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Ferie non godute: onere della prova spetta al datore

Una dirigente pubblica, licenziata dopo un periodo di detenzione, chiedeva il pagamento delle ferie non godute. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13691/2025, ha annullato la decisione di merito, stabilendo un principio cruciale: spetta sempre al datore di lavoro l’onere di provare di aver messo il dipendente in condizione di fruire delle ferie. Questo onere probatorio sulle ferie non godute vale anche per i dirigenti, superando l’orientamento precedente. La Corte ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Ferie non godute: la Cassazione ribalta l’onere della prova

Introduzione: Il Diritto alle Ferie e l’Onere della Prova

Il diritto alle ferie è un pilastro fondamentale del diritto del lavoro, ma cosa succede quando queste non vengono fruite? La questione delle ferie non godute e della loro monetizzazione al termine del rapporto di lavoro è spesso oggetto di contenzioso. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire un aspetto cruciale: su chi ricade l’onere di provare che il lavoratore sia stato messo in condizione di godere del proprio riposo? La risposta della Corte sposta decisamente l’equilibrio a favore del lavoratore, anche quando si tratta di una figura dirigenziale.

I Fatti del Caso: Licenziamento e Richiesta di Indennità

Il caso riguarda una dirigente di una società pubblica che, a seguito di un licenziamento disciplinare avvenuto mentre si trovava in stato di detenzione, ha citato in giudizio l’ex datore di lavoro. L’oggetto della richiesta era il pagamento dell’indennità sostitutiva per i giorni di ferie maturati e non goduti negli anni precedenti al licenziamento.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la sua domanda. Le corti di merito avevano basato la loro decisione su due argomenti principali:
1. La lavoratrice, in quanto dirigente, aveva il potere di autodeterminare il proprio periodo di ferie.
2. Una specifica normativa per il pubblico impiego (art. 5, comma 8, del D.L. 95/2012) vieta la monetizzazione delle ferie, interpretando tale divieto come esteso anche ai casi di cessazione del rapporto per licenziamento disciplinare.
La lavoratrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua posizione non le consentiva una totale autonomia nella scelta delle ferie e che l’onere di dimostrare l’impossibilità di fruirne non doveva ricadere su di lei, bensì sul datore di lavoro.

La Decisione della Cassazione sulle Ferie non Godute

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi principali del ricorso, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. La decisione si fonda su un’interpretazione del diritto nazionale allineata con i principi del diritto dell’Unione Europea, segnando un’evoluzione rispetto alla giurisprudenza precedente.

Il Principio Fondamentale del Diritto alle Ferie

Gli Ermellini hanno ribadito che il diritto alle ferie annuali retribuite è un diritto fondamentale e irrinunciabile del lavoratore. A questo diritto è intrinsecamente collegato quello a un’indennità finanziaria sostitutiva se, al termine del rapporto, le ferie non sono state godute per cause non imputabili al lavoratore stesso.

L’Inversione dell’Onere della Prova: Una Svolta Giurisprudenziale

Il punto centrale della sentenza è la ripartizione dell’onere della prova. La Corte ha stabilito che la perdita del diritto alle ferie (e alla relativa indennità) può verificarsi solo se il datore di lavoro dimostra di aver adempiuto al suo obbligo. Nello specifico, il datore di lavoro deve provare:
1. Di aver invitato il lavoratore a godere delle ferie, se necessario anche formalmente.
2. Di averlo avvisato in modo chiaro e tempestivo che, in caso di mancata fruizione, le ferie sarebbero andate perse al termine del periodo di riferimento o di riporto.
Questo principio, sottolinea la Corte, si applica a tutti i dipendenti, compresi i dirigenti. Viene così superato il vecchio orientamento che addossava al dirigente l’onere di dimostrare di non aver potuto prendere le ferie per eccezionali e obiettive necessità aziendali. La Corte territoriale aveva erroneamente applicato questo orientamento superato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione richiamando la giurisprudenza consolidata della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il diritto alle ferie è finalizzato a tutelare la sicurezza e la salute del lavoratore, permettendogli di recuperare le energie psico-fisiche. Il datore di lavoro, in quanto parte contrattuale più forte, ha un obbligo positivo di assicurarsi che il lavoratore eserciti effettivamente tale diritto. L’onere della prova non può che gravare su di lui. L’interpretazione precedente, che esonerava di fatto il datore di lavoro da questo obbligo nel caso dei dirigenti, è stata ritenuta non conforme al diritto comunitario e nazionale. Pertanto, la Corte d’Appello, nell’addossare alla dirigente l’onere di provare l’impossibilità di fruire del riposo, ha commesso un errore di diritto.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza viene annullata e la questione rimandata alla Corte d’Appello di Roma, in diversa composizione. Il nuovo giudice dovrà accertare i fatti applicando il corretto principio di diritto: spetta al datore di lavoro dimostrare di aver posto la lavoratrice in condizione di esercitare il suo diritto alle ferie, con piena consapevolezza delle conseguenze in caso di mancata fruizione. Questa ordinanza rappresenta un’importante affermazione a tutela del diritto alle ferie, chiarendo che la responsabilità di garantirne il godimento effettivo ricade in primis sul datore di lavoro, senza distinzioni di qualifica.

A chi spetta l’onere di provare che il lavoratore è stato messo in condizione di godere delle ferie?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova grava sempre sul datore di lavoro. Egli deve dimostrare di aver invitato il lavoratore a prendere le ferie e di averlo avvisato che le avrebbe perse in caso di mancata fruizione.

Il principio sull’onere della prova del datore di lavoro si applica anche ai dirigenti?
Sì. La Corte ha specificato che i principi affermati valgono per tutti i dipendenti, compresi i dirigenti, superando l’orientamento precedente che prevedeva un’eccezione per le figure apicali.

Il divieto di monetizzazione delle ferie per i dipendenti pubblici è assoluto?
No, non è assoluto. La giurisprudenza, sia costituzionale che comunitaria, ha chiarito che il divieto non si applica nelle ipotesi in cui il mancato godimento delle ferie sia dovuto a cause non imputabili alla volontà del lavoratore (come la malattia o, come in questo caso, la mancata attivazione del datore di lavoro per garantirne la fruizione).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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