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Estinzione giudizio di Cassazione: la rinuncia agli atti

Un’ambasciata di uno stato estero ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza relativa a una complessa cessione di crediti. Tuttavia, prima che la Corte potesse decidere nel merito, le parti hanno raggiunto un accordo, presentando una rinuncia reciproca agli atti. Di conseguenza, la Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione, chiudendo il caso senza una pronuncia finale e compensando le spese tra le parti.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio di Cassazione: Cosa Succede Quando le Parti Rinunciano?

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come un complesso contenzioso possa concludersi non con una sentenza sul merito, ma con una declaratoria di estinzione del giudizio di cassazione. Questo avviene quando le parti, in pendenza del procedimento, decidono di porre fine alla lite attraverso una rinuncia reciproca agli atti. Analizziamo i fatti e la decisione per comprendere le implicazioni di questa scelta processuale.

I Fatti del Contendere: una Complessa Cessione di Crediti

La vicenda trae origine da un credito vantato da un’impresa, successivamente fallita, nei confronti del Ministero della pianificazione di uno Stato estero. Il credito derivava da un contratto del 1990 per la progettazione e fornitura di materiali per la costruzione di una moschea e di un centro universitario nella capitale di tale Stato.

Il curatore fallimentare dell’impresa aveva ceduto questo credito a una società estera. A seguito di un giudizio, lo Stato estero era stato condannato al pagamento di una somma ingente. Successivamente, la società cessionaria aveva a sua volta ceduto una parte del credito a una prima società di recupero crediti italiana, che l’aveva poi trasferito a una seconda società del medesimo settore.

Le autorità dello Stato estero avevano quindi avviato una causa per far dichiarare la nullità di queste cessioni di credito. Tuttavia, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le loro richieste.

Il Ricorso in Cassazione e la Svolta Inattesa

Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’Ambasciata dello Stato estero ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali che contestavano la violazione di norme procedurali e sostanziali.

Il caso sembrava destinato a un’analisi di legittimità da parte della Suprema Corte. Tuttavia, prima che i giudici potessero esaminare i motivi del ricorso, è avvenuta una svolta decisiva: presso la cancelleria della Corte sono pervenute delle dichiarazioni formali da parte dei legali di tutte le parti coinvolte. In questi atti, le parti hanno dichiarato di rinunciare reciprocamente al giudizio e di accettare tale rinuncia, accordandosi per la compensazione integrale delle spese legali.

L’impatto della Rinuncia sull’estinzione del giudizio di cassazione

La rinuncia agli atti del giudizio, disciplinata dagli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, è un atto con cui le parti manifestano la volontà di non proseguire il contenzioso. Quando la rinuncia proviene da tutte le parti o quando la rinuncia di una parte è accettata dalle altre, il processo si estingue senza che il giudice entri nel merito della questione. Questo è esattamente ciò che è accaduto nel caso di specie.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte di Cassazione è stata puramente processuale e consequenziale alla volontà espressa dalle parti. I giudici hanno preso atto delle dichiarazioni di rinuncia e accettazione depositate. Poiché le parti avevano concordato di abbandonare la lite, non c’era più materia del contendere su cui la Corte dovesse pronunciarsi.

Di conseguenza, la Corte ha applicato direttamente il disposto degli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, che prevedono appunto l’estinzione del processo in caso di rinuncia accettata. Inoltre, conformemente all’accordo tra le parti, la Corte ha disposto che le spese del giudizio di legittimità fossero interamente compensate, lasciando che ogni parte sostenesse i propri costi. Infine, è stato chiarito che, data l’estinzione, non sussisteva l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto solitamente in caso di rigetto o inammissibilità del ricorso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza dimostra un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: la disponibilità del processo da parte dei contendenti. Anche in un giudizio di legittimità, le parti mantengono il potere di porre fine alla controversia tramite un accordo. L’estinzione del giudizio di cassazione per rinuncia reciproca è uno strumento che permette di evitare i tempi e i costi di un’ulteriore fase processuale, chiudendo definitivamente la vicenda con una soluzione concordata. La decisione della Corte, in questi casi, non è di merito ma si limita a ratificare la volontà delle parti, ponendo fine al procedimento in modo formale e definitivo.

Cosa significa ‘estinzione del giudizio di cassazione’?
Significa che il processo davanti alla Corte di Cassazione si chiude formalmente senza una decisione sul merito dei motivi del ricorso. Questo avviene perché si è verificato un evento, come la rinuncia agli atti, che fa venir meno l’interesse delle parti a una pronuncia del giudice.

Perché il giudizio è stato dichiarato estinto in questo caso specifico?
Il giudizio è stato dichiarato estinto perché tutte le parti coinvolte (l’ambasciata ricorrente e le società controricorrenti) hanno depositato presso la Corte delle dichiarazioni formali con cui hanno rinunciato reciprocamente a proseguire la causa e hanno accettato tale rinuncia.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia?
In questo caso, come specificato nell’ordinanza, le parti si sono accordate affinché le spese fossero ‘interamente compensate’. Ciò significa che ogni parte ha sostenuto i costi dei propri avvocati, senza alcuna condanna al rimborso a favore della controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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