LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Estromissione dal processo: quando è inammissibile

Un lavoratore, chiamato a partecipare a una causa riguardante la graduatoria per una progressione di carriera, ha chiesto la propria estromissione dal processo, sostenendo di non avere interesse. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, dichiarando il ricorso inammissibile. La Corte ha chiarito che l’estromissione è possibile solo in casi specifici previsti dalla legge e che l’esito della causa, potendo modificare la graduatoria, incideva direttamente sulla posizione del lavoratore, rendendo la sua partecipazione necessaria e il suo interesse sussistente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estromissione dal processo: non basta dichiararsi disinteressati

L’estromissione dal processo è un istituto giuridico che consente a una parte di uscire da una causa in corso. Tuttavia, non è una scelta discrezionale: la legge ne circoscrive l’applicazione a casi ben definiti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che non si può chiedere di essere estromessi da un giudizio se la decisione finale è destinata a incidere sui propri diritti, anche se si è stati chiamati in causa da un ordine del giudice.

I Fatti di Causa: una Graduatoria Contesa

La vicenda trae origine dalla causa intentata da un dipendente di un Ente Pubblico. Il lavoratore aveva chiesto al Tribunale di accertare il suo diritto a una posizione più alta (la n. 90) in una graduatoria interna, stilata per l’assegnazione di posti con una fascia retributiva superiore. Poiché la richiesta, se accolta, avrebbe modificato la graduatoria stessa, il Tribunale aveva ordinato di integrare il contraddittorio, ovvero di chiamare in causa tutti gli altri lavoratori interessati.

Tra questi vi era un collega che, fin dal primo grado, aveva chiesto la propria estromissione dal processo, affermando di non avere alcun interesse nella controversia. La Corte d’Appello, pur accogliendo la domanda del lavoratore originario e condannando l’Ente a modificare la graduatoria, aveva respinto la richiesta di estromissione. Contro questa decisione, il lavoratore ha proposto ricorso in Cassazione.

La Richiesta di Estromissione dal Processo e i Motivi del Ricorso

Il ricorrente ha basato il suo appello su due motivi principali:
1. Omesso esame della domanda di estromissione: Sosteneva che la Corte d’Appello avesse ignorato la sua richiesta, basata sulla totale estraneità e mancanza di interesse rispetto alla domanda del collega.
2. Mancata valutazione della propria posizione: In subordine, lamentava che i giudici non avessero comunque rivalutato i suoi titoli per un corretto inserimento in graduatoria.

In sostanza, il lavoratore si trovava in una posizione contraddittoria: da un lato, chiedeva di uscire dal processo perché non interessato; dall’altro, chiedeva una nuova valutazione della sua posizione, dimostrando di fatto un interesse all’esito del giudizio.

La Decisione della Cassazione: L’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, confermando l’impossibilità per il lavoratore di essere estromesso dalla causa.

Le Motivazioni: I Limiti dell’Estromissione

La Corte ha innanzitutto ribadito un principio fondamentale della procedura civile: l’estromissione dal processo è prevista solo in ipotesi specifiche e tassative, come quelle del garante (art. 108 c.p.c.), dell’obbligato (art. 109 c.p.c.) o in caso di successione nel diritto controverso (art. 111 c.p.c.). Il caso in esame non rientrava in nessuna di queste categorie.

Il ricorrente, infatti, non contestava un obbligo di garanzia, ma un presunto difetto di legittimazione passiva, cioè sosteneva di non essere il soggetto giusto contro cui proporre la domanda. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che la domanda del collega non era una semplice richiesta di risarcimento, ma mirava a ottenere una diversa e migliore posizione in graduatoria. Tale risultato avrebbe inevitabilmente modificato la posizione di tutti gli altri concorrenti, compresa quella del ricorrente. Di conseguenza, la sua partecipazione al processo era necessaria per garantire l’integrità del contraddittorio.

Le Motivazioni: La Contraddizione sull’Interesse ad Agire

Il secondo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile per una palese contraddizione. L’interesse ad agire e a impugnare è un presupposto essenziale per qualsiasi azione legale. La Corte ha sottolineato come lo stesso ricorrente, dopo aver dichiarato di non avere alcun interesse all’esito del giudizio per giustificare la richiesta di estromissione, non potesse poi lamentarsi della mancata valutazione dei propri titoli.

In pratica, dichiarando espressamente e definitivamente il proprio disinteresse, il lavoratore ha reso inammissibile qualsiasi sua ulteriore pretesa nel medesimo ricorso. Non si può, nello stesso atto, affermare di essere estraneo alla controversia e, al contempo, chiedere al giudice di pronunciarsi nel merito della propria posizione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, ribadisce che quando si è chiamati in causa come litisconsorti necessari in un giudizio il cui esito può incidere sulla propria sfera giuridica (come nel caso di una graduatoria), non è possibile ottenere l’estromissione semplicemente dichiarandosi disinteressati. La partecipazione è imposta dalla legge a tutela del corretto svolgimento del processo. In secondo luogo, evidenzia l’importanza della coerenza processuale: l’interesse ad agire deve essere mantenuto per tutta la durata del giudizio. Affermare il proprio disinteresse per un fine (l’estromissione) preclude la possibilità di far valere altre pretese che, invece, un interesse lo presuppongono.

Quando si può chiedere l’estromissione dal processo?
L’estromissione di una parte dal processo è possibile solo nei casi specifici previsti dal codice di procedura civile, come per il garante (art. 108), l’obbligato (art. 109) o in caso di successione a titolo particolare nel diritto controverso (art. 111). Non può essere richiesta per un semplice difetto di interesse.

Perché il lavoratore chiamato in causa non poteva essere estromesso?
Perché la domanda del suo collega non era una mera richiesta di risarcimento, ma mirava a modificare la posizione in una graduatoria concorsuale. L’accoglimento di tale domanda avrebbe inevitabilmente inciso sulla posizione di tutti gli altri concorrenti, incluso il ricorrente, rendendo la sua partecipazione al processo necessaria (litisconsorzio necessario).

Cosa significa “difetto di interesse ad agire” in un ricorso?
Significa che la parte che propone l’impugnazione non dimostra di avere un vantaggio concreto e attuale dall’eventuale accoglimento della sua richiesta. Nell’ordinanza, la Corte ha ritenuto che lo stesso ricorrente, dichiarando di non avere interesse per essere estromesso, ha di fatto reso inammissibile la sua successiva richiesta di valutazione dei titoli, che invece un interesse lo presupponeva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati