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Estinzione del giudizio: la rinuncia in Cassazione

Una proprietaria di immobili aveva presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello sfavorevole in materia di esecuzione forzata. Prima della decisione, la stessa ricorrente ha rinunciato al proprio ricorso. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, ponendo fine alla controversia a questo livello e compensando integralmente le spese legali tra le parti, come da loro richiesta congiunta.

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Estinzione del Giudizio in Cassazione: Analisi dell’Ordinanza 9729/2025

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un processo possa concludersi prima di una decisione nel merito attraverso l’istituto della rinuncia al ricorso, che porta all’estinzione del giudizio. Questo meccanismo procedurale, disciplinato dal codice di procedura civile, permette alle parti di porre fine a una controversia in corso di legittimità, spesso a seguito di un accordo raggiunto privatamente. Analizziamo i dettagli di questa vicenda per comprenderne le dinamiche e le conseguenze pratiche.

Il Contesto del Ricorso: L’Opposizione all’Esecuzione Immobiliare

La controversia trae origine da un’azione esecutiva avviata da una società di cartolarizzazione su beni immobili acquistati da una signora da due società edili. La Corte d’Appello territoriale, riformando la decisione di primo grado, aveva dichiarato legittima tale azione esecutiva.

Insoddisfatta della sentenza, la proprietaria degli immobili aveva deciso di presentare ricorso per Cassazione, contestando la decisione della Corte d’Appello sulla base di quattro distinti motivi. Tali motivi vertevano principalmente sulla violazione e falsa applicazione di norme del codice civile relative all’accollo del debito (art. 1273 c.c.) e alla responsabilità per inadempimento (art. 1218 c.c.), oltre a un vizio di omesso esame di un fatto decisivo.

La Svolta Processuale e l’Estinzione del Giudizio

Il percorso del ricorso in Cassazione ha subito una svolta decisiva. Nonostante la resistenza iniziale della società creditrice, che aveva depositato un controricorso chiedendo la reiezione dell’impugnazione, le parti sono giunte a una risoluzione stragiudiziale della lite.

Con un atto formale, il legale della ricorrente, munito di procura speciale, ha comunicato la rinuncia al ricorso. Questo atto unilaterale è l’elemento chiave che ha cambiato il destino del processo, portando alla sua conclusione anticipata.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, non è entrata nel merito dei motivi del ricorso. Il suo ruolo, in questo scenario, è stato quello di applicare l’articolo 391 del codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che il rinunciante deve rimborsare le spese alla controparte, salvo diverso accordo tra le parti.

Nel caso specifico, le parti avevano presentato una richiesta congiunta per la compensazione integrale delle spese. La Corte ha quindi accolto tale richiesta, dichiarando l’estinzione del giudizio di legittimità e stabilendo che ciascuna parte dovesse sostenere i propri costi legali. La decisione è stata formalizzata in camera di consiglio, senza necessità di un’udienza pubblica, come previsto per questi casi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza evidenzia un aspetto fondamentale del processo civile: la disponibilità del diritto controverso. Le parti possono decidere in qualsiasi momento di porre fine alla lite attraverso strumenti come la transazione o, come in questo caso, la rinuncia agli atti del giudizio. L’estinzione del giudizio per rinuncia in Cassazione comporta che la sentenza impugnata (quella della Corte d’Appello) diventi definitiva, consolidando gli effetti giuridici che essa aveva prodotto. La gestione delle spese legali, inoltre, dimostra come l’accordo tra le parti possa prevalere sulla regola generale della soccombenza, permettendo una chiusura della controversia più flessibile e concordata.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio. Ciò significa che il processo si chiude definitivamente senza che venga emessa una decisione sul merito dei motivi del ricorso. La sentenza precedentemente impugnata diventa, di conseguenza, definitiva.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia?
Di norma, la parte che rinuncia dovrebbe rimborsare le spese legali alla controparte. Tuttavia, come dimostra questo caso, le parti possono accordarsi diversamente. In questa vicenda, su richiesta congiunta, la Corte ha disposto la compensazione integrale delle spese, stabilendo che ogni parte sostenesse i propri costi.

Perché la Corte non ha esaminato i motivi del ricorso presentati dalla ricorrente?
La Corte non ha esaminato il merito del ricorso perché l’atto di rinuncia ha interrotto il processo prima che si potesse arrivare a una valutazione dei motivi. La rinuncia è un atto che precede l’analisi di merito e impone al giudice di dichiarare semplicemente l’estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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