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Estinzione giudizio per rinuncia: guida completa

Una società di servizi di sicurezza aveva impugnato in Cassazione una sentenza d’appello che la condannava al pagamento di somme a un dipendente. Prima della decisione, la società ha rinunciato al ricorso con l’accettazione della controparte. La Suprema Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio per rinuncia, chiarendo che tale esito non comporta il pagamento del doppio del contributo unificato, a differenza del rigetto o dell’inammissibilità.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione Giudizio per Rinuncia: Quando Conviene e Quali Sono le Conseguenze

L’estinzione giudizio per rinuncia rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi prima di arrivare a una sentenza definitiva. Questa procedura, disciplinata dal codice di procedura civile, si verifica quando la parte che ha promosso l’impugnazione decide di ritirarla e la controparte accetta tale decisione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un importante aspetto fiscale legato a questa scelta, offrendo spunti fondamentali per la strategia processuale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia di diritto del lavoro. Un dipendente di una società di servizi di sicurezza aveva ottenuto in primo grado una sentenza che condannava l’azienda al pagamento di una somma a titolo di ‘acconti futuri aumenti contrattuali’ (AFAC), un elemento previsto dal contratto collettivo nazionale di settore. La Corte d’Appello aveva confermato la decisione, riconoscendo la natura retributiva di tale voce e la sua incidenza sul calcolo di altri istituti contrattuali.

Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso per Cassazione. Tuttavia, prima che la Suprema Corte potesse pronunciarsi nel merito, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: la società ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, che è stato formalmente accettato dalla difesa del lavoratore.

La Decisione della Corte: Focus sull’Estinzione Giudizio per Rinuncia

Di fronte alla rinuncia e alla successiva accettazione, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prendere atto della volontà delle parti di porre fine alla lite. Ai sensi dell’art. 390 del codice di procedura civile, la rinuncia accettata produce l’effetto di estinguere il procedimento.

La Corte ha quindi dichiarato formalmente l’estinzione giudizio per rinuncia. La particolarità di questa sentenza non risiede tanto nella dichiarazione di estinzione in sé, quanto nelle sue conseguenze sulle spese e, soprattutto, sul cosiddetto ‘raddoppio del contributo unificato’.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si concentra su un aspetto procedurale di grande rilevanza pratica. L’art. 13, comma 1-quater, del D.P.R. 115/2002 prevede che la parte che ha visto il proprio ricorso respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile, sia tenuta a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello già versato all’inizio del giudizio.

Il punto cruciale chiarito dalla Corte, richiamando precedenti orientamenti giurisprudenziali (Cass. n. 3688/2016; Cass. n. 23175/2015), è che l’estinzione giudizio per rinuncia non è assimilabile a un rigetto o a una dichiarazione di inammissibilità. Mentre queste ultime rappresentano una valutazione negativa sull’esito del ricorso da parte del giudice, l’estinzione per rinuncia è una conseguenza della volontà concorde delle parti di non proseguire il contenzioso.

Di conseguenza, la declaratoria di estinzione esonera la parte ricorrente dal versamento del doppio del contributo unificato. Questa precisazione è fondamentale perché distingue nettamente gli esiti processuali, attribuendo conseguenze fiscali diverse a seconda che la chiusura del processo derivi da una decisione del giudice o da un accordo tra le parti.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre una lezione chiara sulla gestione strategica del contenzioso in Cassazione. Dimostra che la rinuncia al ricorso, quando accettata, non solo pone fine alla disputa legale, ma comporta anche un vantaggio economico, evitando il pagamento del raddoppio del contributo unificato. Questa decisione incentiva le parti a trovare soluzioni transattive anche nella fase finale del giudizio, sottolineando come l’ordinamento favorisca le definizioni consensuali delle liti, alleggerendo sia il carico giudiziario sia gli oneri economici per i contendenti.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e l’altra parte accetta?
Il processo si conclude senza una decisione nel merito. La Corte di Cassazione si limita a dichiarare l’estinzione del giudizio, ponendo fine alla controversia legale tra le parti.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento di costi aggiuntivi come il raddoppio del contributo unificato?
No. Secondo questa sentenza, l’estinzione del giudizio a seguito di rinuncia accettata non è equiparabile al rigetto o all’inammissibilità dell’impugnazione. Pertanto, la parte che rinuncia è esonerata dal versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Perché è importante la distinzione tra estinzione per rinuncia e rigetto del ricorso?
La distinzione è cruciale per le conseguenze economiche. Mentre il rigetto del ricorso implica una soccombenza e il conseguente obbligo di pagare il doppio del contributo unificato, l’estinzione per rinuncia accettata evita questa sanzione, rappresentando un esito processuale fiscalmente più favorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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