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Estratti conto: quando ordinarli in causa alla banca

In una causa tra un’azienda e un istituto di credito per addebiti illegittimi, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio procedurale fondamentale riguardo gli estratti conto. Prima di poter chiedere al giudice di ordinare alla banca di produrre i documenti, il correntista ha l’onere di richiederli direttamente all’istituto bancario. L’ordine del giudice non può sostituire questo passaggio preliminare, correggendo l’inerzia della parte. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello che aveva ritenuto legittimo un ordine di esibizione emesso senza questa richiesta preventiva.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estratti Conto: La Cassazione Chiarisce: Prima la Richiesta alla Banca, Poi al Giudice

Ottenere la documentazione bancaria, come gli estratti conto, è spesso il primo passo fondamentale per chi intende contestare addebiti ritenuti illegittimi. Ma qual è la procedura corretta da seguire? Si può chiedere direttamente al giudice di ordinare alla banca di produrli? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, stabilendo una regola precisa: la richiesta del cliente alla banca è un passaggio obbligato e non può essere saltato.

I Fatti del Caso

Una società avviava una causa contro il proprio istituto di credito, chiedendo di dichiarare la nullità di alcune clausole del contratto di conto corrente relative a interessi ultralegali, anatocismo e altre commissioni non pattuite. Conseguentemente, la società chiedeva la restituzione delle somme indebitamente versate.

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente la domanda, dichiarando la nullità delle clausole, ma respingeva la richiesta di restituzione. La motivazione era che tale domanda (tecnicamente ‘azione di ripetizione’) è ammissibile solo se il rapporto di conto corrente è chiuso, cosa che non era avvenuta nel caso di specie.

La Corte d’Appello, pur confermando il principio della necessità della chiusura del conto per la restituzione delle somme, accoglieva il gravame della società su un punto procedurale: riteneva legittimo l’ordine di esibizione degli estratti conto emesso dal primo giudice e, sulla base della documentazione, accertava un credito a favore della correntista di oltre 173.000 euro alla data del 31.12.2002. Contro questa decisione, sia la società (ricorso principale) che la banca (ricorso incidentale) si rivolgevano alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la gestione degli estratti conto

La Corte di Cassazione ha affrontato diverse questioni complesse, ma il punto cruciale, che ha portato alla cassazione della sentenza, riguarda proprio la produzione degli estratti conto.

La banca, nel suo ricorso, sosteneva che la Corte d’Appello avesse sbagliato a considerare legittimo l’ordine di esibizione dei documenti. Secondo la difesa dell’istituto, tale ordine era stato emesso senza che la società correntista avesse prima tentato di ottenere i documenti direttamente dalla banca, come previsto dall’articolo 119 del Testo Unico Bancario (TUB).

La Suprema Corte ha dato ragione alla banca. Ha affermato un principio ormai consolidato nella sua giurisprudenza: il diritto del correntista di ottenere copia della documentazione bancaria, inclusi gli estratti conto degli ultimi dieci anni, deve essere esercitato prima in via stragiudiziale. Solo se la banca, senza una valida giustificazione, non adempie a tale richiesta, il cliente può allora chiedere al giudice, nel corso della causa, di emettere un ordine di esibizione ai sensi dell’art. 210 del codice di procedura civile.

Le Motivazioni

Il ragionamento della Corte si fonda su una logica di correttezza procedurale e di ripartizione degli oneri probatori. L’ordine di esibizione del giudice non è uno strumento per sopperire alla negligenza o all’inerzia della parte che agisce in giudizio. Il correntista che lamenta l’applicazione di clausole nulle ha l’onere di produrre gli estratti conto a supporto della sua domanda.

La legge (art. 119 TUB) gli fornisce lo strumento per procurarseli: una semplice richiesta alla banca, che è tenuta a fornirli. L’intervento del giudice è quindi un rimedio successivo ed eventuale, attivabile solo di fronte a un comportamento ingiustificatamente omissivo della banca.

In questo caso, la Corte d’Appello aveva seguito un orientamento giurisprudenziale superato, ritenendo l’ordine del giudice ammissibile a prescindere da una preventiva richiesta stragiudiziale. La Cassazione, invece, ha ribadito che la procedura corretta è un’altra: prima si chiede alla banca, e solo in caso di fallimento si ricorre al giudice. La sentenza d’appello è stata quindi annullata su questo punto, e la causa rinviata a un nuovo esame.

È interessante notare che la Corte ha invece respinto un’altra doglianza della banca, la quale sosteneva che il correntista non avesse interesse ad agire. I giudici hanno chiarito che il cliente ha sempre un interesse concreto e attuale ad accertare la validità delle clausole e la correttezza del saldo, anche a conto aperto, per diverse ragioni: escludere futuri addebiti illegittimi, ripristinare la piena disponibilità di un eventuale fido eroso da tali addebiti e definire l’importo che la banca potrà pretendere alla chiusura del rapporto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione offre un’indicazione pratica di fondamentale importanza per tutti i correntisti e i loro legali. Chi intende avviare una causa contro una banca per la revisione del proprio conto corrente deve, come primo passo, inviare una richiesta formale all’istituto per ottenere tutta la documentazione necessaria, in particolare gli estratti conto completi per gli ultimi dieci anni.

Conservare la prova di tale richiesta (ad esempio, una raccomandata A/R o una PEC) è essenziale. Solo se la banca non risponde o si rifiuta di consegnare i documenti, si potrà validamente chiedere al giudice di ordinare l’esibizione. Agire diversamente significa correre il rischio di vedere la propria istanza probatoria rigettata, con gravi conseguenze sull’esito del giudizio.

Posso chiedere al giudice di ordinare alla banca di produrre i miei estratti conto senza averli prima richiesti io stesso?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’ordine di esibizione del giudice è uno strumento utilizzabile solo dopo che il cliente ha già richiesto la documentazione alla banca ai sensi dell’art. 119 del Testo Unico Bancario e quest’ultima non vi abbia provveduto senza giustificazione. La richiesta al giudice non può supplire all’inerzia della parte.

Ho interesse ad agire per l’accertamento del saldo del mio conto corrente anche se il rapporto con la banca è ancora in corso?
Sì. La Corte ha confermato che il correntista ha sempre un interesse concreto ad accertare la validità delle clausole e la correttezza del saldo, anche prima della chiusura del conto. Questo serve a bloccare futuri addebiti illegittimi, a ripristinare l’eventuale fido concesso e a determinare l’esatta posizione debitoria o creditoria.

Una domanda di restituzione di somme indebitamente pagate alla banca è ammissibile se il conto corrente è ancora aperto?
No. La sentenza conferma il principio secondo cui la domanda di ripetizione dell’indebito presuppone la chiusura del rapporto di conto corrente. Solo con la chiusura del conto è infatti possibile determinare il saldo finale e regolare le opposte partite di debito e credito tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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