LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Estinzione per rinuncia: le spese legali sono dovute

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione per rinuncia di un ricorso presentato da tre società. Anche se la controparte non ha accettato la rinuncia, la Corte ha stabilito che ciò non impedisce la declaratoria di estinzione, ma impone una decisione sulle spese legali, condannando le società rinuncianti al pagamento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione per rinuncia: Chi Paga le Spese se la Controparte non Accetta?

L’estinzione per rinuncia è un istituto processuale che consente di porre fine a un giudizio di impugnazione. Ma cosa accade ai costi del processo se la parte avversa non accetta tale rinuncia? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: la mancata accettazione non impedisce la fine del giudizio, ma obbliga il giudice a decidere sulla ripartizione delle spese legali, che di norma ricadono su chi ha rinunciato.

Il Contesto della Controversia

Il caso trae origine da una complessa vicenda giudiziaria. Tre società operanti nel settore commerciale e alberghiero avevano impugnato dinanzi alla Corte di Cassazione una sentenza della Corte d’Appello di Firenze. Quest’ultima aveva dichiarato inammissibile il loro appello contro un’ordinanza di convalida di sfratto, emessa dal Tribunale di Grosseto nell’ambito di una procedura esecutiva immobiliare. La controparte in giudizio era un’avvocatessa, nominata custode giudiziario nella procedura esecutiva.

Prima della data fissata per la discussione in camera di consiglio, le tre società ricorrenti hanno compiuto un passo decisivo: hanno depositato una dichiarazione formale di rinuncia al ricorso, comunicandola regolarmente alla controparte.

La questione dell’estinzione per rinuncia non accettata

Il nodo cruciale della vicenda, sul piano processuale, è derivato dal fatto che la controparte non ha formalmente accettato la rinuncia. Sorgeva quindi la domanda: una rinuncia non accettata è comunque efficace per determinare l’estinzione per rinuncia del giudizio? E, in caso affermativo, come devono essere regolate le spese legali sostenute fino a quel momento?

La Corte di Cassazione ha risposto in modo netto, basandosi su un orientamento consolidato. La mancata accettazione della rinuncia da parte della controparte non è di ostacolo alla declaratoria di estinzione del processo. Tuttavia, questa circostanza ha una conseguenza diretta e importante: impone al collegio giudicante di provvedere alla liquidazione delle spese processuali, anziché lasciarle a carico della parte che le ha anticipate.

Le motivazioni della Corte

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi chiari del codice di procedura civile. L’articolo 390 c.p.c. disciplina la rinuncia al ricorso per cassazione, e la giurisprudenza, come richiamato dalla stessa ordinanza (con riferimento a Cass. n. 10140/2020), ha più volte affermato che l’efficacia della rinuncia ai fini dell’estinzione non è subordinata all’accettazione. L’accettazione rileva, invece, proprio ai fini della regolamentazione delle spese.

Se la rinuncia fosse stata accettata, le parti avrebbero potuto accordarsi diversamente, o le spese sarebbero rimaste a carico di chi le ha sostenute. La mancata accettazione, invece, mantiene viva la necessità di una pronuncia del giudice su questo punto. La Corte, pertanto, ha dichiarato estinto il giudizio e, applicando il principio della soccombenza virtuale, ha condannato le società rinuncianti a rimborsare le spese legali alla controricorrente. I giudici hanno liquidato tali spese in € 3.000,00 per compensi, oltre € 200,00 per esborsi, rimborso forfettario e accessori di legge.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque affronti un contenzioso. La decisione di rinunciare a un ricorso è una scelta strategica che pone fine alla lite, ma non cancella le conseguenze economiche del percorso giudiziario intrapreso. L’estinzione per rinuncia comporta quasi sempre la condanna al pagamento delle spese legali della controparte, specialmente se questa non accetta la rinuncia, manifestando così il proprio interesse a una pronuncia sulle spese. È un monito per le parti a ponderare attentamente non solo l’opportunità di impugnare una decisione, ma anche le modalità e le conseguenze della sua eventuale interruzione volontaria.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione ma la controparte non accetta la rinuncia?
Il giudizio viene comunque dichiarato estinto. La mancata accettazione non impedisce la fine del processo, ma obbliga la Corte a decidere sulla ripartizione delle spese legali.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia non accettata?
Le spese legali vengono poste a carico della parte che ha rinunciato al ricorso. La Corte provvede a liquidarle con la stessa ordinanza con cui dichiara l’estinzione.

La rinuncia al ricorso è sempre sufficiente per porre fine a un processo?
Sì, per quanto riguarda il giudizio di impugnazione a cui si riferisce, la rinuncia è un atto che ne determina l’estinzione. Tuttavia, come dimostra il caso, non elimina l’obbligo di regolare le conseguenze economiche del processo, ovvero il pagamento delle spese sostenute dalla controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati