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Estinzione giudizio: conseguenze della rinuncia

Una società impugnava in Cassazione una sentenza d’appello sfavorevole in una controversia bancaria. Successivamente, la società ha rinunciato al ricorso e la banca ha accettato. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, senza pronunciarsi sulle spese legali, applicando l’articolo 391 del codice di procedura civile.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del giudizio in Cassazione: Analisi di un caso di rinuncia al ricorso

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un complesso contenzioso possa concludersi non con una sentenza sul merito della questione, ma attraverso un atto processuale che porta all’estinzione del giudizio. Questo meccanismo, previsto dal nostro codice di procedura civile, permette alle parti di porre fine a una lite, spesso a seguito di un accordo transattivo. Analizziamo i dettagli del caso per comprendere le implicazioni pratiche di questa scelta.

I Fatti di Causa: Dal Tribunale alla Corte di Cassazione

La vicenda trae origine da una controversia tra una società a responsabilità limitata e un istituto bancario riguardo la determinazione del saldo di un conto corrente.
In primo grado, il Tribunale aveva accertato un debito della società correntista per un importo relativamente contenuto, pari a circa 4.800 euro.

La decisione veniva però riformata in sede di gravame. La Corte d’Appello, infatti, ricalcolava il saldo debitore, innalzandolo drasticamente a oltre 106.000 euro.

Contro questa seconda sentenza, ritenuta pregiudizievole, la società proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un’errata determinazione dei tassi di interesse applicati al rapporto bancario. L’istituto di credito si costituiva in giudizio presentando un controricorso per difendere la sentenza d’appello.

La Svolta del Processo e l’Estinzione del Giudizio

Il percorso del giudizio in Cassazione ha subito una svolta decisiva. Inizialmente, era stata formulata una proposta per una definizione accelerata della causa ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c., ma la società ricorrente aveva insistito per una decisione nel merito.

Successivamente, però, la stessa società ha cambiato strategia, depositando un atto di rinuncia al ricorso. Questo atto è stato formalmente accettato dalla banca controricorrente. A fronte di questo accordo tra le parti, la Corte Suprema non ha potuto fare altro che prenderne atto.

La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione, constatata la rinuncia della parte ricorrente e la contestuale accettazione della controparte, ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato formalmente l’estinzione del giudizio. Questa decisione non entra nel merito delle ragioni del contendere, ma si limita a certificare la fine del processo per volontà delle parti.

Le Motivazioni: L’Applicazione dell’Art. 391 c.p.c.

La motivazione alla base dell’ordinanza è puramente processuale. Quando la parte che ha promosso l’impugnazione vi rinuncia e la controparte accetta tale rinuncia, il processo si estingue. Questo evento priva il giudice del potere di decidere la controversia.

Una conseguenza diretta e di notevole importanza, esplicitata dalla Corte, riguarda la regolamentazione delle spese legali. Ai sensi dell’articolo 391, quarto comma, del codice di procedura civile, in caso di estinzione del giudizio per rinuncia accettata, la Corte non provvede alla liquidazione delle spese. Si presume, infatti, che le parti abbiano regolato anche questo aspetto nell’ambito dell’accordo che le ha portate a porre fine alla lite.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia al Ricorso

La decisione analizzata evidenzia un aspetto fondamentale del processo civile: l’autonomia delle parti. Anche quando una causa è giunta fino all’ultimo grado di giudizio, le parti conservano la facoltà di trovare un accordo e terminare il contenzioso. L’estinzione del giudizio rende definitiva la sentenza impugnata (in questo caso, quella della Corte d’Appello), a meno che l’accordo tra le parti non preveda diversamente. Per le aziende e i privati, questa opzione rappresenta uno strumento strategico per evitare i costi e le incertezze di un’ulteriore fase processuale, raggiungendo una soluzione certa e condivisa al di fuori delle aule di tribunale.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e l’altra parte accetta?
In questo caso, il processo si conclude senza una decisione nel merito. La Corte di Cassazione prende atto della volontà concorde delle parti e dichiara l’estinzione del giudizio.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
Secondo l’art. 391, comma 4, del codice di procedura civile, la Corte non si pronuncia sulle spese di giudizio. Si presume che le parti abbiano trovato un accordo privato anche su questo aspetto, che di solito fa parte della negoziazione che porta alla rinuncia.

Perché una parte dovrebbe rinunciare a un ricorso già presentato?
Le ragioni possono essere diverse. Spesso, la rinuncia è il risultato di un accordo transattivo (un patto extragiudiziale) raggiunto tra le parti, che preferiscono una soluzione certa e immediata piuttosto che attendere l’esito incerto e i tempi lunghi di un giudizio in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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