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Estinzione del processo in Cassazione: il caso

Un professionista aveva presentato ricorso in Cassazione contro una decisione che respingeva una sua pretesa creditoria nei confronti di una procedura fallimentare. Prima della decisione nel merito, lo stesso professionista ha rinunciato al ricorso, con l’accettazione della controparte. La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato l’estinzione del processo. La decisione chiarisce che, in tali circostanze e in presenza di un accordo tra le parti per compensare le spese, la parte rinunciante non è tenuta al versamento del doppio del contributo unificato.

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Estinzione del Processo in Cassazione: Cosa Succede in Caso di Rinuncia

L’estinzione del processo rappresenta una delle modalità con cui un giudizio può concludersi prima di arrivare a una sentenza che decida nel merito la controversia. Questa eventualità può verificarsi per diverse ragioni, tra cui l’inattività delle parti o, come nel caso in esame, la rinuncia agli atti del giudizio. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze procedurali e fiscali che derivano dalla rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte.

I Fatti del Caso: Dalla Opposizione al Ricorso per Cassazione

La vicenda trae origine dalla richiesta di un professionista di essere ammesso allo stato passivo di un fallimento per un cospicuo credito, maturato per un’attività di consulenza svolta in favore della società prima che questa fosse dichiarata fallita. Il Tribunale di merito aveva rigettato l’opposizione del professionista, confermando l’esclusione del suo credito dallo stato passivo.

Contro tale decisione, il professionista aveva proposto ricorso per cassazione, articolando cinque distinti motivi di doglianza che spaziavano dalla violazione di norme della legge fallimentare all’omesso esame di fatti decisivi. La procedura fallimentare, dal canto suo, si era difesa con un controricorso, resistendo alle pretese del professionista.

La Svolta: La Rinuncia al Ricorso e l’Estinzione del Processo

Prima che la Corte di Cassazione potesse esaminare nel merito i motivi del ricorso, il procedimento ha subito una svolta decisiva. Il ricorrente, tramite il proprio legale, ha depositato un atto di rinuncia al ricorso. Pochi giorni dopo, anche la procedura fallimentare, in persona dei suoi curatori, ha depositato un atto con cui dichiarava di accettare tale rinuncia, chiedendo contestualmente l’estinzione del processo.

Questo scambio di atti ha di fatto posto fine alla contesa, spostando il focus dalla questione di merito (l’ammissibilità del credito) alla questione puramente procedurale della chiusura del giudizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, riunita in camera di consiglio, ha preso atto della volontà concorde delle parti di porre fine al giudizio. La decisione si fonda principalmente sull’applicazione dell’articolo 391, comma 1, del codice di procedura civile, che disciplina proprio gli effetti della rinuncia nel giudizio di legittimità.

La Corte ha stabilito che la rinuncia al ricorso, seguita dall’accettazione della controparte, comporta inevitabilmente l’estinzione dell’intero processo. Di conseguenza, il Collegio ha dichiarato estinto il processo senza scendere nel merito dei motivi di ricorso.

Due aspetti rilevanti emergono dalle motivazioni:

1. La gestione delle spese legali: Le parti avevano espressamente convenuto di compensare le spese di lite. La Corte ha sottolineato che l’adesione della parte controricorrente alla rinuncia preclude alla Corte stessa la possibilità di emettere una statuizione sulle spese. L’accordo tra le parti, quindi, diventa sovrano e vincolante.

2. L’inapplicabilità del ‘doppio contributo’: Un punto cruciale riguarda il versamento del contributo unificato. L’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002 prevede che la parte il cui ricorso è respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile, debba versare un’ulteriore somma pari a quella del contributo unificato iniziale. Citando un proprio precedente (Cass. n. 25485/2018), la Corte ha chiarito che questa norma non si applica in caso di estinzione del processo. La declaratoria di estinzione, infatti, non rientra tra i presupposti previsti dalla legge per l’obbligo del raddoppio del contributo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. Innanzitutto, conferma che la rinuncia al ricorso è uno strumento efficace per chiudere definitivamente una controversia, specialmente quando le parti raggiungono un accordo extra-giudiziale o quando una valutazione costi-benefici suggerisce di non proseguire con il contenzioso. In secondo luogo, chiarisce le conseguenze economiche di tale scelta. L’accordo sulla compensazione delle spese evita ulteriori esborsi e l’esclusione del raddoppio del contributo unificato rende la via della rinuncia meno onerosa dal punto di vista fiscale, incentivando la definizione concordata delle liti pendenti anche nell’ultimo grado di giudizio.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione e la controparte accetta?
Se il ricorrente rinuncia al ricorso e la controparte accetta, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del processo. Questo significa che il procedimento si conclude senza una decisione sul merito della questione.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del processo per rinuncia?
In questo caso, le parti avevano espressamente concordato di compensare le spese, ovvero ognuna si è fatta carico dei propri costi. La Corte ha preso atto di questo accordo, specificando che l’adesione della controparte alla rinuncia preclude alla Corte stessa di decidere sulla ripartizione delle spese.

In caso di rinuncia al ricorso, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che la declaratoria di estinzione del giudizio esclude l’obbligo per la parte che ha impugnato di versare un’ulteriore somma pari al contributo unificato già pagato, come previsto dall’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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