LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fallimento impresa agrituristica: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di fallimento di una società agricola che gestiva un’attività agrituristica. L’ordinanza stabilisce che, per determinare la fallibilità, si devono applicare criteri uniformi a livello nazionale, dando prevalenza all’analisi dei ricavi (dato reddituale) rispetto a criteri stabiliti da leggi regionali, come quello del “monte ore”. Poiché i ricavi dell’attività agrituristica erano ampiamente superiori a quelli agricoli, l’impresa è stata considerata commerciale e, di conseguenza, soggetta a fallimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Fallimento Impresa Agrituristica: Quando l’Attività Commerciale Prevale su quella Agricola

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta un tema cruciale per il settore agrituristico: la linea di demarcazione tra attività agricola e commerciale, e le conseguenti implicazioni in materia di fallimento impresa agrituristica. La decisione chiarisce che per stabilire se un’impresa sia soggetta alle procedure concorsuali, è necessario guardare alla sostanza economica dell’attività, ovvero ai ricavi, piuttosto che a criteri formali previsti dalle leggi regionali.

I Fatti del Caso: Dall’Agriturismo alla Crisi

Una società agricola, che svolgeva anche attività agrituristica, si è trovata ad affrontare un’istanza di fallimento presentata da un creditore. Inizialmente, il Tribunale aveva respinto la richiesta, ritenendo che la società, qualificata come imprenditore agricolo, non fosse soggetta a fallimento. La valutazione si basava sul criterio del “monte ore”, previsto dalla legge regionale toscana, secondo cui l’attività agricola risultava prevalente in termini di tempo di lavoro impiegato.

Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione. Analizzando i dati economici, ha riscontrato che i ricavi derivanti dall’attività agrituristica erano ampiamente superiori a quelli del settore agricolo. Questo squilibrio economico ha portato la Corte a qualificare l’attività come prevalentemente commerciale, rimettendo gli atti al Tribunale per la dichiarazione di fallimento. La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione contro questa decisione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società, confermando la natura commerciale dell’attività e, di conseguenza, la sua assoggettabilità a fallimento. I giudici hanno stabilito principi chiari, destinati a orientare le future valutazioni in casi simili.

Le motivazioni sul fallimento impresa agrituristica

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri fondamentali: la prevalenza del criterio economico-reddituale e la necessità di applicare una disciplina fallimentare uniforme su tutto il territorio nazionale.

Il Criterio dei Ricavi vs. il “Monte Ore”

La Cassazione ha specificato che la scelta dell’imprenditore di utilizzare il criterio del “monte ore”, legittima ai fini della normativa regionale di settore (per ottenere, ad esempio, agevolazioni fiscali), non può vincolare il giudice fallimentare. Ai fini della valutazione sulla fallibilità, l’indagine deve essere più ampia e concreta. Il giudice deve verificare l’effettiva natura dell’attività esercitata, analizzando il “business” nel suo complesso.

Nel caso specifico, l’enorme sproporzione tra i ricavi dell’attività agrituristica e quelli agricoli ha reso evidente che la seconda era diventata meramente accessoria alla prima. L’attività para-alberghiera e di ristorazione non era più un semplice completamento dell’attività agricola, ma il vero cuore economico dell’impresa. Questo ha comportato la perdita della qualifica di imprenditore agricolo ai fini della legge fallimentare.

L’Uniformità Nazionale della Legge Fallimentare

Un altro punto chiave della decisione è che i presupposti per la dichiarazione di fallimento devono essere basati su criteri uniformi, validi in tutta Italia. Le leggi regionali, emanate nell’ambito della legislazione concorrente, possono fornire supporto interpretativo ma non possono derogare ai principi fondamentali stabiliti dalla legislazione nazionale.

Permettere che la fallibilità di un’impresa dipenda da criteri diversi da regione a regione creerebbe una disparità di trattamento inaccettabile. Pertanto, la valutazione deve essere condotta alla luce dell’art. 2135 del codice civile e della legge quadro sull’agriturismo, integrati da un’analisi concreta dei dati economici e gestionali dell’impresa.

Le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un importante monito per gli imprenditori del settore agrituristico. La qualifica di “imprenditore agricolo”, che garantisce l’esenzione dal fallimento, non è un dato acquisito una volta per tutte. È essenziale mantenere un equilibrio reale e sostanziale tra l’attività agricola principale e quella agrituristica connessa. Quando l’attività connessa, per volume d’affari e ricavi, supera nettamente quella agricola, l’impresa assume natura commerciale e diventa vulnerabile alle procedure concorsuali. Gli imprenditori devono quindi monitorare attentamente non solo le ore di lavoro, ma soprattutto i flussi di ricavi, per assicurarsi di rimanere all’interno dei confini dell’impresa agricola e proteggersi dal rischio di fallimento.

Un’impresa agrituristica può essere dichiarata fallita?
Sì, un’impresa agrituristica può essere dichiarata fallita se la sua attività connessa (come quella ricettiva e di ristorazione) diventa economicamente prevalente rispetto all’attività agricola principale (coltivazione, allevamento, etc.), facendole assumere la natura di impresa commerciale.

Quale criterio si usa per stabilire se un’attività agrituristica è prevalentemente agricola o commerciale ai fini del fallimento?
Ai fini del fallimento, il criterio principale è quello economico-reddituale. Il giudice valuta la prevalenza analizzando i ricavi delle diverse attività. Se i ricavi dell’attività agrituristica sono sproporzionati e di gran lunga superiori a quelli agricoli, l’impresa è considerata commerciale. Criteri come il “monte ore”, previsti da leggi regionali, non sono vincolanti per questa valutazione.

Le leggi regionali possono determinare i presupposti per il fallimento di un’impresa?
No, le leggi regionali non possono determinare i presupposti per il fallimento. L’indagine sulla natura commerciale o agricola di un’impresa ai fini della sua assoggettabilità a fallimento deve essere condotta sulla base di criteri uniformi validi per l’intero territorio nazionale, stabiliti dalla legislazione statale. Le leggi regionali possono fungere solo da supporto interpretativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati