allegati e provati nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ribadisce anche i limiti del sindacato sulla valutazione delle prove da parte del giudice di merito.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Fideiussione Omnibus Nulla: Quando il Ricorso è Inammissibile

La questione della Fideiussione omnibus nulla per violazione della normativa antitrust è un tema di grande attualità nel diritto bancario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 4088/2024, offre chiarimenti cruciali non tanto sulla sostanza della nullità, quanto sui requisiti procedurali per farla valere in giudizio. La decisione sottolinea un principio fondamentale: le questioni basate su presupposti di fatto specifici devono essere introdotte fin dal primo grado di giudizio, altrimenti il ricorso per cassazione rischia di essere dichiarato inammissibile.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo emesso da un istituto di credito nei confronti di una società debitrice e dei suoi due fideiussori. Questi ultimi si opponevano al decreto, contestando in primo grado la presunta usurarietà dei tassi di interesse applicati al conto corrente e chiedendo una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) per verificare i conteggi. Il Tribunale rigettava l’opposizione, ritenendo le contestazioni generiche e la richiesta di CTU meramente esplorativa.

Successivamente, la Corte di Appello confermava la decisione di primo grado, pur correggendo un punto di diritto: la Commissione di Massimo Scoperto (CMS) andava effettivamente inclusa nel calcolo del Tasso Effettivo Globale (TEG) ai fini della verifica dell’usura, sebbene con modalità di calcolo specifiche. Nonostante ciò, l’appello veniva rigettato e i fideiussori condannati a pagare.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I fideiussori decidevano di portare il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il loro ricorso su due motivi principali:

1. Violazione delle norme sulla valutazione delle prove (art. 116 c.p.c.): I ricorrenti lamentavano che i giudici di merito non avessero esaminato correttamente i contratti prodotti, dai quali, a loro dire, sarebbe emersa una realtà diversa da quella accertata in sentenza.
2. Mancato rilievo d’ufficio della nullità della fideiussione: Per la prima volta in Cassazione, i ricorrenti sostenevano che il contratto di fideiussione fosse nullo perché riproduceva lo schema contrattuale ABI, sanzionato dalla Banca d’Italia nel 2005 come risultato di un’intesa anticoncorrenziale. Chiedevano quindi alla Suprema Corte di dichiarare d’ufficio tale nullità.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla Fideiussione omnibus nulla

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte, fornendo motivazioni dense di principi procedurali.

Il Tentativo di Riesame del Merito

Sul primo motivo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. La contestazione della valutazione delle prove da parte del giudice di merito è consentita solo entro limiti strettissimi. Non è sufficiente sostenere che il giudice abbia ‘male esercitato’ il suo ‘prudente apprezzamento’. È necessario dimostrare che abbia violato una norma specifica sulla valutazione di una prova (ad esempio, disconoscendo il valore di prova legale di un atto pubblico) o che la sua motivazione sia viziata in modo grave e palese. Nel caso di specie, i ricorrenti cercavano semplicemente di ottenere una nuova e più favorevole lettura dei documenti, attività preclusa in sede di legittimità.

La Tardività della Questione sulla Fideiussione Omnibus Nulla

Il secondo motivo, il più rilevante dal punto di vista giuridico, è stato anch’esso dichiarato inammissibile. La Corte ha spiegato che, sebbene la nullità possa essere rilevata d’ufficio anche in appello e in cassazione, ciò è possibile solo a una condizione: che i fatti su cui si fonda la nullità siano già stati ritualmente acquisiti nel processo.

Nel caso della fideiussione omnibus nulla per violazione della normativa antitrust, il presupposto di fatto è la conformità del contratto specifico sottoscritto dalle parti allo schema ABI sanzionato. I ricorrenti, però, non avevano mai allegato questa circostanza nei gradi di merito, né avevano prodotto in giudizio lo schema ABI per consentire una comparazione. Aver sollevato la questione solo in Cassazione si è tradotto nell’introduzione di un tema di indagine nuovo, che avrebbe richiesto accertamenti di fatto non consentiti in quella sede. La Corte ha inoltre precisato che il provvedimento della Banca d’Italia, pur avendo un’elevata forza probatoria, è un atto amministrativo e rientra nella sfera del ‘fatto’, non del ‘diritto’. Pertanto, la sua applicabilità al caso concreto doveva essere oggetto di dibattito e prova nelle fasi di merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 4088/2024 è un monito fondamentale per chi agisce in giudizio in materia bancaria. La strategia processuale deve essere completa e definita fin dal primo atto. Non è possibile ‘riservare’ questioni, soprattutto se richiedono accertamenti fattuali, per i gradi successivi di giudizio. La nullità delle fideiussioni ‘a valle’ di intese anticoncorrenziali è un’arma di difesa potente, ma il suo utilizzo richiede una tempestiva e precisa allegazione dei fatti costitutivi. In assenza di ciò, anche la ragione più solida rischia di scontrarsi con il muro invalicabile dell’inammissibilità.

È possibile contestare per la prima volta in Cassazione la nullità di una fideiussione perché conforme al modello ABI anticoncorrenziale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che è inammissibile sollevare per la prima volta tale questione in sede di legittimità. I fatti che costituiscono il fondamento della nullità, come la conformità delle clausole contrattuali al modello ABI sanzionato, devono essere stati specificamente allegati e provati nei gradi di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Quando è ammissibile in Cassazione un ricorso che lamenta una cattiva valutazione delle prove?
Un ricorso basato sulla violazione dell’art. 116 c.p.c. è ammissibile solo in limiti molto rigorosi. Non basta contestare il ‘prudente apprezzamento’ del giudice. È necessario dimostrare che il giudice abbia violato una regola di prova legale (attribuendo a una prova un valore diverso da quello previsto dalla legge) o una specifica norma di valutazione, ma non si può chiedere alla Corte di rivalutare semplicemente i fatti del processo.

Il provvedimento della Banca d’Italia che ha sanzionato l’intesa ABI può essere esaminato direttamente dalla Cassazione?
No. Secondo la Corte, il provvedimento della Banca d’Italia è un atto amministrativo e non un atto normativo. Pertanto, appartiene alla sfera del ‘fatto’ e non del ‘diritto’. La sua esistenza e la sua applicabilità al contratto specifico in esame devono essere accertate dal giudice di merito e non possono essere oggetto di un nuovo esame in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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