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Estinzione del processo: cosa accade dopo l’accordo

Una società ha impugnato in Cassazione una sentenza che ordinava la reintegrazione di un lavoratore. Successivamente, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, portando la società a rinunciare al ricorso. La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato l’estinzione del processo, confermando che la rinuncia accettata dalla controparte pone fine alla controversia giudiziaria.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Processo: Quando l’Accordo tra le Parti Ferma la Causa in Cassazione

L’estinzione del processo rappresenta una delle possibili conclusioni di un contenzioso legale, spesso meno nota della classica sentenza. Si verifica quando, per varie ragioni, il giudizio si interrompe prima di arrivare a una decisione finale sul merito della questione. Un caso emblematico è quello che analizziamo oggi, deciso dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 8002/2025, che illustra come una conciliazione tra le parti possa portare alla chiusura definitiva di un ricorso.

I Fatti di Causa: Dal Licenziamento al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da un licenziamento intimato da una nota società per azioni a un suo dipendente in data 7 giugno 2021. Il lavoratore ha impugnato il licenziamento e la Corte d’Appello di Salerno gli ha dato ragione, annullando l’atto e ordinando alla società non solo di reintegrarlo nel suo posto di lavoro, ma anche di corrispondergli un’indennità risarcitoria pari a 12 mensilità di retribuzione, oltre al versamento dei contributi previdenziali e al pagamento delle spese processuali.

Contro questa decisione, ritenuta ingiusta, la società ha proposto ricorso presso la Corte Suprema di Cassazione. Il lavoratore, dal canto suo, ha scelto di non costituirsi in giudizio, rimanendo ‘intimato’, ovvero senza svolgere attività difensive in questa fase.

La Decisione della Cassazione e l’Estinzione del Processo per Rinuncia

Quando il caso è giunto all’attenzione della Suprema Corte, si è verificato un colpo di scena. Prima che i giudici potessero esaminare i motivi del ricorso, la società ricorrente ha depositato un atto di rinuncia. Questo significa che ha formalmente dichiarato di non voler più proseguire il giudizio.

La Corte, prendendo atto di questa volontà, non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del processo. La causa si è quindi conclusa definitivamente, senza una valutazione nel merito dei motivi di ricorso presentati dalla società.

Le Motivazioni: La Rinuncia al Ricorso a Seguito di Conciliazione

Il cuore della decisione risiede nella ragione che ha spinto la società a rinunciare. Come attestato nell’atto depositato, le parti avevano raggiunto una ‘conciliazione della lite’ in sede sindacale in data 6 agosto 2024. In sostanza, azienda e lavoratore hanno trovato un accordo extragiudiziale per porre fine alla loro controversia.

Questo accordo ha avuto due effetti processuali cruciali:
1. La società ricorrente ha rinunciato al ricorso.
2. Il lavoratore (la ‘controparte’) ha dichiarato di accettare tale rinuncia.

Un elemento importante dell’accordo è stata la ‘compensazione delle spese’, ovvero la decisione condivisa che ciascuna parte si sarebbe fatta carico delle proprie spese legali sostenute per il giudizio in Cassazione. L’accettazione della rinuncia da parte dell’intimato è fondamentale, poiché consolida la chiusura del procedimento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche e il Contributo Unificato

La pronuncia ha un’importante implicazione pratica riguardo al cosiddetto ‘raddoppio del contributo unificato’. La legge (d.P.R. 115/2002) prevede che la parte il cui ricorso viene respinto integralmente o dichiarato inammissibile o improcedibile debba versare un ulteriore importo pari a quello già pagato per l’iscrizione a ruolo della causa. In questo caso, dichiarando l’estinzione del processo per rinuncia, la Corte ha specificato che non sussistono i presupposti per tale versamento aggiuntivo. Questa è una conseguenza favorevole per la parte ricorrente, che, pur non ottenendo una vittoria in giudizio, evita un ulteriore esborso economico grazie all’accordo raggiunto. La decisione sottolinea quindi l’efficacia degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, come la conciliazione, che possono portare a una conclusione rapida e meno onerosa del contenzioso.

Cosa succede se una parte rinuncia al proprio ricorso in Cassazione?
Se la parte che ha presentato il ricorso vi rinuncia e l’altra parte accetta tale rinuncia, il processo si estingue. Ciò significa che il giudizio si conclude definitivamente senza che la Corte emetta una decisione sul merito della controversia.

Perché la Corte ha dichiarato l’estinzione del processo in questo caso specifico?
La Corte ha dichiarato l’estinzione perché la società ricorrente ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso, motivato da un accordo di conciliazione raggiunto con il lavoratore in sede sindacale. Il lavoratore ha a sua volta accettato la rinuncia.

In caso di estinzione del processo per rinuncia, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. Sulla base di questa ordinanza, la Corte ha stabilito che, in caso di estinzione del processo per rinuncia accettata, non sussistono le condizioni previste dalla legge (art. 13, comma 1 quater, d.P.R. 115/2002) per il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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