LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Extrapetizione: risarcimento danni oltre la domanda

Una cittadina ha citato in giudizio un Comune per i danni causati da alcuni alberi posti a distanza non regolamentare. La Corte d’Appello aveva aumentato il risarcimento oltre la somma originariamente richiesta. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione per violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato (extrapetizione), stabilendo che il giudice non può liquidare un importo superiore a quello specificamente domandato dalla parte, a meno che la richiesta non sia formulata in termini meramente indicativi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Extrapetizione: risarcimento danni oltre la domanda iniziale

Il principio della corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato rappresenta un cardine del processo civile, impedendo al giudice di andare oltre i limiti fissati dalle domande delle parti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questo principio, affrontando un caso di extrapetizione in una causa per risarcimento danni. La vicenda riguarda la richiesta di una proprietaria contro un Comune per i danni causati da alberi piantati troppo vicino al suo confine.

I Fatti del Caso

Una proprietaria conveniva in giudizio un Comune, lamentando che alcuni alberi di tiglio di proprietà comunale, piantati a distanza non regolamentare, avevano causato danni al muro di recinzione della sua abitazione. L’attrice chiedeva la condanna del Comune all’arretramento degli alberi e al risarcimento dei danni subiti, quantificati in una somma specifica di € 8.066,97.

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente la domanda, condannando il Comune al solo pagamento della somma richiesta a titolo di risarcimento, ma omettendo di pronunciarsi sulla richiesta di arretramento degli alberi.

La proprietaria proponeva appello, lamentando la mancata pronuncia sull’arretramento e sostenendo che l’entità del risarcimento dovesse essere maggiore, pari a € 21.884,88, come accertato da una consulenza tecnica d’ufficio (c.t.u.). La Corte d’Appello accoglieva il gravame, ordinando l’arretramento degli alberi ed elevando il risarcimento alla somma di € 21.884,88.

Il Ricorso in Cassazione e la questione dell’Extrapetizione

Il Comune ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su quattro motivi. Il motivo principale, e quello che si è rivelato decisivo, riguardava la violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato (art. 112 c.p.c.), ovvero il vizio di extrapetizione.

Secondo il Comune, la Corte d’Appello aveva errato nel liquidare un risarcimento di € 21.884,88, una somma notevolmente superiore a quella di € 8.066,97 che la proprietaria aveva specificamente richiesto nel suo atto di citazione iniziale. Agendo in tal modo, il giudice di secondo grado avrebbe travalicato i limiti della domanda originaria, concedendo alla parte più di quanto avesse chiesto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo relativo all’extrapetizione, accogliendo il ricorso del Comune e cassando con rinvio la sentenza impugnata.

Il Principio della Corrispondenza tra Chiesto e Pronunciato

La Corte ha ribadito che il giudice ha il dovere di pronunciarsi su tutta la domanda e non oltre i limiti di essa. Quando una parte avanza una richiesta di risarcimento quantificandola in una somma precisa e determinata, fissa un limite invalicabile per il giudice. La quantificazione analitica del danno esclude la possibilità di una richiesta ulteriore di liquidazione secondo giustizia o equità, a meno che non sia espressamente formulata.

L’Applicazione al Caso di Specie

Nel caso in esame, l’attrice in primo grado aveva chiesto una condanna al pagamento della somma esatta di € 8.066,97. La sua successiva richiesta in appello di una somma maggiore, basata sulle risultanze della c.t.u., è stata considerata dalla Cassazione come una domanda nuova, inammissibile in quella sede. La Corte d’Appello, accogliendola, è incorsa nel vizio di extrapetizione, poiché ha concesso un quantum risarcitorio del tutto nuovo rispetto a quello che aveva delimitato l’oggetto del contendere nel primo grado di giudizio.

Il Rigetto degli Altri Motivi

La Cassazione ha invece respinto gli altri motivi di ricorso. In particolare, ha ritenuto inammissibile la censura sull’eccezione di usucapione del diritto a mantenere gli alberi a distanza inferiore a quella legale, considerandola una critica di fatto non consentita in sede di legittimità. Ha inoltre giudicato infondato il motivo sul presunto giudicato interno relativo all’anno di piantumazione degli alberi, chiarendo che tale accertamento era solo una premessa di fatto e non un capo autonomo della decisione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullato la sentenza d’appello e rinviato la causa a un’altra sezione della stessa Corte d’Appello per una nuova decisione. Quest’ultima dovrà attenersi al principio di diritto secondo cui, avendo l’attrice quantificato la sua pretesa risarcitoria in una somma specifica in primo grado, la condanna non può superare tale importo. La pronuncia sottolinea l’importanza per le parti di formulare con precisione le proprie domande, poiché queste definiscono i confini del potere decisionale del giudice. Una richiesta quantitativamente determinata vincola il giudizio, e ogni ampliamento successivo può essere considerato una domanda nuova e, come tale, inammissibile.

Un giudice può condannare a pagare una somma maggiore di quella richiesta specificamente dall’attore?
No, di norma il giudice non può liquidare una somma superiore a quella determinata e richiesta dalla parte. Farlo costituirebbe un vizio di extrapetizione, in violazione del principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato, salvo che la richiesta iniziale sia formulata in termini meramente indicativi o con una clausola di salvaguardia (es. “o la maggiore o minore somma che risulterà di giustizia”).

Cosa significa extrapetizione in un processo civile?
L’extrapetizione è il vizio di una sentenza che si verifica quando il giudice si pronuncia oltre i limiti delle domande formulate dalle parti. Ad esempio, quando attribuisce un bene diverso da quello richiesto o, come nel caso di specie, una somma di denaro superiore a quella specificamente domandata.

L’accertamento di un fatto in una sentenza di primo grado, non contestato in appello, diventa sempre definitivo (giudicato)?
No, non sempre. Secondo la Corte, un’affermazione su un fatto diventa giudicato interno solo se costituisce un “capo autonomo” della sentenza che risolve una questione controversa. Se invece è una mera argomentazione o la valutazione di un presupposto di fatto per decidere un unico capo, come nel caso dell’anno di piantumazione degli alberi, l’impugnazione del capo di sentenza riapre la cognizione sull’intera statuizione, inclusi i suoi presupposti fattuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati