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Estinzione del giudizio: rinuncia al ricorso e spese

Una società costruttrice, condannata in appello a risarcire alcuni acquirenti per vizi costruttivi, ricorre in Cassazione. Successivamente, la stessa società rinuncia al ricorso. La Corte Suprema dichiara l’estinzione del giudizio. La decisione si sofferma sulla regolamentazione delle spese processuali, omettendo la condanna per la parte rinunciante verso i controricorrenti, poiché la loro volontà di aderire alla rinuncia, sebbene non formalizzata con sottoscrizione, è emersa chiaramente da comunicazioni elettroniche tra i legali.

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Estinzione del Giudizio: Quando la Rinuncia al Ricorso Annulla le Spese Legali

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle possibili conclusioni di un processo civile e si verifica quando, per varie ragioni, il procedimento si interrompe prima di una decisione sul merito. Un caso emblematico è la rinuncia al ricorso da parte dell’appellante. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce importanti aspetti procedurali, in particolare riguardo alla gestione delle spese legali quando l’accettazione della rinuncia non è formalizzata da tutte le controparti. Analizziamo insieme questa decisione.

I Fatti di Causa: Dalla Compravendita Immobiliare alla Cassazione

La vicenda ha origine da una controversia tra un gruppo di acquirenti e una società costruttrice. Gli acquirenti avevano citato in giudizio la società lamentando vizi costruttivi e difformità progettuali in alcuni villini acquistati, chiedendo una riduzione del prezzo e il risarcimento dei danni. In primo grado, il Tribunale aveva respinto le loro domande.

Successivamente, la Corte d’Appello, in parziale accoglimento del gravame degli acquirenti, condannava la società costruttrice al pagamento di somme a titolo di riduzione del prezzo e alla rifusione di parte delle spese legali. Contro questa sentenza, la società proponeva ricorso per cassazione.

La Svolta: Rinuncia al Ricorso e Conseguente Estinzione del Giudizio

Prima dell’udienza di discussione, la società ricorrente depositava un atto di rinuncia al ricorso. A questo punto, il procedimento si è concentrato sulle conseguenze di tale atto. Uno degli acquirenti aderiva personalmente alla rinuncia. Per gli altri, invece, non vi era una sottoscrizione formale dell’atto di rinuncia.

Tuttavia, era stato depositato un messaggio di posta elettronica certificata (PEC) inviato da uno dei legali dei controricorrenti al legale della società ricorrente. In questo messaggio, si dichiarava di aver “controfirmato” per accettazione la rinuncia e si attestava l’avvenuta apposizione della firma digitale anche da parte degli altri difensori. Sulla base di questi elementi, la Corte è stata chiamata a dichiarare l’estinzione del giudizio e a decidere sulla sorte delle spese processuali.

La Regolamentazione delle Spese Processuali

La questione più delicata riguardava le spese. Secondo l’articolo 391 del codice di procedura civile, il rinunciante deve rimborsare le spese alle altre parti, a meno che non vi sia un diverso accordo. In questo caso, la Corte ha adottato soluzioni differenti per le varie posizioni.

* Per l’acquirente che aveva aderito personalmente, nessuna condanna alle spese, come previsto dalla norma.
* Per gli altri acquirenti, la Corte ha ritenuto di poter omettere la condanna alle spese. Sebbene mancasse la firma formale sull’atto, il messaggio PEC del loro avvocato manifestava in modo inequivocabile la volontà di aderire alla rinuncia.
* Nessuna statuizione sulle spese è stata presa nei confronti di un acquirente rimasto intimato, cioè che non si era costituito nel giudizio di Cassazione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione sull’interpretazione dell’articolo 391 c.p.c., come modificato dal D.Lgs. 40/2006, che attribuisce al giudice di legittimità un potere discrezionale nella regolamentazione delle spese. La Corte ha ritenuto che la volontà dei controricorrenti di accettare la rinuncia, sebbene espressa in modo informale tramite PEC, fosse sufficiente per giustificare la non condanna della società rinunciante al pagamento delle loro spese. Questa interpretazione, supportata da precedenti pronunce (Cass. Sez. Un. n. 29652/2020), valorizza la sostanza della volontà delle parti rispetto a un formalismo eccessivo.

Inoltre, la Corte ha chiarito che non sussistevano i presupposti per l’applicazione del cosiddetto “raddoppio del contributo unificato” (art. 13, comma 1-quater, D.P.R. n. 115 del 2002). Questa sanzione si applica solo in caso di rigetto integrale, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non può essere estesa per analogia al caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che l’estinzione del giudizio è la conseguenza diretta della rinuncia al ricorso. In secondo luogo, evidenzia come la Corte di Cassazione possa esercitare un potere discrezionale nel decidere sulle spese, tenendo conto della volontà delle parti anche se manifestata attraverso canali informali come la posta elettronica certificata. Ciò sottolinea l’importanza della chiarezza nelle comunicazioni tra legali, che possono avere effetti diretti sull’esito della liquidazione delle spese processuali.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia al ricorso, se accettata dalle altre parti costituite che ne abbiano interesse, comporta l’estinzione del giudizio. La Corte di Cassazione prende atto della rinuncia e dichiara formalmente che il processo è terminato senza una decisione nel merito.

La parte che rinuncia al ricorso deve sempre pagare le spese legali alla controparte?
Di norma, il rinunciante deve rimborsare le spese legali. Tuttavia, la Corte può decidere diversamente. Nel caso specifico, la Corte ha omesso la condanna alle spese perché la volontà dei controricorrenti di accettare la rinuncia era chiaramente emersa da una comunicazione via PEC tra gli avvocati, anche in assenza di una firma formale sull’atto di rinuncia.

Perché non è stata applicata la sanzione del ‘raddoppio del contributo unificato’?
Questa sanzione, prevista dall’art. 13, comma 1-quater, del D.P.R. 115/2002, si applica solo nei casi di rigetto totale, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. Non si applica all’estinzione del giudizio per rinuncia, poiché si tratta di una misura eccezionale non suscettibile di interpretazione estensiva o analogica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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