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Estinzione del processo: la rinuncia in Cassazione

Una società alberghiera, dopo aver proposto ricorso in Cassazione contro una società immobiliare, vi rinuncia prima dell’udienza. La controparte accetta la rinuncia. La Corte Suprema di Cassazione, con l’ordinanza n. 22264/2025, dichiara l’estinzione del processo, stabilendo che le parti si facciano carico delle proprie spese legali e chiarendo che il raddoppio del contributo unificato non è dovuto in caso di rinuncia.

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Estinzione del processo in Cassazione: Cosa Succede Quando si Rinuncia al Ricorso?

L’estinzione del processo rappresenta una delle modalità con cui una controversia legale può concludersi prima di giungere a una sentenza di merito. Ciò accade quando le parti, per accordo o per scelta unilaterale accettata dalla controparte, decidono di non proseguire l’azione legale. Un caso emblematico è la rinuncia al ricorso per Cassazione, analizzata dalla Corte di Cassazione, Sezione Civile, nell’ordinanza in esame, che offre chiarimenti fondamentali sulle conseguenze in termini di spese processuali e obblighi fiscali.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia tra una società alberghiera e una società immobiliare in liquidazione. Inizialmente, la società alberghiera era stata condannata dalla Corte d’Appello a versare una somma significativa, circa 56.000 euro, alla controparte. Insoddisfatta della decisione, la società alberghiera aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

Tuttavia, prima della data fissata per la discussione del caso, la società ricorrente ha cambiato strategia, depositando un atto di rinuncia al ricorso. La società immobiliare, dal canto suo, ha accettato formalmente tale rinuncia, aderendo anche alla proposta di non procedere a una condanna per le spese legali del giudizio di legittimità.

La Decisione della Corte: l’Estinzione del Processo

Preso atto della rinuncia e della sua accettazione, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo. La decisione si fonda sull’applicazione degli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile, che regolano appunto le modalità e gli effetti della rinuncia al ricorso.

La Corte ha verificato che entrambe le dichiarazioni, sia quella di rinuncia sia quella di accettazione, erano state sottoscritte dai rispettivi avvocati muniti di procura speciale e depositate prima dell’udienza, rispettando così pienamente i requisiti procedurali. Di conseguenza, il giudizio si è concluso senza una pronuncia sul merito della questione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state lineari e si sono concentrate su due aspetti principali. In primo luogo, la conformità della procedura di rinuncia e accettazione alle norme del codice. L’articolo 390 c.p.c. stabilisce chiaramente che la parte può rinunciare al ricorso e che tale rinuncia, se accettata dalla controparte, produce l’estinzione del procedimento. Avendo le parti seguito pedissequamente questo iter, la Corte non ha potuto far altro che prenderne atto e dichiarare il processo estinto.

In secondo luogo, e di notevole interesse pratico, la Corte ha affrontato la questione del cosiddetto “doppio contributo unificato”. L’articolo 13 del D.P.R. 115/2002 prevede che la parte il cui ricorso venga respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile, sia tenuta a versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. La Corte ha chiarito che questa sanzione non si applica in caso di estinzione del processo per rinuncia. La norma, infatti, elenca tassativamente le ipotesi di condanna (rigetto, inammissibilità, improcedibilità) e la rinuncia non rientra tra queste né può essere assimilata ad esse. Questa precisazione è fondamentale perché incentiva la risoluzione concordata delle liti, evitando di penalizzare la parte che decide di abbandonare il ricorso.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame conferma che la rinuncia al ricorso è uno strumento efficace per porre fine a un contenzioso in modo definitivo e controllato. Le parti possono accordarsi per terminare il giudizio, evitando i costi e l’incertezza di una decisione finale. La decisione della Corte ha importanti implicazioni pratiche:

1. Gestione delle Spese Legali: Le parti possono accordarsi per la compensazione delle spese, come avvenuto nel caso di specie, evitando ulteriori esborsi.
2. Esclusione del Raddoppio del Contributo: La rinuncia al ricorso non comporta il pagamento del doppio contributo unificato, rendendo questa opzione strategicamente meno onerosa rispetto alla prosecuzione di un giudizio dall’esito incerto.

In conclusione, questa ordinanza ribadisce l’importanza degli strumenti deflattivi del contenzioso, offrendo alle parti una via d’uscita chiara e prevedibile dalle controversie, anche nel grado più alto della giustizia civile.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e la controparte accetta?
Il processo si estingue, come previsto dagli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile. Ciò significa che il giudizio si conclude definitivamente senza una decisione nel merito.

In caso di estinzione del processo per rinuncia, chi paga le spese legali?
Le parti possono accordarsi sulla gestione delle spese. Nel caso specifico, la parte che ha accettato la rinuncia ha anche aderito alla proposta di non avere nulla a pretendere per le spese. Di conseguenza, la Corte ha disposto che nulla fosse dovuto per le spese del giudizio di legittimità.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi in cui l’impugnazione sia respinta, dichiarata inammissibile o improcedibile, ma non nell’ipotesi di estinzione del processo per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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