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Estinzione del processo: la rinuncia in Cassazione

Una società di trasporti ha rinunciato al proprio ricorso in Cassazione contro la sentenza di una Corte d’Appello. La Suprema Corte, prendendo atto della rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del processo, condannando la società ricorrente al pagamento di tutte le spese legali sostenute dalla controparte, liquidate in € 2.700,00 oltre accessori.

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Estinzione del Processo in Cassazione: Analisi di un Caso di Rinuncia al Ricorso

Quando una delle parti in causa decide di rinunciare al proprio ricorso davanti alla Corte di Cassazione, quali sono le conseguenze giuridiche? Un recente decreto della Suprema Corte chiarisce gli effetti immediati di tale atto, portando alla cosiddetta estinzione del processo. Questa decisione, sebbene di natura procedurale, ha implicazioni pratiche significative, soprattutto per quanto riguarda la ripartizione delle spese legali.

I Fatti di Causa

Il caso in esame vedeva contrapposte una società operante nel settore dei trasporti e un privato cittadino. La società aveva impugnato una sentenza della Corte d’Appello di Milano, portando la controversia dinanzi alla Corte di Cassazione per il giudizio di legittimità. Tuttavia, nel corso del procedimento, la stessa società ricorrente ha formalizzato la propria rinuncia al ricorso, comunicandola regolarmente alla controparte.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla rinuncia e l’estinzione del processo

La Corte di Cassazione non è entrata nel merito della questione. Prendendo atto della documentazione prodotta, che attestava la rinuncia volontaria della parte ricorrente, i giudici hanno agito in conformità a quanto previsto dal codice di procedura civile. La rinuncia agli atti del giudizio, infatti, è un atto che preclude la possibilità per la Corte di pronunciarsi sulla fondatezza o meno dei motivi di ricorso.

Le Motivazioni

Il decreto si fonda sull’applicazione diretta degli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile. L’articolo 390 c.p.c. disciplina il diritto della parte di rinunciare al ricorso, mentre l’articolo 391 c.p.c. ne regola le conseguenze, tra cui, appunto, l’obbligo per il giudice di dichiarare l’estinzione del processo. La motivazione della Corte è pertanto lineare: la rinuncia, essendo un atto formale e unilaterale, produce l’effetto automatico di chiudere il giudizio. Una conseguenza diretta e inevitabile di questa chiusura è la regolamentazione delle spese processuali. Il principio generale stabilisce che la parte che rinuncia deve farsi carico delle spese sostenute dalla controparte fino a quel momento. La Corte ha quindi proceduto a liquidare tali spese, quantificandole in € 2.500,00 per compensi professionali e € 200,00 per esborsi, oltre a spese generali (15%) e accessori di legge. È stata inoltre disposta la ‘distrazione’ delle spese a favore del difensore della parte controricorrente.

Le Conclusioni

Questo provvedimento ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: la rinuncia al ricorso è una scelta strategica che pone fine in modo definitivo alla controversia, rendendo definitiva la sentenza impugnata. La principale implicazione pratica è che la parte che rinuncia non solo accetta l’esito del grado di giudizio precedente, ma è anche tenuta per legge a rimborsare i costi legali sostenuti dalla controparte. La decisione di abbandonare un ricorso deve quindi essere attentamente ponderata, considerando non solo le probabilità di successo, ma anche le conseguenze economiche immediate che ne derivano, come la condanna al pagamento delle spese legali.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del processo, il che significa che il procedimento si conclude senza una decisione nel merito e la sentenza impugnata diventa definitiva.

Chi è tenuto a pagare le spese legali in caso di rinuncia?
La parte che rinuncia al ricorso è obbligata a pagare le spese del giudizio sostenute dalla controparte. Nel caso di specie, la società ricorrente è stata condannata a pagare € 2.700,00 oltre spese generali e accessori.

Cosa significa che le spese sono liquidate ‘con distrazione’?
Significa che il giudice ha ordinato alla parte soccombente di versare l’importo delle spese legali direttamente all’avvocato della parte vittoriosa, anziché alla parte stessa. Questo avviene quando l’avvocato dichiara di aver anticipato i costi per il proprio cliente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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