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Estinzione del giudizio: rinuncia al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in un caso riguardante un’azione revocatoria. A seguito di un ricorso principale e uno incidentale, tutte le parti hanno reciprocamente rinunciato ai propri appelli prima dell’udienza. La Corte, applicando l’art. 391 c.p.c., ha formalizzato la chiusura del processo, stabilendo che in caso di rinuncia accettata non si procede né alla condanna alle spese né al raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio: Il Caso della Rinuncia Accettata in Cassazione

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi senza una decisione nel merito. Ciò accade quando le parti, per accordo o per scelta unilaterale accettata dalla controparte, decidono di non proseguire la lite. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra perfettamente le conseguenze di tale scelta, in particolare per quanto riguarda le spese legali e il contributo unificato.

I Fatti del Caso: Dalla Revocatoria alla Cassazione

La vicenda trae origine da una complessa disputa tra un ex direttore generale e due società da lui amministrate. Nel 2015, l’ex dirigente era stato condannato a risarcire le società per somme che si sarebbe illecitamente appropriato. A fronte di tale debito, le due società, successivamente fallite, avevano avviato un’azione legale per revocare un atto di donazione con cui l’ex direttore aveva trasferito un immobile alla propria moglie.

Il Tribunale di primo grado aveva rigettato la domanda delle società creditrici per un vizio formale. La decisione era stata però ribaltata in appello, dove la Corte territoriale aveva accolto la richiesta delle società. Contro questa sentenza, l’ex direttore e sua moglie hanno proposto ricorso in Cassazione. A loro volta, le società creditrici hanno risposto con un controricorso, proponendo anche un ricorso incidentale.

La Decisione della Suprema Corte e l’Estinzione del Giudizio

Il colpo di scena è avvenuto prima dell’udienza fissata in Cassazione. Tutte le parti coinvolte nel processo hanno depositato un atto con cui dichiaravano di rinunciare reciprocamente ai rispettivi ricorsi, principale e incidentale, e di accettare la rinuncia della controparte. Questo atto congiunto ha cambiato radicalmente il destino del processo.

La Corte di Cassazione, preso atto della volontà delle parti, non ha potuto fare altro che applicare la normativa specifica prevista dal codice di procedura civile e dichiarare l’estinzione del giudizio. Si tratta di una decisione puramente processuale che prende atto della fine della controversia per volontà delle parti, senza entrare nel merito delle questioni legali sollevate.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione dell’ordinanza è concisa e si fonda sull’articolo 391 del codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che la rinuncia al ricorso, se accettata dalle altre parti, estingue il processo. La Corte ha sottolineato due conseguenze fondamentali di questa procedura:

1. Nessuna pronuncia sulle spese: Ai sensi del quarto comma dell’art. 391 c.p.c., quando il giudizio si estingue per rinuncia, non vi è luogo a una pronuncia sulle spese di lite. Questo implica che, molto probabilmente, le parti avevano già raggiunto un accordo transattivo che regolava anche questo aspetto.
2. Nessun raddoppio del contributo unificato: La legge prevede una sanzione, consistente nel pagamento di un ulteriore importo pari al contributo unificato versato, per chi vede il proprio ricorso rigettato, dichiarato inammissibile o improcedibile. La Corte ha chiarito che, trattandosi di rinuncia accettata, tale sanzione non si applica. L’estinzione del giudizio non equivale a una soccombenza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia al Ricorso

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. La rinuncia congiunta e accettata al ricorso rappresenta uno strumento efficace per chiudere definitivamente una controversia, specialmente quando le parti raggiungono un accordo stragiudiziale. La decisione della Cassazione conferma che questa via consente di evitare non solo una decisione potenzialmente sfavorevole, ma anche le conseguenze economiche negative tipiche della soccombenza, come la condanna alle spese e il raddoppio del contributo unificato. La sentenza impugnata, quella della Corte d’Appello, diventa così definitiva, cristallizzando il risultato del secondo grado di giudizio, a meno che l’accordo tra le parti non preveda diversamente.

Cosa succede se tutte le parti rinunciano al ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, chiudendo formalmente il processo a livello di legittimità senza entrare nel merito della questione.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia accettata, chi paga le spese legali?
Secondo l’ordinanza, basata sull’art. 391 c.p.c., la Corte non si pronuncia sulle spese. Queste sono generalmente regolate dall’accordo privato che le parti hanno raggiunto e che ha portato alla rinuncia.

Si deve pagare il doppio del contributo unificato se il giudizio si estingue per rinuncia?
No. La Corte ha specificato che in caso di rinuncia accettata dalle controparti non vi è luogo al raddoppio del contributo unificato, poiché questa sanzione è prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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