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Evocazione indicazione geografica: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si pronuncia sul concetto di evocazione indicazione geografica, rigettando il ricorso di un consorzio di tutela. Il caso verteva sull’uso del termine “balsamico” da parte di un’azienda concorrente. La Corte ha stabilito che la valutazione sull’evocazione deve essere globale e che l’uso di un singolo termine non geografico non costituisce automaticamente una violazione, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva escluso la sussistenza di un illecito in base a una valutazione complessiva dei segni e dei prodotti in conflitto.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Evocazione Indicazione Geografica: Quando l’Uso di un Termine è Lecito?

L’ordinanza della Corte di Cassazione in commento affronta un tema cruciale per la tutela dei prodotti a Indicazione Geografica Protetta (IGP): il concetto di evocazione indicazione geografica. La Suprema Corte chiarisce i criteri per valutare quando l’uso di un termine non geografico, parte di una denominazione protetta, costituisce una violazione e quando invece è da considerarsi lecito. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione per tutti gli operatori del settore agroalimentare.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dall’azione legale intrapresa da un noto Consorzio di Tutela di un aceto IGP contro un’azienda concorrente. Il Consorzio lamentava che l’uso dei termini “balsamico” e “aceto balsamico” sui prodotti della convenuta costituisse una contraffazione del proprio marchio IGP e un atto di concorrenza sleale. Secondo il ricorrente, tali termini erano evocativi della denominazione registrata “Aceto Balsamico di Modena”, inducendo in errore i consumatori sull’origine e le qualità del prodotto.

Il Percorso Giudiziario

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte di Appello avevano rigettato le domande del Consorzio. I giudici di merito avevano concluso che la presenza del termine “balsamico” sui prodotti della società convenuta non generava una “confusione per evocazione”. La valutazione si basava su diversi elementi: l’assoluta diversità della denominazione commerciale utilizzata dall’azienda, la rilevanza del termine distintivo “Asperum” e la chiara percezione da parte del pubblico di una diversa origine dei prodotti.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Evocazione Indicazione Geografica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili o infondati i motivi di ricorso presentati dal Consorzio, confermando la sentenza d’appello. La Corte ha innanzitutto chiarito che i giudici di merito avevano correttamente esaminato la questione non limitandosi a escludere un generico pericolo di confusione, ma valutando specificamente l’assenza di una vera e propria evocazione indicazione geografica.

La richiesta del ricorrente di sollevare una questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea è stata respinta, poiché la Suprema Corte ha ritenuto che la normativa europea e la giurisprudenza esistente fornissero già gli strumenti necessari per decidere il caso, rimettendo la valutazione fattuale al giudice nazionale.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione ha validato il ragionamento della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha ribadito che, secondo il diritto dell’Unione Europea, l’evocazione si verifica quando un termine utilizzato per un prodotto induce nella mente del consumatore un’associazione con la denominazione protetta. Questo può accadere anche in assenza di un rischio di confusione.

Tuttavia, la valutazione non può essere astratta ma deve basarsi su un’analisi complessiva e dettagliata del contesto. La Corte territoriale aveva correttamente svolto questa analisi, considerando una pluralità di elementi:
1. Differenza dei segni: La denominazione del prodotto concorrente era chiaramente diversa e distinguibile.
2. Caratteristiche del prodotto: Le qualità e l’origine dei prodotti erano diverse.
3. Assenza di richiami geografici: Nei prodotti della società convenuta non vi era alcun elemento che richiamasse l’indicazione geografica protetta.

La Cassazione ha sottolineato che l’assenza di un riferimento al luogo di origine è solo uno degli elementi da considerare, non l’unico né il decisivo. La Corte d’Appello, valorizzando l’insieme di questi fattori, ha legittimamente concluso per l’insussistenza dell’evocazione. Inoltre, la sentenza impugnata si fondava su due autonome rationes decidendi (il fatto che l’uso indebito del termine “aceto” era cessato e l’assenza di profili evocativi). La resistenza della seconda motivazione alle censure rendeva ininfluente l’esame delle critiche mosse alla prima, portando all’inammissibilità del relativo motivo di ricorso.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio in materia di tutela delle IGP. L’uso di un termine non geografico che fa parte di una denominazione protetta non costituisce di per sé un’illecita evocazione indicazione geografica. È compito del giudice di merito condurre un’analisi globale, basata sulla percezione del consumatore medio, per determinare se la presentazione complessiva del prodotto crei un’associazione mentale con la denominazione protetta. La decisione conferma che la valutazione è eminentemente fattuale e che la tutela delle indicazioni geografiche, per quanto ampia, deve essere bilanciata con le esigenze di chiarezza e certezza del diritto, evitando automatismi slegati dal contesto specifico.

Che cos’è l’evocazione di una denominazione protetta secondo la Corte?
L’evocazione si verifica quando il termine utilizzato per designare un prodotto incorpora una parte di una denominazione protetta, inducendo il consumatore ad avere in mente, come immagine di riferimento, il prodotto che gode di tale denominazione. Questo può avvenire anche in assenza di un rischio di confusione tra i prodotti.

L’utilizzo di un singolo termine non geografico di una IGP (es. “balsamico”) è sempre considerato una violazione?
No. La Corte ha chiarito che non è automaticamente una violazione. La protezione della denominazione “Aceto balsamico di Modena” non si estende all’utilizzo dei singoli termini non geografici della stessa. La valutazione sull’evocazione deve essere condotta caso per caso dal giudice nazionale, analizzando il contesto fattuale e la percezione del consumatore medio.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Consorzio?
La Corte ha rigettato il ricorso perché ha ritenuto corretta la valutazione globale effettuata dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva escluso l’evocazione non solo per l’assenza di riferimenti geografici, ma considerando una pluralità di elementi, come la differenza tra i segni e le caratteristiche dei prodotti. Inoltre, la sentenza d’appello era sorretta da due autonome motivazioni (rationes decidendi), e la validità di una di esse era sufficiente a respingere il ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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