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Fatto notorio: il default e la prescrizione dei danni

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni investitori contro un istituto di credito per le perdite subite su obbligazioni estere. La decisione conferma che il termine di prescrizione decennale per l’azione di risarcimento danni decorre dalla data del default dell’emittente, considerato un “fatto notorio”, e non dal momento della successiva percezione del danno da parte del singolo investitore. Di conseguenza, l’azione legale, avviata a distanza di quasi vent’anni, è stata ritenuta prescritta.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Fatto Notorio: Quando la Conoscenza Pubblica Fa Scattare la Prescrizione

In materia di investimenti finanziari, il tempo è un fattore cruciale non solo per i rendimenti, ma anche per la tutela dei propri diritti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un aspetto fondamentale: la decorrenza della prescrizione in caso di perdite dovute a eventi di dominio pubblico. La Corte ha stabilito che la data di un default sovrano, se considerato un fatto notorio, segna l’inizio del conto alla rovescia per richiedere il risarcimento dei danni, indipendentemente da quando il singolo risparmiatore ne abbia percepito le conseguenze. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’acquisto di obbligazioni della Repubblica Argentina effettuato da due risparmiatori negli anni 1996 e 1997, tramite un noto istituto di credito. A seguito del default dello Stato emittente, avvenuto nel dicembre 2001, gli investitori perdevano gran parte del loro capitale. Anni dopo, decidevano di citare in giudizio la banca, chiedendo l’annullamento dei contratti di acquisto e il risarcimento dei danni per la violazione degli obblighi informativi da parte dell’intermediario.

Tanto il Tribunale di primo grado quanto la Corte d’Appello respingevano le domande, ritenendo che il diritto al risarcimento fosse ormai estinto per prescrizione. Secondo i giudici di merito, il termine decennale per agire era iniziato a decorrere non più tardi del 21 dicembre 2001, data del default, un evento di tale portata mediatica da essere considerato un fatto notorio. La prima richiesta formale di risarcimento da parte degli investitori era però giunta solo nel 2021, ben oltre il termine di dieci anni.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi degli investitori inammissibili, confermando la linea dei giudici di merito. La decisione si fonda su un principio cardine: la solidità della ratio decidendi della sentenza d’appello, incentrata proprio sulla prescrizione del diritto.

La Corte ha rigettato le argomentazioni dei ricorrenti, i quali sostenevano che il termine dovesse decorrere dal momento in cui il danno si era effettivamente manifestato nel loro patrimonio e non dalla data del default, la cui conoscenza non poteva essere data per scontata. Per gli Ermellini, invece, la valutazione della Corte d’Appello sull’applicazione del concetto di fatto notorio al default argentino è incensurabile in sede di legittimità.

le motivazioni

Il Fatto Notorio e la Decorrenza della Prescrizione

Il cuore della motivazione risiede nell’analisi del concetto di fatto notorio. La Cassazione ribadisce che un evento di crisi economica o finanziaria generalizzata, come il default di uno Stato sovrano, rientra pienamente in questa nozione. Si tratta di un fatto conosciuto da una persona di media cultura in un dato momento storico, che non necessita di specifiche prove per essere affermato in giudizio.

Di conseguenza, la Corte d’Appello ha correttamente individuato nel 21 dicembre 2001, data in cui il governo argentino dichiarò la moratoria sul debito, il dies a quo del termine di prescrizione. Da quel momento, il danno divenne immediatamente percepibile per qualunque investitore mediamente diligente. L’ampia copertura mediatica dell’evento rendeva impossibile non esserne a conoscenza. Pertanto, il diritto di richiedere il risarcimento poteva essere esercitato fin da subito, e attendere quasi vent’anni ha determinato la sua estinzione.

Inammissibilità degli Altri Motivi di Ricorso

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso presentati dagli investitori, relativi a presunti errori procedurali e a una non corretta valutazione delle prove documentali. La ragione principale di tale decisione risiede nel mancato rispetto del principio di autosufficienza del ricorso per cassazione.

I ricorrenti, infatti, non hanno specificato in modo adeguato e puntuale il contenuto degli atti e dei documenti su cui basavano le loro censure, impedendo alla Corte di valutarne la fondatezza senza dover procedere a un’indagine autonoma sugli atti dei precedenti gradi di giudizio, attività preclusa in sede di legittimità. La critica mossa alla sentenza impugnata è risultata generica e non sufficientemente circostanziata, portando inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

le conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche per gli investitori. In primo luogo, sottolinea l’importanza di agire tempestivamente per la tutela dei propri diritti. In presenza di eventi finanziari di dominio pubblico, come crisi bancarie o default sovrani, il termine di prescrizione per le azioni risarcitorie inizia a decorrere immediatamente. Attendere significa correre il serio rischio di perdere ogni possibilità di recupero. In secondo luogo, la decisione conferma che contestare la qualificazione di un evento come fatto notorio in sede di Cassazione è estremamente difficile. Se un evento è stato ampiamente diffuso dai media e ha avuto una risonanza mondiale, è quasi certo che un giudice lo considererà noto a tutti, con tutte le conseguenze legali che ne derivano.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per un’azione di risarcimento danni in un investimento finanziario legato a un default?
Secondo la Corte, il termine di prescrizione decennale inizia a decorrere dalla data in cui si verifica l’evento dannoso, se questo è un “fatto notorio”, come il default di uno Stato. Da quel momento il danno è considerato percepibile e il diritto può essere fatto valere.

Cos’è un “fatto notorio” e che ruolo gioca in un processo?
Un “fatto notorio” è un fatto la cui conoscenza rientra nel patrimonio culturale di una persona mediamente informata in un dato tempo e luogo (es. una crisi finanziaria di risonanza mondiale). Il giudice può porlo a fondamento della sua decisione senza che le parti debbano fornirne la prova.

È possibile contestare in Cassazione la data di un evento che il giudice di merito ha qualificato come “fatto notorio”?
No, non direttamente. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’eventuale inesattezza di un fatto considerato notorio dal giudice di merito non può essere oggetto di ricorso per cassazione, ma può, al più, costituire motivo di revocazione, un mezzo di impugnazione straordinario con presupposti molto specifici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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