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Estinzione del processo: cosa succede con la rinuncia

Un dirigente aveva citato in giudizio l’Autorità Portuale per il rimborso di spese legali. Dopo una sentenza sfavorevole in appello, il dirigente ha presentato ricorso in Cassazione per poi rinunciarvi. A seguito dell’accettazione della rinuncia da parte dell’Autorità, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo, specificando che tale esito esonera il ricorrente dal pagamento di ulteriori contributi unificati.

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Estinzione del Processo: Analisi di un Caso di Rinuncia in Cassazione

L’estinzione del processo rappresenta una delle modalità con cui una controversia legale può concludersi prima di giungere a una sentenza definitiva sul merito della questione. Questo avviene quando si verificano determinate circostanze previste dalla legge, tra cui la rinuncia agli atti del giudizio da parte dell’attore, accettata dalla controparte. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio pratico di questo istituto, delineandone le conseguenze in termini di spese processuali e obblighi fiscali.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di un dirigente di un’Autorità Portuale di ottenere il rimborso delle spese legali sostenute in quattro diversi procedimenti penali. Il dirigente, basando la sua pretesa su una specifica norma del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), aveva ottenuto un decreto ingiuntivo a suo favore.

L’Autorità Portuale si era opposta al decreto. Inizialmente, il Tribunale di primo grado aveva respinto l’opposizione, confermando il diritto del dirigente al rimborso. Tuttavia, la situazione si è ribaltata in secondo grado: la Corte d’Appello ha accolto il gravame dell’ente, riformando la prima sentenza e revocando il decreto ingiuntivo.

A fronte di questa decisione sfavorevole, il dirigente ha proposto ricorso per Cassazione, affidandolo a cinque motivi di diritto.

La Rinuncia al Ricorso e l’Estinzione del Processo

Il colpo di scena è avvenuto durante il giudizio di legittimità. Prima che la Corte potesse pronunciarsi nel merito, il dirigente (ricorrente) ha depositato un atto di rinuncia al ricorso. Tale rinuncia è stata formalmente accettata dall’Autorità Portuale (controricorrente).

Questo accordo tra le parti ha attivato il meccanismo previsto dall’articolo 390 del codice di procedura civile, che disciplina appunto la rinuncia al ricorso in Cassazione. La presenza di una rinuncia e della relativa accettazione impone alla Corte di dichiarare l’estinzione del processo, ponendo fine alla controversia in quella sede.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha preso atto della volontà concorde delle parti di non proseguire il giudizio. Ha quindi dichiarato l’estinzione del processo in applicazione delle norme procedurali.

Un punto fondamentale chiarito dalla Corte riguarda le conseguenze economiche di tale esito. In primo luogo, ai sensi dell’art. 391, quarto comma, del codice di procedura civile, quando la rinuncia è accettata non si procede a una condanna alle spese, poiché l’accordo tra le parti copre implicitamente anche questo aspetto.

In secondo luogo, e di notevole importanza pratica, i giudici hanno specificato che la declaratoria di estinzione non è equiparabile a un rigetto, a una dichiarazione di inammissibilità o di improcedibilità del ricorso. Questa distinzione è cruciale perché esonera la parte ricorrente dal versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, una sorta di ‘sanzione’ prevista per chi propone un’impugnazione che viene respinta.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame evidenzia come la rinuncia al ricorso, se accettata dalla controparte, costituisca uno strumento efficace per chiudere una lite pendente in Cassazione, evitando i tempi e i costi di un giudizio completo. La decisione sottolinea due implicazioni pratiche fondamentali: la prima è che, in caso di accordo, le parti risolvono autonomamente la questione delle spese legali; la seconda è che la parte che rinuncia non incorre nel raddoppio del contributo unificato, un vantaggio economico non trascurabile. Questo caso dimostra l’importanza delle scelte procedurali e la possibilità per le parti di determinare l’esito del processo attraverso accordi che il sistema giuridico riconosce e disciplina.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e la controparte accetta?
Il processo si estingue. La Corte di Cassazione prende atto dell’accordo tra le parti e dichiara formalmente la fine del procedimento senza emettere una decisione sul merito della controversia.

In caso di estinzione del processo per rinuncia accettata, chi paga le spese legali?
La Corte non decide sulle spese. Secondo l’ordinanza, che si basa sull’art. 391 c.p.c., la reciproca adesione delle parti alla rinuncia implica che esse abbiano già trovato un accordo anche sulla gestione delle spese processuali, quindi il giudice non interviene su questo punto.

La parte che rinuncia al ricorso deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’estinzione del processo non è assimilabile a un rigetto o a una dichiarazione di inammissibilità dell’impugnazione. Di conseguenza, non scatta l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto solo per i casi di soccombenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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