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Fallimento venditore e preliminare: può scioglierlo?

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di fallimento del venditore, il curatore fallimentare può legittimamente sciogliere il contratto preliminare di compravendita immobiliare, anche se il promissario acquirente ha già versato l’intero prezzo. La Corte ha chiarito che il pagamento del prezzo è un effetto anticipatorio e non costituisce la piena esecuzione del contratto, la quale si realizza solo con il trasferimento della proprietà tramite rogito definitivo o sentenza.

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Fallimento Venditore e Preliminare: Quando il Curatore Può Sciogliere il Contratto?

Comprare casa è un passo importante, ma cosa succede se, dopo aver firmato il contratto preliminare e magari aver già pagato il prezzo, l’impresa costruttrice fallisce? Il rischio del fallimento venditore è un’ipotesi che spaventa molti acquirenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia, chiarendo i poteri del curatore fallimentare e i diritti dell’acquirente.

I Fatti di Causa: Un Acquisto Immobiliare Interrotto

Il caso esaminato riguardava un promissario acquirente che aveva stipulato un contratto preliminare per l’acquisto di un immobile, versando interamente il prezzo pattuito di 70.000 euro. Tuttavia, l’impresa venditrice non aveva rispettato il termine per la stipula del contratto definitivo e, successivamente, era stata dichiarata fallita. L’acquirente aveva quindi avviato un’azione legale per ottenere il trasferimento forzato della proprietà, ma la causa era stata interrotta e riassunta nei confronti della curatela fallimentare. Il curatore, avvalendosi della facoltà prevista dalla legge, aveva deciso di sciogliere il contratto preliminare. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al curatore, spingendo l’acquirente a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte e la Tutela in caso di Fallimento Venditore

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Il punto centrale della controversia era se l’integrale pagamento del prezzo potesse essere considerato come ‘esecuzione’ del contratto, tale da impedire al curatore fallimentare di esercitare il diritto di scioglimento previsto dall’art. 72 della Legge Fallimentare. La risposta della Corte è stata un netto no.

Le Motivazioni: Pagamento del Prezzo vs. Esecuzione del Contratto

La Suprema Corte ha ribadito un orientamento consolidato, spiegando la differenza cruciale tra gli effetti anticipatori e l’esecuzione vera e propria del contratto preliminare.

L’obbligazione principale che nasce da un preliminare di compravendita è quella di stipulare il contratto definitivo. Il pagamento del prezzo e l’eventuale consegna anticipata dell’immobile sono considerati ‘effetti prodromici’, ovvero atti preparatori e accessori che non esauriscono il rapporto. L’esecuzione del contratto, quella che impedisce al curatore di sciogliersi dal vincolo, si verifica solo in due modi:

1. Con la stipula del contratto definitivo (il rogito notarile).
2. Con una sentenza passata in giudicato che trasferisce la proprietà, ai sensi dell’art. 2932 c.c.

Fino a quando non si verifica una di queste due condizioni, il contratto è da considerarsi ‘pendente’. In caso di fallimento venditore, la legge conferisce al curatore la facoltà di scegliere se subentrare nel contratto e adempierlo (procedendo al rogito) oppure sciogliersi da esso. Il pagamento del prezzo da parte dell’acquirente non limita in alcun modo questa scelta discrezionale del curatore, il cui obiettivo è tutelare la massa dei creditori.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per l’Acquirente

La decisione sottolinea una dura realtà per chi acquista un immobile da un’impresa poi fallita. Il versamento dell’intero prezzo prima del rogito non garantisce il trasferimento della proprietà. Se il curatore decide di sciogliere il contratto, l’acquirente non può più pretendere l’immobile. Il suo diritto si trasforma in un credito monetario nei confronti del fallimento: egli potrà insinuarsi al passivo per chiedere la restituzione di quanto versato, ma con il rischio concreto di recuperare solo una piccola parte della somma, data la concorrenza con gli altri creditori. Questa pronuncia ribadisce l’importanza, per l’acquirente, di tutelarsi attraverso strumenti come la trascrizione del contratto preliminare nei registri immobiliari, che offre una protezione più robusta in caso di fallimento del venditore.

Se il venditore fallisce, il curatore può sciogliere il contratto preliminare anche se ho già pagato tutto il prezzo?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il pagamento integrale del prezzo non costituisce ‘esecuzione’ del contratto. L’esecuzione si ha solo con il rogito notarile o con una sentenza che ne faccia le veci. Fino a quel momento, il curatore ha la facoltà di sciogliersi dal contratto.

Cosa si intende per ‘esecuzione’ di un contratto preliminare che impedisce lo scioglimento da parte del curatore?
L’esecuzione idonea a impedire lo scioglimento è la stipula del contratto definitivo di compravendita o una sentenza passata in giudicato (ex art. 2932 c.c.) che trasferisca la proprietà del bene. Il pagamento del prezzo e l’immissione in possesso sono considerati solo effetti anticipatori.

In caso di fallimento del venditore e scioglimento del preliminare, quali diritti ha l’acquirente che ha già pagato?
L’acquirente ha diritto di insinuarsi al passivo del fallimento per ottenere la restituzione delle somme versate. Diventa un creditore, ma con scarse possibilità di recuperare l’intero importo versato, concorrendo con tutti gli altri creditori del fallimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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