LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Estinzione del giudizio: l’accordo che chiude il caso

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in un caso riguardante il pagamento di compensi professionali a un legale. Dopo un lungo iter giudiziario, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo e hanno presentato una richiesta congiunta alla Corte. In accoglimento della richiesta, il supremo collegio ha dichiarato l’estinzione del giudizio senza pronunciarsi sulle spese processuali, confermando che l’accordo tra le parti prevale e può porre fine alla controversia in qualsiasi fase, anche quella di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio: Quando l’Accordo tra le Parti Ferma la Cassazione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la volontà delle parti possa porre fine a una complessa controversia legale, portando all’estinzione del giudizio anche nell’ultimo grado di giurisdizione. La vicenda, nata da una richiesta di pagamento per compensi professionali, si conclude non con una sentenza che stabilisce torti e ragioni, ma con un atto che prende atto dell’accordo raggiunto tra i contendenti.

I Fatti del Caso: Dal Decreto Ingiuntivo al Ricorso in Cassazione

La controversia ha origine quando un avvocato ottiene un decreto ingiuntivo per un importo considerevole (oltre 62.000 euro, più accessori) nei confronti di un suo ex cliente a titolo di compensi per l’attività di difesa svolta in una serie di procedimenti penali.

Successivamente, il legale notifica un atto di precetto per ottenere il pagamento, ma il cliente si oppone. Il giudice dell’opposizione sospende l’efficacia esecutiva del decreto ingiuntivo. Il Tribunale, chiamato a decidere sull’opposizione al precetto, qualifica l’azione come opposizione agli atti esecutivi e, constatata la sospensione del titolo, dichiara la cessazione della materia del contendere. Tuttavia, applicando il principio della soccombenza virtuale, condanna l’avvocato al pagamento delle spese legali, ritenendo tempestiva l’opposizione del cliente.

Insoddisfatto di questa decisione, l’avvocato propone ricorso per Cassazione.

L’Accordo Risolutivo e la Richiesta di Estinzione del Giudizio

Il punto di svolta del procedimento avviene dinanzi alla Suprema Corte. Prima dell’udienza, i difensori di entrambe le parti depositano un atto congiunto con il quale comunicano di aver raggiunto un accordo che risolve integralmente la controversia. In tale atto, le parti non solo formalizzano la rinuncia al ricorso da parte dell’avvocato e l’adesione a tale rinuncia da parte del cliente, ma chiedono espressamente alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio senza alcuna statuizione sulle spese processuali.

Questa mossa strategica dimostra come gli strumenti conciliativi possano essere efficaci in ogni fase e grado del processo, consentendo alle parti di trovare una soluzione condivisa e di evitare i tempi e le incertezze di una decisione giudiziale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, esaminato l’atto congiunto, accoglie pienamente la richiesta delle parti. Le motivazioni della sua decisione sono fondate su precise disposizioni normative e su consolidati principi giurisprudenziali.

In primo luogo, la Corte rileva la sussistenza dei presupposti richiesti dall’articolo 390 del Codice di Procedura Civile, che disciplina la rinuncia al ricorso. La rinuncia del ricorrente, seguita dall’accettazione del controricorrente, produce l’effetto estintivo del processo.

In secondo luogo, e di grande importanza pratica, la Corte accoglie la richiesta di non provvedere sulle spese. Poiché l’accordo tra le parti prevedeva una regolamentazione autonoma delle spese, il giudice non interviene su questo punto, rispettando la volontà negoziale dei contendenti.

Infine, l’ordinanza chiarisce un altro aspetto rilevante: in caso di estinzione del giudizio, non si applica la norma (art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002) che prevede il raddoppio del contributo unificato a carico della parte soccombente. Questa precisazione, supportata da precedenti giurisprudenziali, rappresenta un ulteriore incentivo alla risoluzione concordata delle liti, evitando oneri economici aggiuntivi.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche dell’Estinzione del Giudizio

La decisione analizzata ribadisce un principio fondamentale: l’autonomia delle parti è un motore potente per la definizione delle controversie. L’estinzione del giudizio su richiesta congiunta rappresenta uno strumento efficiente per chiudere definitivamente una lite, garantendo certezza e risparmio di tempo e costi. Per i professionisti e i loro clienti, questa ordinanza conferma che la via dell’accordo è sempre percorribile, anche quando la causa è giunta al vertice del sistema giudiziario. La possibilità di evitare una pronuncia sulle spese e il mancato raddoppio del contributo unificato rendono la soluzione transattiva ancora più vantaggiosa.

È possibile chiudere una causa in Cassazione con un accordo tra le parti?
Sì, come dimostra l’ordinanza, le parti possono raggiungere un accordo e presentare un’istanza congiunta alla Corte per dichiarare l’estinzione del giudizio, ponendo così fine alla controversia in modo definitivo.

In caso di estinzione del giudizio per accordo, chi paga le spese legali?
Se nell’accordo le parti regolamentano anche le spese processuali e chiedono al giudice di non pronunciarsi in merito, la Corte si attiene a tale richiesta. Le spese vengono quindi gestite secondo quanto pattuito privatamente tra i contendenti.

Se un processo si estingue in Cassazione, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che i presupposti per l’applicazione della norma che impone il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato non sussistono in caso di estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati