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Estinzione giudizio di cassazione: il caso pratico

Un’ordinanza della Corte di Cassazione analizza il caso di estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso. La controversia, nata da un’azione revocatoria di un creditore contro gli eredi del debitore, si conclude senza una decisione nel merito da parte della Suprema Corte dopo che i ricorrenti hanno ritirato il proprio appello e la controparte ha accettato. Questa decisione sancisce l’estinzione del giudizio di cassazione, rendendo definitiva la sentenza d’appello.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione Giudizio di Cassazione: Quando la Rinuncia Chiude il Contenzioso

L’estinzione del giudizio di cassazione rappresenta uno degli esiti possibili di un ricorso davanti alla Suprema Corte. Sebbene si tenda a pensare che ogni processo si concluda con una sentenza che stabilisce chi ha torto e chi ha ragione, la legge prevede meccanismi che possono portare a una chiusura anticipata del procedimento. L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la rinuncia volontaria al ricorso, se accettata dalla controparte, ponga fine alla disputa legale davanti alla Cassazione, rendendo definitiva la decisione del grado precedente.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un rapporto di locazione stipulato nel 1995. Una società locatrice, non avendo ricevuto il pagamento dei canoni dovuti da una società conduttrice, ha maturato un credito significativo. A garanzia di tale obbligazione erano intervenuti due soci della società debitrice.

Successivamente, uno dei soci garanti, poi deceduto, ha venduto un proprio immobile. La società creditrice, ritenendo che tale vendita avesse diminuito il patrimonio del garante a danno delle proprie ragioni di credito, ha intrapreso un’azione legale contro gli eredi del socio. L’obiettivo era ottenere la dichiarazione di simulazione della vendita o, in subordine, la sua revoca, per poter soddisfare il proprio credito sull’immobile venduto.

Il Percorso Giudiziario

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda della società creditrice. Questa decisione è stata però ribaltata dalla Corte d’Appello, che ha accolto le ragioni della creditrice, ritenendo l’atto di vendita pregiudizievole e affermando che il credito non era prescritto, contrariamente a quanto sostenuto dagli eredi.

Contro la sentenza d’appello, gli eredi del garante hanno proposto ricorso per Cassazione. Tuttavia, prima dell’udienza di discussione, i ricorrenti hanno compiuto un passo decisivo: hanno formalmente dichiarato di rinunciare al ricorso.

L’Estinzione del Giudizio di Cassazione nella Decisione della Suprema Corte

La svolta processuale si concretizza con l’atto di rinuncia depositato dai ricorrenti, prontamente seguito dall’atto di accettazione della controparte. A fronte di questi due atti formali, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prenderne atto. La Suprema Corte ha verificato la validità della proposta di rinuncia e della relativa accettazione e, di conseguenza, ha dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione ai sensi dell’articolo 391 del codice di procedura civile.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza sono di natura prettamente procedurale. La Corte spiega che, una volta formalizzata la rinuncia al ricorso e intervenuta l’accettazione della controparte, il suo compito non è più quello di valutare nel merito i motivi dell’impugnazione. La legge, infatti, prevede che in questi casi il processo si estingua di diritto.

Un aspetto importante sottolineato dalla Corte riguarda le spese legali. In base al quarto comma dell’articolo 391 c.p.c., quando la rinuncia viene accettata, la Corte non emette una pronuncia sulla condanna alle spese del giudizio di Cassazione, lasciando che le parti regolino tale aspetto in base ai loro accordi. Inoltre, la Corte chiarisce che non vi è luogo al raddoppio del contributo unificato, una sanzione prevista in caso di rigetto o inammissibilità del ricorso, ma non applicabile in caso di estinzione per rinuncia accettata.

Conclusioni

Questa ordinanza dimostra come le scelte processuali delle parti possano determinare l’esito di una controversia in modo definitivo. La rinuncia al ricorso ha comportato l’estinzione del procedimento in Cassazione, con la conseguenza diretta che la sentenza della Corte d’Appello, favorevole alla società creditrice, è diventata definitiva. Per gli eredi, questa scelta ha significato la fine della battaglia legale, accettando di fatto la decisione di secondo grado. Per il creditore, ha rappresentato la conferma del proprio diritto a procedere per il recupero del credito. Il caso evidenzia l’importanza strategica della gestione del contenzioso anche nelle sue fasi finali, dove una rinuncia può essere più vantaggiosa di una sentenza potenzialmente sfavorevole.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e la controparte accetta?
In questo caso, come stabilito dall’ordinanza, il giudizio di cassazione si estingue. Ciò significa che la Corte Suprema non emette una decisione sul merito della questione e il processo si conclude formalmente.

In caso di estinzione per rinuncia accettata, chi paga le spese legali del giudizio di Cassazione?
L’ordinanza chiarisce che, ai sensi dell’art. 391, 4° comma, c.p.c., non si procede a una pronuncia sulle spese. Le parti generalmente regolano questo aspetto tramite accordi privati, altrimenti ciascuna sostiene le proprie.

Quale decisione diventa definitiva a seguito dell’estinzione del giudizio di Cassazione?
Con l’estinzione del giudizio di Cassazione, la sentenza che era stata impugnata, ovvero quella emessa dalla Corte d’Appello nel caso specifico, diventa definitiva e passa in giudicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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