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Factoring Pro Solvendo e Fallimento: la regola

Una società di factoring ha presentato istanza di ammissione al passivo fallimentare di un’azienda cliente per recuperare le somme anticipate in virtù di un contratto di factoring pro solvendo. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che in caso di fallimento del cedente, il credito del factor è condizionale. L’ammissione al passivo in via definitiva è subordinata alla prova dell’infruttuosa escussione del debitore ceduto, un principio cardine del factoring pro solvendo che tutela la parità di trattamento tra i creditori.

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Factoring Pro Solvendo e Fallimento: Le Regole della Cassazione

Il contratto di factoring pro solvendo è uno strumento finanziario fondamentale per le imprese, ma cosa accade quando l’azienda che cede i crediti fallisce? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: l’ordine delle azioni che la società di factoring deve seguire per recuperare le somme anticipate. La decisione chiarisce che il diritto del factor di rivalersi sul cedente fallito non è immediato, ma è subordinato a un passaggio obbligato che tutela l’intera massa dei creditori.

I Fatti del Caso: Cessione di Crediti Futuri e Istanza di Ammissione al Passivo

Una società di factoring aveva stipulato un contratto con un’azienda, anticipandole ingenti somme a fronte della cessione di crediti commerciali, anche futuri. Successivamente, l’azienda cedente veniva dichiarata fallita. La società di factoring, per recuperare le proprie anticipazioni, presentava domanda di ammissione allo stato passivo del fallimento.

Il Tribunale accoglieva la domanda, ma “con riserva”. In altre parole, l’ammissione definitiva del credito del factor veniva condizionata alla dimostrazione di aver prima tentato, senza successo, di riscuotere i crediti presso i debitori originali (i cosiddetti debitori ceduti). La società di factoring, ritenendo di avere un diritto immediato alla restituzione, ha impugnato questa decisione fino in Cassazione.

La Questione Giuridica: Priorità di Azione nel Factoring Pro Solvendo

Il nodo centrale della controversia era stabilire se, in un contratto di factoring pro solvendo, il fallimento del cedente consenta al factor di agire direttamente contro la massa fallimentare per recuperare le anticipazioni. In alternativa, doveva prima adempiere all’obbligo di escutere il debitore ceduto?

La difesa della società di factoring sosteneva che il suo diritto alla restituzione sorgesse immediatamente con il fallimento. Tuttavia, la natura stessa della garanzia pro solvendo suggerisce un ordine di priorità differente, come confermato dalla Suprema Corte.

Le Motivazioni della Cassazione sul Factoring Pro Solvendo

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la correttezza della decisione del Tribunale. I giudici hanno chiarito che la garanzia di solvenza, che caratterizza il factoring pro solvendo, è un “elemento naturale” del contratto ai sensi della Legge n. 52/1991. Questa garanzia non è una semplice promessa, ma delinea una precisa sequenza di azioni.

Il diritto del factor di chiedere la restituzione delle somme anticipate al cedente sorge solo dopo aver tentato infruttuosamente di riscuotere il credito dal debitore ceduto. Questo principio, sancito dall’art. 1267 del Codice Civile, non viene meno in caso di fallimento del cedente. Anzi, acquista ancora più importanza per tutelare la parità di trattamento tra tutti i creditori (la par condicio creditorum).

Di conseguenza, il credito del factor nei confronti del fallimento è un “credito condizionale”. La condizione sospensiva è proprio la prova dell’infruttuosa escussione del debitore ceduto. Fino a quando tale prova non viene fornita, il credito può essere ammesso al passivo solo con riserva, come previsto dalla Legge Fallimentare (artt. 55 e 96).

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Società di Factoring

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale per gli operatori del settore. Le società di factoring devono essere consapevoli che, in caso di fallimento del cliente-cedente in un’operazione pro solvendo, il loro credito non è immediatamente esigibile.

1. Obbligo di Preventiva Escussione: È necessario agire diligentemente per recuperare il credito dal debitore principale.
2. Onere della Prova: Solo dopo aver dimostrato di aver esperito senza successo tali tentativi, il credito verso il fallimento diventa definitivo e può essere ammesso in via piena allo stato passivo.
3. Tutela della Massa Fallimentare: Questa regola impedisce che le risorse del fallimento vengano intaccate prima che sia stata percorsa la via principale per il recupero del credito, garantendo una maggiore tutela per tutti gli altri creditori.

In un contratto di factoring pro solvendo, se l’impresa cedente fallisce, la società di factoring può chiedere subito la restituzione delle anticipazioni alla curatela fallimentare?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la società di factoring deve prima tentare di riscuotere il credito dal debitore originario (debitore ceduto). Solo se tale tentativo risulta infruttuoso, potrà far valere il suo credito nei confronti del fallimento.

Perché il credito della società di factoring viene ammesso al passivo ‘con riserva’?
Il credito viene ammesso con riserva perché il diritto alla restituzione delle somme anticipate è considerato un credito condizionale. La condizione che deve verificarsi è l’infruttuosa escussione del debitore ceduto. Finché questa condizione non si avvera e non viene provata, il credito non può essere considerato definitivo.

Questa regola si applica anche se i crediti ceduti erano crediti futuri, non ancora esistenti al momento del contratto?
Sì. La Corte ha chiarito che i principi si applicano senza distinguere tra crediti già esistenti e crediti futuri. Il diritto del factor alla restituzione delle anticipazioni presuppone sempre la preventiva e infruttuosa escussione del debitore ceduto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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