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Ferie non godute: spetta l’indennità anche senza prove

Una dirigente medico, dopo le dimissioni volontarie, ha chiesto il pagamento dell’indennità per ferie non godute. L’azienda ospedaliera si è opposta, ma la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando il diritto della lavoratrice. La Corte ha stabilito che la prova dell’impossibilità di fruire delle ferie può essere fornita anche tramite testimoni, senza necessità di richieste o dinieghi scritti, e ha ribadito importanti principi procedurali sui motivi di ricorso.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità per Ferie Non Godute: la Prova Testimoniale è Sufficiente

Il diritto alle ferie non godute rappresenta un tema cruciale nel diritto del lavoro, poiché tocca il diritto irrinunciabile del lavoratore al riposo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 14873/2024, ha fornito importanti chiarimenti sui mezzi di prova ammissibili per dimostrare l’impossibilità di fruire delle ferie e ha ribadito principi procedurali fondamentali per i ricorsi in sede di legittimità. La vicenda riguarda una dirigente medico che, dopo le dimissioni, ha richiesto il pagamento dell’indennità sostitutiva per i giorni di ferie maturati e non fruiti.

I Fatti di Causa

Una dirigente medico, al termine del suo rapporto di lavoro con un’azienda ospedaliera a seguito di dimissioni volontarie, ha agito in giudizio per ottenere il pagamento dell’indennità sostitutiva per 51 giorni di ferie non godute. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno accolto la sua domanda, condannando l’ex datore di lavoro al pagamento.

L’azienda ospedaliera ha quindi presentato ricorso per Cassazione, contestando la decisione dei giudici di merito sulla base di due motivi principali.

I motivi del ricorso sulle ferie non godute

Il ricorso dell’azienda si articolava su due fronti principali, entrambi volti a smontare la decisione della Corte d’Appello.

La Prova dell’Impossibilità di Fruizione delle Ferie

Con il primo motivo, l’azienda lamentava la violazione di una norma del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL). Sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel ritenere provata l’impossibilità, non imputabile alla lavoratrice, di godere delle ferie. In particolare, l’azienda sottolineava l’assenza di prove documentali, come richieste scritte di ferie da parte della dipendente o dinieghi formali da parte del datore di lavoro, ritenendo che le sole dichiarazioni testimoniali non fossero sufficienti.

La Contestazione dell’Importo Dovuto

Con il secondo motivo, veniva contestata la violazione delle norme procedurali (artt. 115 e 167 c.p.c.) relative all’onere di contestazione. L’azienda sosteneva che, avendo contestato l’esistenza stessa del diritto al pagamento, tale contestazione dovesse considerarsi estesa implicitamente anche all’ammontare del credito, che la Corte d’Appello aveva invece ritenuto non specificamente contestato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi con argomentazioni nette e basate su principi consolidati.

Il Limite del Riesame del Fatto

In merito al primo motivo, la Corte ha chiarito che l’argomentazione dell’azienda non contestava una violazione di legge, ma mirava a un riesame della valutazione delle prove, attività preclusa al giudice di legittimità. La Corte d’Appello aveva basato la sua decisione sulle dichiarazioni dei testimoni, ritenendo che da esse emergesse l’impossibilità per la lavoratrice di godere del riposo. La valutazione del valore probatorio di tali testimonianze è di esclusiva competenza del giudice di merito. La Cassazione ha inoltre aggiunto che nessuna norma di legge impone l’uso esclusivo di prove scritte (come richieste o dinieghi formali) per dimostrare l’impossibilità di fruire delle ferie, essendo pienamente ammissibili le prove testimoniali e le presunzioni semplici.

L’Autonoma e Duplice ‘Ratio Decidendi’

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha evidenziato che la decisione d’appello sull’ammontare del credito si fondava su due ragioni autonome e sufficienti (rationes decidendi):
1. La mancata contestazione specifica dei conteggi da parte dell’azienda.
2. La prova positiva della correttezza di tali conteggi, emersa da un documento prodotto dalla stessa azienda ospedaliera che attestava gli emolumenti percepiti dalla dirigente al momento della cessazione del rapporto.

Il ricorso dell’azienda criticava solo la prima ragione, ignorando completamente la seconda. Secondo un principio consolidato, quando una sentenza è sorretta da più motivazioni autonome, il ricorrente ha l’onere di contestarle tutte. Omettere la critica anche solo a una di esse rende il ricorso inammissibile, poiché la motivazione non censurata è da sola sufficiente a sostenere la decisione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce tre principi fondamentali. Primo, il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito: non si possono rimettere in discussione i fatti come accertati e valutati dal giudice d’appello. Secondo, per dimostrare l’impossibilità di godere delle ferie non godute per cause non imputabili al lavoratore, la prova testimoniale è un mezzo pienamente valido e la sua valutazione è rimessa al prudente apprezzamento del giudice. Terzo, dal punto di vista processuale, un ricorso deve attaccare tutte le autonome ragioni che sorreggono la decisione impugnata, pena la sua inammissibilità. Questa pronuncia conferma quindi la tutela del diritto all’indennità sostitutiva delle ferie, anche in assenza di prove documentali formali, valorizzando il quadro probatorio complessivo offerto nel giudizio di merito.

È necessaria una richiesta scritta per provare l’impossibilità di godere delle ferie?
No, secondo la Corte non esiste alcuna norma che limiti il potere del giudice a utilizzare prove testimoniali o presunzioni semplici per accertare l’impossibilità del lavoratore di fruire delle ferie. Pertanto, non sono indispensabili richieste scritte o dinieghi formali.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione contesta solo una delle diverse ragioni autonome su cui si basa la sentenza impugnata?
Il ricorso è inammissibile. Se una decisione è basata su più motivazioni indipendenti e autosufficienti (autonome ‘rationes decidendi’), il ricorrente deve contestarle tutte. Se anche una sola di esse non viene criticata, questa è sufficiente a sorreggere la decisione, rendendo inutile l’esame delle altre censure.

Contestare il diritto all’indennità per ferie non godute equivale a contestarne anche l’importo?
Non necessariamente. In questo caso, la Corte d’Appello ha ritenuto non contestato l’importo specifico. Tuttavia, la Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile su una base procedurale differente, ovvero la presenza di una seconda e non contestata ‘ratio decidendi’ che provava la correttezza dell’importo tramite un documento prodotto dallo stesso datore di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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