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Estinzione del processo: la rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo a seguito della rinuncia al ricorso da parte della ricorrente, accettata dalle controparti. Il caso di origine verteva sulla legittimazione di un co-locatore a chiedere la risoluzione di un contratto di locazione per inadempimento, in presenza del dissenso espresso dell’altro co-locatore titolare di una quota paritaria. I giudici di merito avevano negato tale legittimazione. Tuttavia, la Suprema Corte non si è pronunciata sulla questione di diritto, limitandosi a prendere atto della volontà delle parti di porre fine alla lite.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Processo: Cosa Succede Quando si Rinuncia al Ricorso in Cassazione?

L’estinzione del processo rappresenta uno degli esiti possibili di un giudizio e si verifica quando la causa si conclude non con una decisione sul merito, ma a causa di un evento procedurale, come la rinuncia agli atti. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questa dinamica, chiudendo una controversia nata dal dissenso tra due co-proprietari riguardo alla gestione di un contratto di locazione, senza però risolvere la questione di diritto sottostante.

I Fatti del Caso: Un Conflitto tra Co-proprietari Locatori

La vicenda trae origine da un contratto di locazione per uso commerciale stipulato da due comproprietari, titolari ciascuno del 50% dell’immobile, con una società conduttrice. A un certo punto, uno dei due co-locatori decideva di agire in giudizio contro la società per presunta morosità, intimando lo sfratto e chiedendo la risoluzione del contratto.

Tuttavia, l’altro co-locatore non solo non condivideva l’iniziativa, ma si opponeva formalmente per iscritto. La società conduttrice, convenuta in giudizio, eccepiva proprio la mancanza di consenso tra i locatori come motivo di illegittimità dell’azione.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla società conduttrice e al co-locatore dissenziente. I giudici di merito hanno stabilito che il singolo comproprietario non possedeva la cosiddetta “legittimazione sostanziale” per chiedere la risoluzione del contratto, un atto di straordinaria amministrazione che incide sul diritto di entrambi, in presenza di un dissenso esplicito e insanabile dell’altro titolare di una quota paritaria.

La Svolta in Cassazione: Il Percorso verso l’Estinzione del Processo

Di fronte alla doppia sconfitta, il co-locatore che aveva iniziato la causa proponeva ricorso in Cassazione. La questione di diritto sottoposta alla Suprema Corte era di notevole interesse: può un comproprietario al 50% agire per la risoluzione di un contratto di locazione contro la volontà espressa dell’altro? E come si risolve un simile conflitto?

Tuttavia, prima che la Corte potesse esaminare il merito della questione, le parti hanno raggiunto un accordo. La ricorrente ha depositato in cancelleria un atto formale di rinuncia al ricorso. Tale atto è stato a sua volta sottoscritto per accettazione dalle controparti, ovvero la società conduttrice e l’altro co-locatore.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, presa visione della rinuncia e della relativa accettazione, non ha potuto fare altro che applicare le norme procedurali che governano questa situazione. Ai sensi dell’art. 390 del codice di procedura civile, la rinuncia al ricorso, se accettata dalle altre parti, produce l’effetto di estinguere il processo. La Corte non entra nel merito della controversia, ma si limita a certificare la volontà delle parti di porre fine alla lite. Di conseguenza, il processo è stato dichiarato estinto.
Inoltre, in applicazione dell’art. 391, ultimo comma, del codice di procedura civile, la Corte non ha emesso alcuna statuizione sulle spese legali del giudizio di legittimità, poiché la rinuncia e l’accettazione solitamente contengono anche un accordo su questo punto.

Conclusioni

Questa ordinanza è emblematica perché dimostra come un processo, anche quando giunto al suo grado più alto, possa concludersi non per una decisione del giudice ma per volontà delle parti. L’estinzione del processo per rinuncia al ricorso è uno strumento che consente di chiudere definitivamente una controversia, spesso a seguito di un accordo transattivo. Se da un lato ciò impedisce alla Suprema Corte di pronunciarsi su una questione di diritto potenzialmente interessante per altri casi simili, dall’altro lato risponde a un principio di economia processuale e di autonomia delle parti nel disporre dei propri diritti.

Cosa succede se la parte che ha fatto ricorso in Cassazione decide di rinunciarvi?
Se la parte ricorrente deposita un atto di rinuncia e le altre parti costituite lo accettano, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del processo, ponendo fine al giudizio senza una decisione nel merito.

Perché la Corte non ha deciso sulla questione della legittimazione del co-locatore?
La Corte non si è pronunciata perché la rinuncia al ricorso, accettata dalle controparti, ha interrotto il procedimento prima della fase di discussione e decisione. L’estinzione del processo per rinuncia ha la precedenza sull’esame del merito della controversia.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del processo per rinuncia?
Generalmente, la rinuncia è frutto di un accordo tra le parti che regola anche la ripartizione delle spese. Come indicato nell’ordinanza ai sensi dell’art. 391 c.p.c., in questi casi la Corte non adotta alcuna decisione sulle spese, lasciando che l’accordo tra le parti abbia effetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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