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Estinzione del giudizio: rinuncia e conseguenze

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio in un caso riguardante i compensi di un avvocato. A seguito della rinuncia al ricorso da parte del legale e dell’adesione della controparte, la Corte ha applicato l’art. 391 c.p.c., chiarendo che non vi è condanna alle spese né obbligo di versare il doppio del contributo unificato. La decisione si fonda sul rispetto dei requisiti formali della rinuncia e sulla sua accettazione.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio: Analisi della Rinuncia in Cassazione

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi senza una decisione nel merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’occasione preziosa per analizzare le conseguenze pratiche della rinuncia al ricorso, specialmente per quanto riguarda le spese legali e il contributo unificato. Il caso in esame, nato da una controversia sul compenso di un avvocato, si è risolto proprio attraverso questo meccanismo procedurale.

I Fatti del Caso: Dalla Richiesta di Compenso alla Cassazione

La vicenda ha origine dalla richiesta di pagamento di un avvocato nei confronti di un istituto bancario per l’attività di difesa svolta in una causa di revocatoria. L’avvocato aveva ottenuto un decreto ingiuntivo, al quale la banca si era opposta. Il giudizio di opposizione si era concluso e, successivamente, la Corte d’Appello aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto dal legale avverso la prima decisione.

Non soddisfatto della pronuncia di secondo grado, il professionista ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione di diverse norme procedurali e sostanziali.

La Svolta Processuale: La Rinuncia al Ricorso

Prima che la Suprema Corte potesse decidere sulla questione, il procedimento ha subito una svolta decisiva. Il legale ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso. Poco dopo, la società bancaria, in qualità di controricorrente, ha depositato una dichiarazione di adesione alla rinuncia.

Questo scenario ha cambiato completamente il percorso del giudizio, spostando l’attenzione dalla questione di merito (il diritto al compenso) a una puramente procedurale: la presa d’atto della volontà delle parti di porre fine alla controversia.

Le Motivazioni della Suprema Corte sull’Estinzione del Giudizio

La Corte di Cassazione, riunita in camera di consiglio, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione si fonda sull’applicazione degli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile. I giudici hanno verificato che l’atto di rinuncia fosse “rispettoso dei requisiti di forma” previsti dalla legge.

Poiché la rinuncia era formalmente valida e, soprattutto, era stata seguita dall’accettazione della controparte, la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare concluso il procedimento. L’adesione della controricorrente è stata un elemento cruciale, in quanto ha completato il quadro normativo previsto per questo tipo di chiusura del processo.

Le Conclusioni: Implicazioni su Spese Legali e Contributo Unificato

Le conseguenze pratiche di questa ordinanza sono di grande interesse. La Corte ha chiarito due punti fondamentali:

1. Spese del giudizio di legittimità: Ai sensi dell’ultimo comma dell’art. 391 del Codice di procedura civile, poiché la controricorrente ha “ritualmente aderito alla rinuncia”, la Corte non deve provvedere sulle spese. In sostanza, quando c’è un accordo tra le parti per chiudere il processo tramite rinuncia e accettazione, ciascuna parte sostiene le proprie spese.

2. Contributo unificato: La Corte ha specificato che la rinuncia al ricorso non comporta l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione. Citando precedenti giurisprudenziali (Cass. n. 23175/2015 e Cass. n. 34025/2023), i giudici hanno ribadito che l’estinzione del giudizio per rinuncia non è equiparabile a una soccombenza che fa scattare la sanzione del raddoppio del contributo. Questa è una precisazione importante che incentiva le parti a trovare soluzioni conciliative anche in fase di legittimità, senza il timore di ulteriori oneri fiscali.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e la controparte accetta?
Il processo si conclude con un’ordinanza che dichiara l’estinzione del giudizio, senza che la Corte entri nel merito della questione.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia accettata?
In base all’art. 391 del Codice di procedura civile, se la parte controricorrente aderisce alla rinuncia, la Corte non provvede sulle spese. Ciascuna parte, quindi, sostiene i propri costi.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito, citando specifici precedenti, che la rinuncia non comporta l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, a differenza dei casi di rigetto o inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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