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Estinzione processo per rinuncia: il caso in Cassazione

Un’ordinanza della Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del processo per rinuncia da parte della società ricorrente. Il caso originava dal licenziamento di un dipendente per presunto abuso dei permessi Legge 104, annullato dalla Corte d’Appello che aveva disposto la reintegra. La rinuncia al ricorso in Cassazione rende definitiva la sentenza di secondo grado, chiudendo il contenzioso.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del processo per rinuncia: quando il contenzioso si chiude in Cassazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di estinzione del processo per rinuncia, un istituto processuale che pone fine a un contenzioso prima che la Corte di Cassazione si pronunci sul merito. Sebbene il caso di origine riguardi un licenziamento per presunto abuso dei permessi previsti dalla Legge 104/1992, la decisione finale della Suprema Corte è di natura puramente procedurale e sancisce la conclusione definitiva della lite a seguito della volontà della parte ricorrente di non proseguire.

I Fatti del Caso: Dal Licenziamento alla Reintegra in Appello

La vicenda ha inizio con il licenziamento di un lavoratore da parte di un istituto di credito. L’azienda contestava al dipendente un uso improprio dei permessi retribuiti ai sensi della Legge 104/1992, richiesti per assistere il padre disabile ricoverato in una struttura per anziani. Sulla base delle risultanze di un investigatore privato, l’azienda aveva ritenuto che il lavoratore non avesse dedicato l’intero orario di permesso all’assistenza del familiare.

Il Tribunale di primo grado, pur ritenendo la sanzione del licenziamento sproporzionata, aveva dichiarato risolto il rapporto di lavoro, condannando l’azienda a un risarcimento del danno. La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato questa decisione. I giudici di secondo grado hanno annullato il licenziamento, ordinando la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro e condannando l’azienda al pagamento di un’indennità risarcitoria e dei contributi previdenziali. La Corte territoriale ha ritenuto non provato l’abuso, sottolineando che l’assistenza era stata effettivamente prestata e che la legge non richiede una continuità esclusiva e per l’intera giornata.

L’Approdo in Cassazione e l’Estinzione del Processo per Rinuncia

Di fronte alla sentenza d’appello sfavorevole, l’istituto di credito ha proposto ricorso per cassazione. Tuttavia, prima dell’udienza fissata per la discussione, la stessa società ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso. Tale atto è stato notificato alla controparte (il lavoratore) e prevedeva un accordo per la compensazione integrale delle spese legali tra le parti. Il lavoratore, dal canto suo, non si è opposto.

La Corte di Cassazione, presa visione dell’atto, non è entrata nel merito delle questioni relative al licenziamento o all’uso dei permessi Legge 104. Si è limitata a verificare la sussistenza dei presupposti formali previsti dall’articolo 390 del Codice di Procedura Civile per dichiarare la fine del procedimento.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Suprema Corte sono concise e di natura strettamente procedurale. I giudici hanno constatato che la parte ricorrente aveva formalmente rinunciato al proprio ricorso e che tale rinuncia era stata notificata alla controparte, come richiesto dalla legge. Inoltre, l’accordo sulla compensazione delle spese legali, previsto dall’articolo 391 del Codice di Procedura Civile, ha completato il quadro dei requisiti necessari.

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’estinzione del processo per rinuncia, applicando le norme procedurali che regolano questa eventualità. Non essendo stata emessa una decisione di rigetto o inammissibilità, la Corte ha anche specificato che non sussistevano i presupposti per il raddoppio del contributo unificato a carico della parte ricorrente.

Conclusioni

Questa ordinanza evidenzia come un processo, anche complesso e giunto fino all’ultimo grado di giudizio, possa concludersi non con una sentenza sul merito, ma attraverso un atto di volontà di una delle parti. La rinuncia al ricorso è una scelta strategica che rende definitiva e non più impugnabile la sentenza del grado precedente, in questo caso quella della Corte d’Appello. Per il lavoratore, ciò ha significato la conferma della reintegrazione nel posto di lavoro. Per l’azienda, la rinuncia ha evitato il rischio di una decisione sfavorevole da parte della Cassazione, chiudendo il contenzioso in modo definitivo, probabilmente a seguito di un accordo complessivo tra le parti.

Cosa significa estinzione del processo per rinuncia?
Significa che il procedimento giudiziario si conclude anticipatamente, senza una decisione sul merito, perché la parte che ha promosso l’impugnazione (il ricorrente) decide formalmente di ritirarla e la controparte accetta o non si oppone.

Qual è la conseguenza principale della rinuncia al ricorso in Cassazione?
La conseguenza principale è che la sentenza impugnata, in questo caso quella della Corte d’Appello che aveva annullato il licenziamento e disposto la reintegra, diventa definitiva e non più contestabile.

Perché le spese legali sono state compensate tra le parti?
Le spese sono state compensate perché, come indicato nell’ordinanza, la parte ricorrente ha depositato l’atto di rinuncia prevedendo ‘la compensazione integrale delle spese tra le parti’. Ciò suggerisce un accordo tra le parti che ha risolto anche la questione dei costi del giudizio, come consentito dall’art. 391 c.p.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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