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Estinzione giudizio Cassazione: accordo tra le parti

Una società di gestione aeroportuale e diverse aziende di logistica avevano impugnato una sentenza della Corte d’Appello. Durante il procedimento in Cassazione, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, presentando rinuncia ai rispettivi ricorsi. La Suprema Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio di Cassazione, specificando che, dato l’accordo, non era necessario pronunciarsi sulle spese legali e che non si applicava l’obbligo del versamento del doppio contributo unificato.

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Estinzione Giudizio Cassazione: Quando l’Accordo Mette Fine alla Causa

L’estinzione del giudizio di Cassazione rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi prima di una pronuncia sul merito. Ciò avviene quando le parti, attraverso un accordo, decidono di porre fine alla controversia. Un’ordinanza recente della Suprema Corte offre un chiaro esempio di questa procedura, evidenziando le conseguenze pratiche in termini di spese legali e contributo unificato. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso emblematico.

Il Contesto della Vicenda Giudiziaria

La controversia vedeva contrapposte una importante società di gestione di servizi aeroportuali e un nutrito gruppo di aziende operanti nel settore delle spedizioni e della logistica. La questione era giunta dinanzi alla Corte di Cassazione a seguito di un ricorso principale presentato dalla società aeroportuale contro una sentenza della Corte di Appello di Milano. A loro volta, le società di logistica avevano risposto con un controricorso e un ricorso incidentale autonomo, complicando ulteriormente il quadro processuale.

Le parti si trovavano quindi in una fase di stallo giudiziario, con la prospettiva di un lungo e oneroso procedimento davanti alla Suprema Corte.

La Svolta: Rinuncia ai Ricorsi e Estinzione del Giudizio di Cassazione

In una fase successiva all’avvio del giudizio, le parti hanno intrapreso trattative per una definizione bonaria della lite. Questo percorso ha avuto successo: sono state depositate le rinunce formali ai rispettivi ricorsi, sia quello principale che quello incidentale. Tali rinunce sono state seguite dalle corrispondenti accettazioni da parte delle controparti.

Questo scambio di atti formali, previsto dall’articolo 390 del codice di procedura civile, è il meccanismo che permette di chiudere il contenzioso. Le parti, manifestando concordemente la volontà di non proseguire, hanno di fatto richiesto alla Corte di prendere atto del loro accordo e di dichiarare terminato il processo.

La Decisione della Corte e le sue Motivazioni sull’Estinzione del Giudizio

La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione, preso atto degli atti depositati, ha dichiarato l’integrale estinzione del giudizio di Cassazione. Le motivazioni alla base di questa decisione sono tanto semplici quanto importanti per le implicazioni pratiche.

Le motivazioni

La Corte ha verificato la sussistenza dei requisiti procedurali richiesti dall’art. 390 c.p.c., ovvero la presenza di rinunce sottoscritte e di relative accettazioni da parte dei resistenti. Questi atti sono stati ritenuti idonei a determinare la chiusura del procedimento. Un aspetto cruciale riguarda le spese legali: le parti avevano concordato tra loro per un’integrale compensazione. Di conseguenza, la Corte non ha dovuto emettere alcuna pronuncia in merito, rispettando la volontà espressa dai litiganti.

Infine, e questo è un punto di grande rilevanza pratica, la Corte ha ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: l’inapplicabilità dell’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002 (il cosiddetto ‘doppio contributo unificato’) nei casi di estinzione del giudizio. Tale norma prevede un versamento aggiuntivo solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non quando il processo si estingue per rinuncia delle parti.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma come la via dell’accordo transattivo sia sempre percorribile, anche quando la causa è pendente davanti alla massima istanza giurisdizionale. Per le aziende e i professionisti, ciò rappresenta un’importante lezione: la risoluzione concordata di una controversia può portare a un notevole risparmio di tempo e risorse. La decisione chiarisce in modo inequivocabile che la scelta di rinunciare al ricorso a seguito di un accordo esclude l’applicazione di sanzioni processuali come il raddoppio del contributo unificato, incentivando di fatto le parti a cercare soluzioni conciliative che alleggeriscono il carico del sistema giudiziario.

Cosa succede se le parti si accordano dopo aver presentato ricorso in Cassazione?
Se le parti raggiungono un accordo, possono depositare atti di rinuncia ai rispettivi ricorsi e le relative accettazioni. Questo porta all’estinzione del giudizio, ovvero alla sua chiusura definitiva senza una sentenza nel merito.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia?
Nel caso specifico analizzato, le parti avevano autonomamente concordato la compensazione integrale delle spese legali. Di conseguenza, la Corte ha preso atto di tale accordo e non ha emesso alcuna statuizione in merito, lasciando che ogni parte sostenesse i propri costi.

In caso di rinuncia al ricorso in Cassazione si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. L’ordinanza chiarisce, citando una consolidata giurisprudenza, che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto ‘doppio contributo’) non si applica quando il giudizio si estingue per rinuncia. Tale obbligo sorge solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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